BMW, Massimiliano di Silvestre: «Da soli non si possono cambiare le cose»

BMW, Massimiliano di Silvestre: «Da soli non si possono cambiare le cose»
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Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
L'AD di BMW Italia, pur guidando la filiale italiana di un Gruppo ricco di novità elettrificate, ibiride e a idrogeno, capace di rientrare nel 2020 nei parametri imposti dall'UE sulle emissioni, chiede al Governo un piano di infrastrutture per rendere possibile l'elettrificazione e il rinnovamento del parco auto circolante
  • Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
17 settembre 2021

BMW al Salone di Monaco ha di fatto giocato in casa. Dopo 70 anni a Francoforte, l’IAA ha cambiato collocazione, spostandosi proprio dove è nato il marchio dell’Elica. Che, non a caso, è il più grande esibitore della manifestazione. L’IAA Mobility 2021 ha puntato la lente di ingrandimento sull’ecosostenibilità, così come ha fatto BMW, che, nel 2020, ha rispettato i parametri dell’Unione Europea sulle emissioni, toccando quota 99 g/km di media. Nel 2021, secondo quanto dichiarato dall’ad del gruppo bavarese, Oliver Zipse, BMW dovrebbe fare ancora meglio. 

Merito di un mix di prodotto che, nei prossimi mesi, vedrà l’arrivo della prima vettura 100% elettrica della gamma M, la BMW i4 M50. Capace di erogare fino a 544 CV di potenza e di garantire fino a 510 km di autonomia, la i4 M50 promette un’esperienza di guida coinvolgente, con una colonna sonora carica di energia. Ma la i4, in arrivo nelle concessionarie italiane, sarà anche disponibile nella variante i4 eDrive40, trazione posteriore e un'autonomia fino a 590 chilometri nel ciclo WLTP. Quest’ultima rientra nell’ecobonus previsto dal governo.

Anche in Italia cresce l’interesse per le vetture elettrificate di casa BMW: nei primi otto mesi del 2021, sono state vendute 6.596 automobili elettriche ed elettrificate, con un incremento del 167% rispetto al pari periodo del 2020. Un risultato che si inserisce in un trend di crescita generale. Da gennaio ad agosto, in Italia sono state vendute 50.060 automobili (37.319 BMW e 12.741 MINI) e 13.491 motociclette. Dati, questi, che hanno consentito di crescere in termini sia di market che di segment share per tutti i brand sia rispetto al 2020 che al 2019. Un presente solido, insomma. Ma BMW, come spiega l’ad e presidente di BMW Italia, Massimiliano di Silvestre, guarda anche al futuro.

La visione di mobilità circolare di BMW è riassunta dal nome del prototipo portato a Monaco, i Vision Circular. «Il nostro approccio circolare – osserva di Silvestre - prevede che non ci si concentri solamente sul prodotto, ma che si vada oltre, pensando alla scelta di energia pulita per gli impianti, alla gestione delle materie prime e della catena di distribuzione». L’approccio circolare passa anche dall’estrazione delle materie rare, come il litio e il cobalto. «Dobbiamo controllare tutta la catena di approvvigionamento. Vogliamo essere sicuri che vengano estratti secondo le nostre policy. È questa la strada che abbiamo scelto». Un obiettivo che BMW sta portando avanti con delle offerte concrete a livello di prodotto. Come la i4 M50, «la prima M completamente elettrica», e i sei cilindri proposti in abbinamento al mild hybrid.

Ma il raggiungimento di questi traguardi sfidanti «ha bisogno di un alleato». «Senza un piano per le infrastrutture l'elettrico non può decollare. Questo non solo in Italia, ma nel mondo. Serve dare un impulso netto e concreto alla decarbonizzazione, per sostituire le auto Euro 0, 1, 2 e 3 del parco circolante italiano, il più vecchio d’Europa. Noi siamo concordi con gli obiettivi dell’Unione Europa, ma la politica deve fare la propria parte. Dal canto nostro, contribuiamo attivamente: i nostri concessionari in Italia avranno anche supercharger installati presso le sedi. Ma questo non basta. Serve una democratizzazione delle infrastrutture di ricarica. Devono essere disponibili per tutti».

