Dakar 2015, Tappa 9. Fesh-fesh party

Dakar 2015, Tappa 9. Fesh-fesh party
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Con la nona tappa la carovana della Dakar lascia Iquique e inizia la migrazione di ritorno verso l’Argentina. L’ultima tappa in Atacama è “viziata” dalla polvere di fesh-fesh che domina, e nasconde, la scena | <i>P. Batini, Calama</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
14 gennaio 2015

Calama - Le Dakar torna nel cuore del Deserto di Atacama, con una tappa durissima. Ma come, non è bastata la fantasiosa escursione ultra-stagionale in Bolivia per calmare i bollori degli organizzatori? No, adesso tocca al fesh-fesh, con una Speciale di 450 chilometri che parte dai margini della Pampa del Tamarugal, sale sulle due di Iquique, ed è tutto dire, e si distende poi in quella che è stata la speciale dello scorso anno, ma al contrario.

Fesh-Fesh: quando la polvere fa paura

Difatti chi c’è già stato, ricorda questo territorio come il paradiso del… fesh-fesh. Beh? Che sarà mai un po’ di polvere? Provare per credere, il fesh-fesh, e non lo dimenticherete. È polvere, ma quando è “latente” a terra sembra liquido, quando sale esplode in fontane di borotalco bruno che entrano dappertutto, e si disperde in nuvole che oscurano il cielo. Latente nelle pozze asciutte e nelle piccole depressioni relative, il fesh-fesh talvolta inganna, perché sembra superficie consistente. Così se riempie una buca, in  quella buca ci puoi cascare e neanche te ne accorgi.

Auto: errore fatale per Giniel De Villiers

In questo scenario, dove capita che i concorrenti percepiscano la reciproca vicinanza solo nell’eco del Sentinel, un ripetitore di clacson, sono maturate le vicende principali che hanno nuovamente inciso sullo sviluppo agonistico della nona tappa. Non troppo tra i motociclisti, che ormai hanno fatto di quello che resta della Dakar una scacchiera dove le strategie si perdono nel numero delle variabili, quanto per le Auto, poiché in questa tappa difficile e completa sotto l’aspetto tecnico - dune, duro veloce, navigazione… fesh-fesh - Giniel De Villiers ha commesso un errore che può significare la fine della Dakar in favore di Nasser Al-Attiyah, e per il momento la frustrazione delle ormai efficacissime Toyota nel dover soccombere di fronte alla superiorità ormai storica delle Mini.

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IL Fesh-Fesh è una delle insidie più terribili della Dakar


La chiave della Speciale è la ricerca di un waypoint al centro di un piccolo oceano di fesh-fesh. Le moto, passate per prime, hanno descritto un fascio di tracce che tendono a divergere sempre più dalla traiettoria ideale. Le auto, che arrivano dopo e che piombano nello scenario dominato, e nascosto, dalla polvere in sospensione del fesh-fesh, sono tratte in inganno e accentuano l’errore.  Il difficile, a quel punto e in quelle condizioni di bassissima visibilità, diventa correggere drasticamente la rotta. Alcuni si accorgono subito dell’anomalia, ma molti iniziano a girare in tondo in preda a quella sorta di panico che finisce per inibire il senso dell’orientamento. È lì che Giniel Devilliers costruisce la sua resa, concedendo al Principe del Qatar un quarto d’ora che, aggiunto agli otto minuti che aveva in dote prima della partenza sta a significare, ormai, che per il Principe può essere una passeggiata defatigante fino a Buenos Aires.

La gara delle moto porta sulla pelle dei Piloti ancora i segni della terribile tappa Marathon

Moto: addio Barreda

La gara delle moto porta sulla pelle dei Piloti ancora i segni della terribile tappa Marathon. Con il cuore spezzato e ancora annichiliti dalla “punizione” boliviana del Salar, sono in pochi ad apprezzare la giornata nuova giornata di fatica, polvere e navigazione, anche quelli che ci riescono. Del resto nessuno è contento della doppia tappa Bolivana. Si rende conto che poteva e doveva essere tutta un’altra cosa, ma il fatto resta e resterà impresso nella memoria dei partecipanti, e non come una di quelle occasioni di raro divertimento e piacere.

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Il deserto di Atacama


La gara delle moto è cambiata radicalmente per la seconda volta. La prima era stata quando Marc Coma aveva fuso la mousse della moto. Barreda non aveva sbagliato un colpo, ma da quel momento si era incollato all’avversario numero uno e sembrava poterlo controllare, addirittura con una certa disinvoltura. Purtroppo la buona stella di Barreda si è persa nel Salar di Uyoni, in un rebound così pesante che, ormai, Barreda non c’è più. Adesso il Team HRC si stringe e fa quadrato attorno a Paulo Gonçalves che, dopo le vicende della 9a tappa, è a meno di sei minuti da Coma. Helder Rodrigues, che ha vinto la nona tappa, sale in cattedra. Tutto sommato è lui il pilota con maggiore esperienza, ma non è facile immaginare in che modo, tuttavia, il gioco di squadra possa impensierire il “Maestro”, che non solo sa correre e vincere da solo, ma che la sua Squadra l’ha organizzata per sostenerlo già da tempo.

 

Per la verità l’unica chance che ha Paulo Gonçalves è una qualità che il portoghese ha dimostrato solo parzialmente. È un qualcosa che si aggiunge alla tenuta e alla velocità, e che consiste in una determinazione che ha pochi riscontri. Resta da vedere se le condizioni sono obiettivamente tali da consentire una ulteriore evoluzione della caratteristiche vincenti di Gonçalves. Di sicuro Coma non è sotto pressione, e questa potrebbe anche essere la carta vincente del catalano.

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