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A nove anni dal suo debutto in Formula 1, il presente di Esteban Ocon è fatto di grinta, ma anche di speranze disattese. Quando a Spa, pista teatro del suo esordio con la Manor, gli chiediamo cosa penserebbe l’Esteban del 2016 della sua carriera, Ocon si ferma un attimo, per trovare le parole giuste. “Probabilmente sarebbe un po’ deluso, se devo essere onesto. Ho vinto una gara e ho ottenuto alcuni podi, ma voglio raggiungere molto di più di questo. Sfortunatamente, non ho mai avuto a disposizione una monoposto che fosse in grado di cogliere certi risultati con costanza. Ma credo che se continuo a lavorare duramente, succederà, un giorno”, ci dice con quel fare garbatissimo che riserva alla stampa, così diverso dalla furia nel corpo a corpo che mostra in pista.
“Quando arrivai in Formula 1 avevo alcuni obiettivi in mente. Il primo era quello di rimanerci, e possiamo sbarrare quella casella. Il secondo era vincere una gara, e ci sono riuscito. L’ultimo è il più difficile, vincere il titolo. E sono lontano dal farlo, ma vado avanti”. Ocon brucia di ambizione, come è normale per ogni pilota. Ma il suo approdo in F1 è già stato un traguardo incredibile da raggiungere, attraverso grandi sacrifici. I genitori di Esteban, ancora oggi unitissimi e spesso presenti in pista a sostenerlo, rinunciarono persino alla propria casa per alimentare i sogni di un bambino che, giocoforza, diventò grande prima del tempo, caricato com’era di responsabilità.
Quel peso che lo ha temprato da piccolo, però, oggi rende Ocon più leggero. “Sicuramente non ho avuto un’infanzia normale – riconosce Esteban -. Non ho festeggiato tanti compleanni, non andavamo in vacanza. Non ho mai imparato a sciare perché andare in montagna era troppo costoso. Ma non ho rimpianti. Viaggio per il mondo da pista a pista, correndo con le macchine più veloci del pianeta e vivendo della mia passione. È quello che mi diceva mio padre. Mi spiegava che avrei vissuto degli anni difficili da piccolo, ma che se ce l’avessimo fatta, la storia sarebbe stata molto diversa più avanti. Aveva ragione”.
Il modo in cui si cresce influenza inevitabilmente la maniera in cui si conduce la propria esistenza. E Ocon vede le avversità in pista con un occhio molto diverso. “Oggi non ho la stessa pressione – riflette offrendo un paragone con la sua infanzia -. Se ne ha sempre in Formula 1, visto che devi dare il meglio di te ogni volta che sali in macchina e tante persone contano su di te. Ma da questo non dipende il futuro della mia famiglia. E posso semplicemente godere di quello che faccio”. È questa attitudine che ha aiutato Ocon a superare il momento più difficile della sua carriera, l'anno in panchina nel 2019. Si era ritrovato appiedato dopo essere stato spodestato dal sedile in Racing Point a favore di Lance Stroll, il figlio dell’uomo che aveva salvato la scuderia dal lastrico. E dovette accontentarsi del ruolo di pilota di riserva in Mercedes.
“Fu estremamente difficile, e ingiustificato – ricorda con amarezza Ocon -. Le cose non avrebbero dovuto andare in quel modo. Ma per ragioni politiche – l’aspetto di questo sport che odio di più – sono rimasto fuori. Cercai di sfruttare quella stagione al meglio delle mie possibilità, per imparare come un team lavora, quello che serve da parte di un pilota. Fui parte del gruppo di lavoro che vinse il titolo piloti e il costruttori nel 2019. Lavoravo al simulatore tutte le sere, svolgendo da solo i compiti che oggi sono portati a termine da due o tre piloti”. “Furono tempi difficili. Guidavo la monoposto di notte e la vedevo vincere in pista di giorno. E credo sia umano pensare a che cosa avrebbe potuto succedere se fossi stato io in macchina, ma non era il mio ruolo”.
"Lavorare con un team che stava dominando da così tanto tempo, collaborando con Lewis e Valtteri, fu una grande opportunità. Fu molto interessante notare quanto fossero diversi in alcuni aspetti del lavoro, e su cosa si focalizzassero per rendere la vettura più veloce. Ma sarebbe stato meglio guidare, su questo non ci sono dubbi”. Ma quanto fu davvero vicino Ocon a un sedile in Mercedes per la stagione 2020? “All’epoca non lo sapevo. La mia carriera era sempre stata gestita dalla Mercedes sin dal mio ingresso in F1, ma entrambi i piloti stavano svolgendo un ottimo lavoro all’epoca. Ci furono molte trattative, ma il resto è storia. Passai alla Renault e sappiamo cosa successe”.
