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La TVR Griffith è tornata. Di nuovo. Il marchio inglese, passato attraverso un numero infinito di promesse mancate, fallimenti e rinasce dalle sue ceneri più spesso di qualsiasi personaggio hollywoodiano, ritrova una nuova speranza grazie all’ingresso sotto il controllo di Charge Holdings.
La holding, madre di Charge Cars, nota per la reinterpretazione elettrica della Mustang del ’67, vuole creare un mini–ecosistema automotive a basso volume, fatto di marchi iconici, tecnologie condivise e una visione industriale finalmente stabile. E la priorità assoluta è riportare in vita la Griffith V8, la sportiva svelata nel 2017 e mai arrivata sulle strade. Un ritorno che punta dritto al cuore della filosofia TVR: auto leggere, brutali, senza fronzoli e con un carattere inimitabile.
Charge Holdings ha annunciato una “ristrutturazione multifase” del marchio, con l’obiettivo di creare un gruppo integrato capace di sviluppare sportive di lusso a bassa tiratura con un know-how condiviso. La collaborazione interna riguarderà progettazione, ingegneria, produzione e risorse tecniche, così da costruire una nuova famiglia di vetture britanniche ad alte prestazioni.
Nel frattempo, però, il focus immediato resta sulla Griffith. L’idea è mantenere il V8 aspirato Ford da 5.0 litri e 500 CV, anche se resta il nodo della piattaforma: il progetto originale sfruttava lo chassis iStream di Gordon Murray, ma oggi i diritti appartengono a Forseven, recentemente fusa con McLaren. È quindi probabile che TVR debba ripensare l’architettura tecnica. Il CEO Paul Abercrombie promette novità più dettagliate nel 2026, segno che il cantiere resta aperto e molto delicato.
Il progetto Griffith mostrato nel 2017 era quello di una sportiva compatta e aggressiva: 4,31 metri di lunghezza, 1,85 di larghezza e un’altezza di soli 1,23 metri, misure che la posizionavano accanto ad Aston Martin Vantage ma con proporzioni più snelle di Porsche 911 e Jaguar F-Type. La base tecnica era estremamente interessante: struttura in composito, peso sotto i 1.250 kg, layout con motore arretrato e bilanciamento perfetto 50:50.
Il V8 da 500 CV abbinato al manuale a sei marce prometteva uno 0-100 km/h sotto i 4 secondi e 200 mph di velocità massima, con un rapporto peso/potenza di 400 CV per tonnellata. Non mancavano sospensioni a doppi bracci oscillanti, ammortizzatori regolabili e un’aerodinamica basata sul ground effect, cioè un fondo completamente piatto che generava deportanza senza bisogno di alettoni o splitter pronunciati: puro stile TVR.
La Griffith originaria puntava su un approccio quasi romantico alla guida: priorità all’“ingegneria intelligente” e poche concessioni all’elettronica, pur mantenendo ABS e traction control. Le ruote posteriori da 20 pollici, più grandi delle anteriori da 19, miglioravano agilità e trazione senza appesantire l’auto di sistemi complessi. Oggi resta da capire quanto del progetto del 2017 sopravvivrà alla nuova era TVR, ora più aperta alle piattaforme elettrificate e alle collaborazioni industriali.
Ma una cosa è chiara: riportare sul mercato la Griffith sarebbe un segnale potentissimo, non solo per gli appassionati del marchio, ma per tutto il mondo delle sportive britanniche. TVR sembra davvero intenzionata a rinascere, ancora una volta, con un mix curioso di tradizione meccanica pura e un futuro che guarda anche all’elettrico. E se c’è un marchio che non smette mai di sorprendere, quello è proprio TVR.