Dakar 2016, Peterhansel: "Operazione riuscita!"

Dakar 2016, Peterhansel: "Operazione riuscita!"
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Che Stephane Peterhansel e Jean-Paul Cottret si perdano è cosa ben strana. Inedita e da prima pagina. Allora abbiamo voluto subito indagare sui motivi che hanno spinto i nuovi leader della Dakar 2016 a commettere un errore così “vergognoso”!
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
14 gennaio 2016

Veniamo subito al sodo, Signor Peterhansel. Come succede che “Mister Dakar” e il Suo scudiero Jean-Paul Cottret si perdano in una tappa che è un classico, e nella quale è auspicabile che facciano la differenza?

«Beh, a voi posso dirlo, lo confesserò. In effetti bisogna partire dal contesto. Partivamo un po’ indietro, ed era una tappa con la Super Fiambala, la Spoeciale nella quale il nostro amico Marc Coma ha deciso di far partire insieme Moto, Auto e Campion con i dieci migliori tempi. Eravamo un po’ “mischiati”, potenzialmente con i problemi che si creano in queste situazioni. Partendo indietro, abbiamo deciso, Jean-Paul ed io, di evitare di fare la navigazione con road book e strumentazione, ma di fidarci delle tracce delle moto e delle cinque macchine pertite prima di noi. Era anche una decisione prudenziale, tesa anche a prestare il massimo dell’attenzione alla pista, visto che avremmo incontrato ben presto delle Moto sulla nostra strada. Ma il nostro obiettivo era di poter essere il più rapidi eveloci possibile. Seguire le tracce e attaccare. È più facile. È quello che fano un po’ tutti da un certo posto di classifica in poi. »

Ci siamo fermati, abbiamo spento il motore, e Jean-Paul ha tirato fuori le carte, le “vecchie” mappe che nessuno usa più ma che abbiamo sempre in macchina e che servono in casi d’urgenza come questo

Ecco, capisco, e il risultato?

«Il risultato non è stato buono. In effetti le tracce che abbiamo seguito non erano buone. Anche i primi Motociclisti si sono sbagliati, e in effetti la navigazione in quel settore ersa molto difficile, fatta apposta per confondere le idee. A un certo punto, vedendo che le tracce si distribuivano dappertutto e ce n’erano ovunque, ci siamo resi conto che non avrebbero portato da nessuna parte. Il problema è che ce ne siamo accorti un po’ tardi. In pdue parole, eravano persi. A quel punto è stato necessario veramente… “fare il punto”. Ci siamo fermati, abbiamo spento il motore, e Jean-Paul ha tirato fuori le carte, le “vecchie” mappe che nessuno usa più ma che abbiamo sempre in macchina e che servono in casi d’urgenza come questo, per capire dove eravamo e, confrontando con le note del road book, dove avremmo dovuto andare. È un’operazione che ha preso un po’ di tempo, come succedeva alle origini del Rally Raid. Latitudine, longitudine, e finalmente siamo stati pronti a ripartire.»

A quel punto “dove” eravate?

«Sapevamo dove eravamo, ma anche che avevamo perso un buon quarto d’ora. Allora abbiamo preso l’unica decisione logica se volevamo rimanere in corsa davvero. Ci siamo concentrati al massimo, e abbiamo adottato… la strategia iniziale, ma questa volta con congizione di causa. Abbiamo deciso di attaccare al massimo, di cercare in tutti i modi di far andare la 2008 DKR il più veloce possibile. Ci siamo riusciti, e nel frattempo molti altri avversari si sono trovati in situazioni critiche, perdendo tempo nella navigazione, sulle dune o dovendo subire inconvenienti. A noi è andata bene, la nostra Peugeot è andata super bene. Ed eccoci qua. Operazione riuscita!»

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