Dakar 2013, tappa 13. Nuovo successo di Gordon (Hummer), Roma (Mini) cede il terzo posto a Novitskiy

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Il bellissimo duello tra Gordon e Chicherit si conclude sul filo dei secondi a favore dell’americano. Stephane Peterhansel, 9° ma irraggiungibile, a spasso tra le dune di Copiapò| <i>P. Batini</i>
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18 gennaio 2013

La Serena, 18 gennaio. Copiapò-La Serena, oltre 700 chilometri in totale e 441 di Prova Speciale. Prima parte molto veloce, cinquanta chilometri su asfalto neutralizzati, e il Gran Premio di Copiapò, un inferno di 120 KM di sabbia e di navigazione fuoripista sulle famigerate dune che portano il nome della città. Per finire, un trasferimento di 200 chilometri per raggiungere La Serena e archiviare la penultima tappa della 34ma Dakar.

Incontenibile Peterhansel

Lo avevamo evidenziato ieri. La Dakar delle auto è in una situazione di stallo agonistico, determinata dalla fuga irrecuperabile di Stephane Peterhansel, che la divide due. Lo spartiacque è ben chiaro. Ma c’è ancora una suddivisione. Da una parte quelli che hanno il dovere di portare a casa un risultato di prestigio, o almeno tale da giustificare l’assetto di una Squadra, il budget investito, le esigenze degli sponsor e la necessità di mantenerli. Dall’altra quelli che per un motivo o per l’altro non hanno niente da perdere, e sono spinti dall’orgoglio a fornire una prova all’altezza delle ambizioni o delle promesse.

Naturalmente, questa linea di demarcazione non è così netta, ma è nettissimo il fatto che, una volta blindata da Peterhansel con quasi un’ora di vantaggio, la Dakar lascia a disposizione dei giocatori un piatto di briciole. Prendiamo Robby Gordon. I più lo definiscono un “cialtrone”, un “baro”, uno “spaccone”. E ogni volta che si vede additato, l’americano rincara la dose dando conferma del potenziale di attinenza di ognuna delle definizioni che si guarda bene dal ricusare. Gordon suscita rabbia, sdegno, avversione, ma anche simpatia, e un po’ di quella tenerezza che si riserva agli enfant prodige e, in questo caso, al figliol prodigo. Senza arrivare a spingermi fino alla tenerezza, a me il Pilota della Carolina del Nord è simpatico.

La prima di Gordon

Sono contento, quindi, che Gordon abbia vinto la sua prima Speciale vera, intera, condotta dall’inizio alla fine con il suo piglio caratteristico, sempre in testa e sempre a gas aperto. È interessante che a duellare con l’americano sia stato, per tutta la durata della gara, un altro “scapestrato”, Guerlain Chicherit con l’altro due ruote motrici SMG che, tra alti e bassi per tutta la Dakar, si è messo in buona luce.

La Dakar delle auto è in una situazione di stallo agonistico, determinata dalla fuga irrecuperabile di Stephane Peterhansel, che la divide due, tra coloro che devono portare a casa un risultato di prestigio e quelli che non hanno nulla da perdere


Gordon aveva già vinto due giorni prima, a Fiambalà, ma la tappa era stata interrotta al CP1 e la classifica provvisoria era stata congelata e ritenuta definitiva. Non c’è dubbio che anche quella volta l’americano stava andando forte, ed è molto probabile che se non fosse rimasto piantato nel finale, Gordon avrebbe potuto vincere anche la tappa successiva. Finalmente, alla penultima tappa, è arrivata la vittoria netta, sebbene il cronometro la fissi in un margine di appena 22 secondi, davanti a Chicherit e a “Orly” Terranova, l’argentino che ha già avuto il suo posto al sole in questa Dakar e che entra nella storia dello sport del suo Paese.

La nota conseguente riguarda la competitività di Gordon e del suo Hummer. Dopo l’affaire della squalifica dello scorso anno, e la riammissione al Rally ma con una flangia da 37, Gordon lamenta la mancanza di un po’ di quella potenza che, esagerata, aveva destato i sospetti dei giudici durante la Dakar 2012, e che aveva portato al “fattaccio” clamoroso di fine corsa. Lamenta anche di aver esitato un po’ troppo, secondo lui, a spingere a fondo, e di essere rimasto più volte insabbiato all’inizio del Rally. Ma come! Se non ricordiamo male, pronti via Gordon è finito sul tetto, e non direi che in quel caso all’origine del cappottamento ci fosse un’”esitazione”. Fa parte del gioco delle parti, il Ribelle Americano si interpreta così. Ciò non toglie, volevo dire questo, che guidi forte, e che sappia affrontare ogni genere di terreno con grande disinvoltura, la penultima tappa ne era un bel concentrato, e che l’Hummer preparato nelle sue officine sia una vettura competitiva.

 

Fuga per la vittoria

Stephane Peterhansel ha concluso la tappa al nono posto. Ah, sì, ma il francese è dall’altra parte dello spartiacque, e deve solo preoccuparsi di portare armi e bagagli a Santiago, anche a velocità “codice”. Il vantaggio gli permette, in una tappa come quella del Gran premio di Copiapò, di eludere i rischi in un modo singolare, vale a dire aggirando invece di superare, quelle dune che gli sono sembrate a rischio d’insabbiamento. Pertanto De Villiers ha fatto meglio di “Peter”, ma non tanto da dare un significato clamoroso al suo quarto posto. Tolti, infatti, Gordon, Chicherit e Terranova, gli altri alle spalle hano tutti “pagato” dagli otto-dieci minuti in poi, e la classifica non si è mossa granché.

Un altro bel duello nella gara dei Camion. Gerard De Rooy e Andrej Karginov si sono alternati al comando per quasi tutta la durata della lunga Speciale


Anzi, sì. La classifica ha mietuto la sua vittima anche oggi, individuata proprio in quel Joan “Nani” Roma che, vincitore della dodicesima tappa, ha pagato caro sulle dune di Copiapò, arrivando al traguardo 23 minuti dopo il vincitore, e soprattutto un quarto d’ora dopo Leonid Novitskiy, il russo che, alla guida della sua stessa macchina, la Mini All4 Racing, gli soffia il terzo gradino del podio a un giorno da Santiago.

I camion

Un altro bel duello, infine, nella gara dei Camion. Gerard De Rooy e Andrej Karginov si sono alternati al comando per quasi tutta la durata della lunga Speciale. Più rapido l’IVECO nelle parti veloci, più a suo agio il potentissimo Tatra sulle dune. Alla fine l’ha spuntata il russo, Ales Loprais sul Tatra ha chiuso al terzo posto a otto secondi soltanto, e tre Kamaz sono al comando della Dakar quando resta solo l’ultima tappa da disputare. Niente da fare per il primo, quello di Eduard Nikolaev, lontano tre quarti d’ora, ma c’è da scommettere che De Rooy farà di tutto per andare a prendere il terzo, quello di Ayrat Mardeev a cinque minuti, e far salire l’IVECO Powerstar sul podio. Ancora una bella tappa per Miki Biasion, quarto a La Serena pur senza entrare nella “discussione” per il podio di giornata. Per l’italiano la gara, quella al risultato, è finita la scorsa settimana, ed è inutile correre rischi a un giorno dalla fine

Classifiche

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