Dakar 2015. Tappa 8: La trappola di Ghiaccio e Sale

Dakar 2015. Tappa 8: La trappola di Ghiaccio e Sale
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Piero Batini
  • di Piero Batini
La tappa delle Moto conclude la Marathon e si trasforma in un incubo. Si ferma Botturi, Barreda arriva al traino e cede la leadership a Coma. Per i Piloti è sofferenza, irragionevole, indimenticabile | <i>P. Batini</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
13 gennaio 2015

Iquique, 13 gennaio 2015. Onestamente credevo, nel momento in cui si è saputo che la Speciale Uyuni-Iquique sarebbe partita con l’attraversamento del Salar, che i Motociclisti avrebbero potuto provare le stesse, inebrianti sensazioni che avevano esaltato, il giorno precedente, gli Equipaggi delle auto. Non è stato così. Al contrario, i Piloti sono andati incontro a un’autentica trappola, prevista ma non evitata, nell’attraversamento del Salar inondato, con la temperatura scesa vicinissima allo Zero e non sufficientemente attrezzati per affrontare l’inferno gelato della Prova. A nulla è valso l’intervento di Marc Coma e Joan Barreda, il primo pur ovviamente interessato all’effettuazione della Speciale, che si sono fatti interpreti delle paure dei Piloti, soprattutto gli amatori. Coma e Barreda hanno insistito con gli organizzatori perché questa fosse annullata o almeno disputata su un percorso alternativo meno insicuro rispetto a quello originalmente previsto che era già, evidentemente, oltre il limite della ragionevolezza. Gli organizzatori sono stati irremovibili, e i risultati della scelta, e gli stessi organizzatori, non hanno tardato a farsi “apprezzare”.

La situazione che si era venuta a creare era chiara. Durante la notte aveva piovuto copiosamente, la temperatura era scesa attorno ai 3°C, e il Salar si era inondato, riempiendosi di uno strato superficiale di acqua di almeno dieci centimetri. Non un guado, attenzione, stiamo parlando di una distesa di oltre cento chilometri di diametro, e che si svuota non perché è possibile togliere il tappo come alla vasca da bagno, ma per evaporazione. È la ragione per cui con il secco e il bel tempo la superficie della spianata, meravigliosa, è perfettamente livellata e ricoperta da una crosta di sale. È da notare, anche, che i Piloti avevano già effettuato una tappa di andata a Uyuni in condizioni almeno critiche, sotto la pioggia e con il terreno trasformato in una fangaia che il passaggio delle auto aveva diabolicamente disastrato, e che quindi Uomini e mezzi erano già provati.

 

Dakar 2015 Tapp 9  (1)
I piloti hanno corso per 100 km a 0 gradi in queste condizioni. Folle

Il calvario del lago salato

Dopodiché la Speciale si è trasformata in un calvario. Almeno venti ritiri, a cui si aggiungono gli sfortunati della prima parte della marathon, e tra questi i nomi eccellenti di Alessandro Botturi, Michael Metge, Daniel Gouet, Gerard Farres. Jordi Viladoms. Non basta. Paulo Gonçalves sperimenta più volte problemi di elettronica alla sua moto, ma per fortuna riesce sempre a ripartire ed a concludere la tappa, Helder Rodrihues arriva tre ore dopo, e a Joan Barreda va decisamente peggio. Il fuoriclasse spagnolo, alla vigilia della Speciale in testa alla corsa, arriva al traguardo al traino de compagno di Squadra Jeremias Israel, cede la leadeship a Marc Coma e sprofonda oltre la ventesima posizione di classifica generale. È un vero peccato, una punizione non meritata e troppo pesante. Barreda aveva corso sino a quel momento in modo perfetto, e sembrava poter finalmente raccogliere i frutti del suo talento controllandone gli eccessi e dimostrandosi maturo per un salto decisivo della sua carriera. Anche Alessandro Botturi è incolpevole, solo una delle vittime della trappola di ghiaccio e di sale che non passerà certo come una perla alla storia della Dakar. La sua corsa si ferma al rifornimento con il motore, che già aveva faticato ad avviarsi al mattino, ormai senza più compressione. Botturi consegna la tabella, aspetta il camion scopa e inizia un trasferimento che è l’ultima cosa che si sarebbe aspettato da questa Dakar.

La Speciale viene poi interrotta al K 378, “a causa delle cattive condizioni meteo”, decisione che suona come un perfetto atto di ignoranza e di mancanza di rispetto per quella passione dei Piloti cui la Dakar deve la sua esistenza.

 

Dakar 2015 Tappa 8 bis (5)
Laia Sanz, ieri quinta nella tappa più dura

Laia, Regina del Deserto

L’arrivo di tappa rivela un andamento dai contorni straordinari. La tappa è vinta per la prima volta dal cileno Pablo Quintanilla davanti a Juan Pedrero. Terzo è lo slovacco Svitko. Alle spalle dell’australiano Toby Price, Laia Sanz è quinta assoluta. La strepitosa Regina del Deserto è autrice di un’impresa straordinaria che entra nella storia della Dakar, capolavoro che fino all’ultimo tratto di dune all’arrivo a Iquique, sembrava poter essere ancora più clamoroso. La stupenda Sanz, infatti, aveva chiuso la prima parte della Prova Speciale, quella che si concludeva prima del lunghissimo tratto di neutralizzazione, al terzo posto.

Marc Coma, che non ha mai commesso un errore e che è stato solo sfortunato nella prima parte di questa Dakar, passa così al comando della corsa, con un margine di quasi dieci minuti su Paulo Gonçalves. All’arrivo al bivacco, al termine della lunga e sofferta tappa, Coma scende dalla sua moto, non risponde all’applauso dei suoi meccanici e dello stato maggiore del suo Team, elude l’assalto degli intervistatori così come dei cacciatori di selfie, e si infila nel suo motorhome, evidentemente contrariato, teso, cupo. Ne esce un’ora dopo, più disteso ma non sorridente come lo abbiamo visto anche nelle situazioni sportivamente più critiche dei giorni scorsi. La cosa è strana. O forse no.

Marc Coma: “Continuo a pensare che oggi si sia passato un limite che non si doveva superare. La speciale si è trasformata in una prova di sopravvivenza. Faceva molto freddo, c’erano punti in cui l’acqua era molto alta, ed è diventato tutto un caos. I Piloti amatori sono venuti da me e da Barreda, pensando che noi due potevano esercitare una forza maggiore davanti agli organizzatori ed evitarlo. A me interessava partire, ma c’è un punto in cui subentra la coscienza. Siamo andati a riferire che le condizioni non erano buone, che soprattutto gli amatori erano già molto stanchi… non era una rivoluzione, era solo spiegare quale era la situazione, ma come sempre in queste situazioni il Pilota è piccolo, piccolo…”.

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