Fu proprio Ocon, e non il suo blasonatissimo compagno di squadra, Fernando Alonso, a riportare alla vittoria la scuderia di Enstone, nel rocambolesco Gran Premio d’Ungheria 2021. “Vettel aveva vinto quattro mondiali, ma guidava una monoposto da centro classifica, come me. E quando si è ad armi pari, si può competere. Tutti hanno due mani e due piedi in F1, e non ci sono arrivati per caso. Vincere per la prima volta fu fantastico, ma si vuole sempre di più. E desidero provare quella sensazione di nuovo”. Non sarebbe più successo con l’Alpine, team con cui Esteban ha vissuto una storia fatta di alti e bassi, interrotta suo malgrado prima del tempo. La sua partecipazione ai test di Abu Dhabi 2024 con la Haas fu barattata a carissimo prezzo, troncando il suo percorso prima del gran finale di Yas Marina.
“È una conclusione che lascia l’amaro in bocca – confessa Esteban -. Avrei voluto finire la stagione nel migliore dei modi. Avevo preparato un casco speciale dedicato al team, per rivivere il nostro percorso insieme. Avevo intenzione di andare in Francia a salutare tutti. Non è stato bello che tutto questo sia stato portato via a me e alle persone con cui avevo lavorato. È stato tutto vanificato dalla decisione di qualcun altro. Non ho apprezzato il modo in cui le cose sono finite, ma ricorderò sempre i bei momenti. La vittoria, il miglior piazzamento in classifica per il team dal ritorno in F1, il secondo posto in Brasile e quello in Bahrain, il podio a Monaco. È stato un percorso pazzo. Non positivo come avremmo sperato, ma comunque buono”.
C’è stato poco tempo per rimuginare, vista la nuova sfida con la Haas. “Non è mai facile cambiare ambiente. Ma ero entusiasta di unirmi a questo team, visti i progressi degli ultimi anni. Credo che abbiamo lavorato molto bene nel corso dell’inverno per perfezionare questa transizione. Mi sono sentito subito a casa, per come sono stato accolto. Il grosso dello sforzo è stato fatto quando ho potuto cominciare con il team, subito dopo Abu Dhabi. Il resto è stato solo duro lavoro”. E in Haas Ocon ha trovato Ollie Bearman, che definisce “una boccata d’aria fresca”. “È fantastico come compagno di squadra. Non mi sono mai divertito così tanto in F1. C’è un’atmosfera pura”.
Il giovane Bearman è solo l’ultimo di una serie di vicini di box agguerriti. E per Ocon avere un riferimento del genere nella propria scuderia è “molto importante. Ho avuto solo compagni di squadra molto veloci e di successo in F1. Non c’è mai stato un anno in cui mi sono potuto rilassare. Ed è una cosa positiva, perché ti spinge a fare il meglio. Correre con Daniel, Pierre, Fernando è stato fantastico, perché non mi ha spinto solo a migliorare, ma mi ha anche concesso di imparare modi diversi di lavorare, di affinare l’assetto. È tutta esperienza che serve a crescere”. Ma in F1 Ocon ha anche stretto un legame molto forte con Mick Schumacher. “Merita una seconda chance in Formula 1. Spero che accada. È uno dei miei migliori amici e ha le qualità per tornare”.
Che Schumacher possa essere partecipante attivo nella nuova era tecnica della F1 è tutto da vedere. Ma cosa ne pensa Ocon del regolamento 2026? “Non voglio criticarlo perché non ho ancora provato la monoposto. Ma quello che vedo come base di partenza non è fantastico. Però è stato così per diversi cambi regolamentari. Basti pensare al 2022 e a quello che non funzionava delle vetture ad effetto suolo: il peso, la rigidità, il bouncing e la difficoltà nel gestirle a basse velocità. Alla fine, però, questa era è stata fantastica per i valori in campo così ravvicinati. Anche se non abbastanza, se devo dare il mio onesto parere. Per il 2026 sono preoccupato di quanto le auto potrebbero essere lente all’inizio. Di quanto sarà complesso gestire l’energia nel corso della gara. E spero che non ci siano differenze abissali in termini di velocità sul dritto quando la potenza elettrica sarà tagliata”.
Ma il 2026 può essere un’occasione d’oro per la Haas? “Penso che possa permetterci di fare un bel salto in avanti. È un foglio bianco per tutti, non sappiamo chi sarà competitivo e chi no. Ad oggi, ovviamente, non possiamo lottare per il titolo, per delle vittorie e dei podi in circostanze normali. Ma il prossimo anno, con nuovi motori e nuove vetture, sarà interessante vedere chi sarà davanti all’inizio della stagione e chi sarà in grado di mantenersi costante, visto che ci sarà una grande corsa allo sviluppo. Quando si comincia una nuova stagione, tutti ripartono da zero punti. Starà a ciascuno fare il meglio possibile”. E Esteban Ocon, con la leggerezza data da un passato pesante e una caparbietà invidiabile, cercherà di rendere orgoglioso il rookie pieno di speranze che è stato.