La mobilità ecosostenibile porta a una concezione diversa delle vetture. «Con le auto elettriche si parla meno di motore e di cambio, perché non si tratta di un mezzo tradizionale. Ma ci si concentra sul design, su un nuovo concetto intelligente di spazio. Noi italiani siamo molto sensibili a questi temi, come dimostra la Design Week di Milano, la capitale di questo settore. Il design, abbinato alla tecnologia, può essere un’arma vincente».

BMW per il futuro punta anche sull’idrogeno. «Su questa tecnologia abbiamo iniziato a lavorare molti anni fa. Nel 2001 sviluppammo una Serie 7 ad idrogeno, con motore a combustione. Da allora la tecnologia si è evoluta e siamo passati all’idrogeno gassoso e a una propulsione a celle a combustibile a idrogeno. La X5 Hydrogen è una vettura completamente elettrica, grazie alla tecnologia Fuel Cell abbinata al sistema iDrive di quinta generazione. Si tratta anche in questo caso di una soluzione che richiede un’infrastruttura. Siamo l’unico brand premium a lavorare su questa tecnologia, anche se c’è molto interesse in altri settori, come quello della nautica. Il problema dell’idrogeno è lo stoccaggio. Ci siamo confrontati anche con il Ministro Cingolani, che ha grandi competenze in merito».

Sull’elettrificazione «lavoriamo a testa bassa, con moltissimo realismo. Vogliamo farci trovare pronti a quell’appuntamento, per andare a posizionare il brand BMW come sul mercato tradizionale, mantenendo gli stessi valori. Guardiamo alle indicazioni che ci arrivano dal mercato. Dall’esperienza COVID abbiamo imparato ad intercettare le esigenze dei clienti, che cambiano nel tempo. Oggi gli insight del mercato ci dicono che gli italiani hanno voglia di sostenibilità, hanno voglia di comprare automobili elettriche, ibride, che non inquinano. Cerchiamo di interpretare al meglio queste informazioni e programmiamo di conseguenza la nostra offerta di prodotti».

Una programmazione resa difficile non solo dalla pandemia, ma pure dalla crisi dei semiconduttori, che non sembra accennare a diminuire, anche per via della mancanza di impianti dedicati nel nostro continente». Come risponde BMW a queste sfide? «Nel momento in cui abbiamo avuto il sentore del problema abbiamo iniziato a riprogrammarci, privilegiando la flessibilità. Oggi non abbiamo più macchine in stock. La produzione deve essere allocata dove venduta, perché questo significa non fare aspettare il cliente. La produzione si adatta alle automobili vendute, e, adottando questa logica customer first, riusciamo ad aggirare l’ostacolo. Il fatto di non avere macchine in stock potrebbe anche essere un punto di forza. Ci aiuta a rendere più virtuoso il nostro business e a recuperare un approccio molto più equilibrato sul mercato, senza isterismi».

L’elettrico sta anche arrivando nel mondo delle due ruote, come ricorda di Silvestre. «Quest’anno in Italia abbiamo venduto 13.500 moto in otto mesi. Stiamo facendo davvero un lavoro incredibile perché l'auto e la moto sono diventati centrali. Sono prodotti emozionanti e stiamo portando avanti progetti legati all’elettrificazione anche per le moto, come lo scooter che lanceremo a febbraio, con un’autonomia fino a 130 km e un design molto personale. Poi c’è il CE 02, un veicolo 100% elettrico, un’alternativa alla mobilità urbana che si rivolge ad un target molto giovane. Penso ai sedicenni che non hanno mai avuto una moto e sono aperti a nuove esperienze, con una velocità limitata a 90 km/h e un'autonomia di 90 Km». Una concezione di mobilità più ampia, nel segno del nuovo corso di BMW.

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