AutomobiliAmos Futurista. La ciliegina sulla Delta [Video]

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Alberto Pellegrinetti
  • di Alberto Pellegrinetti
La Delta come avrebbe sempre dovuto essere? Il miglior omaggio alla storia di una gloria del made in italy? Certo, ma la Futurista di Automobili Amos è molto di più
  • Alberto Pellegrinetti
  • di Alberto Pellegrinetti
11 ottobre 2018

Non chiamatela Lancia e non chiamatela Delta. Questa è la Futurista by AutomobiliAmos. Un omaggio e un tributo; ancora, la ciliegina sulla Delta, o meglio, sulla sua gloriosa storia. Si tratta del tentativo, riuscito, di dare, anzi togliere, a questa vettura, che ha scritto pagine della storia del motorsport italiano, i limiti tecnici dati dal know-how dell’epoca. Il restomod in stile Porsche by Singer ha portato alla creazione di un capolavoro che brilla e trasuda passione da ogni centimetro. Tutti vorrebbero salire e fare un giro, ma è davvero difficile non rimanere incantati da queste forme, così rispettate, e gli interni che mantengono inalterato il fascino di un’epoca che non c’è più. Di lei, che è destinata a scrivere un’altra storia, ne vedremo 20 esemplari (al prezzo di circa 300.000 Euro), tutti battezzati e non numerati, perché Eugenio Amos, il ‘papà’ di questa meraviglia, vuole che i clienti instaurino un legame intimo e profondo con lei. 

Eugenio che ci racconta la storia di questo capolavoro
Eugenio che ci racconta la storia di questo capolavoro

Dal vivo: com’è fuori

Appunto, i tratti sono quelli originali, rivisti in alcuni punti, con un’immagine generale più snella e muscolosa, definita per meglio dire. La prima cosa che si nota è che mancano le porte posteriori e quindi, sì, avete capito, le fantasie di tutti noi sono state realizzate. Questo non varia la misura del passo, ma le dimensioni crescono in larghezza, grazie a carreggiate più generose; dettaglio che non ha solo valenza estetica. Il frontale ritrova i due iconici fari circolari dallo stesso diametro, ma stavolta la firma luminosa è a LED, dettaglio che porta l’auto al passo con i tempi moderni. Come il ‘cofango’ anche l’anteriore è in carbonio, ma non è verniciato ed è forse questo particolare di ispirazione anni 80 che da all’auto il suo carattere distintivo. Al posteriore ci sono invece nuovi fari che si raccordano meglio con la fiancata, grazie a qualche mm di larghezza in più. Non manca l’ala sopra il tetto, anche questa in carbonio e con possibilità di essere regolata. Sempre sul posteriore si ritrovano i doppi scarichi a fetta di salame, che danno all’auto una voce pazzesca e difficile da descrivere (non avete ancora guardato il video? Male!). Questi sono incastonati all’interno di un estrattore in carbonio non verniciato, che a sua volta pone un forte accento sul posteriore. I cerchi sono stati disegnati da AutomobiliAmos e non sono solo un chiaro saluto al design del passato, ma ricercano lo stesso effetto di evacuazione dell’aria calda che caratterizzava quelli delle Delta Gr.A

Quello sguardo...
Quello sguardo...

Per quanto le modifiche siano notevoli dall’esterno è un peccato non poter apprezzare il grande lavoro che si cela sotto la pelle. La Futurista, infatti, presenta dei fazzoletti di rinforzo in punti nevralgici del telaio identici a quelli delle auto da rally e c’è un roll bar integrato alla perfezione nella carrozzeria, che passa attraverso tutti e 3 i montanti, garantendo valori di rigidezza altissimi. Sotto il suddetto ‘cofango’, sempre in fibra di carbonio, pulsa il 2 L 4 cilindri turbo rivisto da AutoTecnica, capace di circa 330 CV. In questo caso non si cercava un valore di potenza assoluta, ma un’erogazione più lineare, con meno turbo lag e per questo sono state cambiate quasi tutte le componenti. La Futurista adesso può contare anche su un nuovo schema ciclistico. Addio McPherson e benvenuto doppio quadrilatero (stile Alfa Romeo), un altro grande limite dell’antenata. Anche l’impianto frenante è nuovo: pinze e dischi Brembo di ultima generazione per garantire il massimo della performance. Peccato non poter saggiare tutta questa bontà tecnica. 

Anni 80, ma non troppo
Anni 80, ma non troppo

Dal vivo: com’è dentro

La poesia, poi, prosegue all’interno, dove il lavoro realizzato in collaborazione con Alcantara, omonimo materiale che riveste quasi tutto, porta a un prodotto ancora più esclusivo, un’eccellenza di qualità e cura artigianale per il dettaglio.  L’ispirazione arriva dalla S4 stradradiale, che nonostante l’età, già al tempo si distingueva per un interno raffinato ed elegante. Anche i sedili sono stati rivisti, così come la plancia, che non incorpora alcuna diavoleria elettronica dei giorni nostri, solo gli indicatori originali, la radio e la nuova pulsantiera, con l’icona di un razzo sul tasto di avviamento. Altro dettaglio che ‘vale il prezzo del biglietto’ è il testo per i fari alti con la scritta ‘levati’ serigrafata sulla razza del volante. Lo spazio c’è, non mancano centimetri nemmeno per i più alti e i passeggeri posteriori possono contare su due gusci fatti e finiti.  È, però, la sensazione che incanta stando seduti qua dentro, l’aria che si respira riporta dritti verso un passato glorioso, quasi proiettato sul parabrezza come se fosse uno schermo. Idem sentire le parole di Eugenio Amos, che parla di lei e la guarda come un genitore fa con un figlio. Questa non è una storia tanto diversa da altre che si vedono nell’automotive, ma forse ancora più genuina, autentica e nobile. Il sogno di un bambino diventato non solo realtà, ma addirittura migliore. 

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