Dakar 2018. E chi se non Peugeot?

Dakar 2018. E chi se non Peugeot?
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Finisce qui l’Avventura X008 di Peugeot alla Dakar. Quattro anni, tre vittorie, una tripletta sul podio 2017. Leggenda bis, dopo l’epopea 205/405 Grand Raid dal 1987 al 1990. Nessun altro poteva vincere questa Dakar
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
1 febbraio 2018

Cordoba, 21 Gennaio. Un giorno sono andato a Velizy. Storia di Rally, le Peugeot di Andreucci e Andreussi promosse e “alimentate” da Peugeot Italia. Autunno 2013. Vedo una scatola di cartone il cui contenuto è inequivocabile. Si parla d’altro, ma alla fine chiedo, dritto negli occhi di Bruno Famin, il Direttore. “Farete la Dakar?”

La risposta è prevedibile, perfetto standard elusivo: “La Dakar è una Gara importante, è possibile che ci pensiamo!”

Buca. Ma poi parlo con un certo Pilota, un nostro amico. Va bene, lasciamo che gli eventi arrivino da soli.

Pochi mesi dopo la notizia è certa. Si sta preparando la 2008 DKR. È una due ruote motrici, ma come non se ne sono mai viste. È bellissima come tutti i prodotti di atelier di Peugeot, e “racing” dal primo all’ultimo bullone. È una Macchina da Corsa nata nel Reparto Corse di una Fabbrica, e non può essere che estrema, avveniristica, rivoluzionaria. Cellula di carbonio, telaio tubolare, quasi mezzo metro di escursione delle sospensioni, ruote da 17 pollici per pneumatici giganteschi da 37/12,5x17. Il motore è un V6 di 3 litri bi-turbo, circa 340 CV iniziali e 600 Nm di coppia. Poi viene presentata la Squadra, ed è già Dream Team. Stephane Petehansel, Carlos Sainz, Cyril Despres. Il più “debole” ha già vinto cinque volte la Dakar, in Moto, il più forte è il Mito inarrivabile. In mezzo uno spagnolo che sa già come si fa a vincere, è uno degli ispiratori della formula di Macchina e come sviluppatore ha pochi rivali.

La 2008 DKR debutta alla Dakar del 2015. Non vince, non fa neanche troppa paura. Il Rally diventa un banco prova. La 2008 ha bisogno di aggiustamenti, molti dei quali erano già indicati o in cantiere. La Macchina viene sottoposta nel corso dell’anno alla trasformazione vincente. Formula e concetto sono buoni, ma bisogna adattare le misure della 2008 alle misure della Dakar. Nel corso degli anni aumenteranno il passo e la carreggiata, venti centimetri circa all’anno, la potenza, di poco ma in favore di un incremento notevole della coppia a un regime più basso, fino a 800 Nm, aumenterà la luce a terra e diminuiranno gli sbalzi. Sono aggiustamenti di dettaglio che portano miglioramenti sostanziali, e le 2008 diventano di colpo imbattibili, e così le evoluzioni Plus, 3008 e Maxi nel corso di tre stagioni epiche.

Nel 2016 le Peugeot DKR vincono 9 Tappe su 13, Stephane Peterhansel e Jean-Paul Cottret ottengono la prima vittoria del ritorno alla Dakar, a un anno dal debutto, e Despres vincerà per la prima volta il Silk Way Rally. Nel 2017 le vittorie di tappa sono 9 su 12, due le triplette e l’intero podio finale occupato, Peterhansel, Loeb e Despres. La cronaca dell’ultimo atto, quarto e ultimo anno del Programma, registra 7 vittorie di Tappa su 14 disputate, due triplette e la vittoria finale di Carlos Sainz e Lucas Cruz, un vantaggio enorme sul secondo.

Tre Dakar vinte, 25 Tappe, 7 triplette. Sembra impossibile, ma l’Avventura si ferma qui.

Al debutto nel 2015 le Peugeot furono un po’ snobbate. Colpa del proclama lanciato un po’ troppo pesto – “Torniamo per vincere” – e delle famose misure della Macchina, che non consentivano agli scettici di intravedere la verità dietro a tanto baccano. E poi nessuno mai. Nessuno era mai arrivato e aveva vinto, anzi nella stragrande maggioranza dei casi c’erano voluti anni, lunghi ed estenuanti anni di tentativi, spesso frustranti, prima di arrivare al successo. Per cui, quando nel 2016 le Peugeot vinsero sbaragliando il campo sul podio di Buenos Aires, di colpo i “concorrenti” si resero conto non solo di aver sottovalutato il nemico, ma che ormai era toppo tardi per correre ai ripari. Le parti si invertivano, le Peugeot volavano e la altre Macchine sembravano un po’ goffe. Per tagliare i tempi del recupero non restava che rimboccarsi le maniche, ma anche questo non bastava e allora si ricorse alla manfrina del troppo forti, poco sportivi, e si iniziò a spingere sull’acceleratore di una campagna di discredito volta a minare i regolamenti. Arrivano gli handicap. Quest’anno gli “avversari” potevano contare su 100 chili in meno e su tre centimetri si escursione delle sospensioni in più. Ma non è bastato. Le immagini della partenza in linea, tutti insieme sulla spiaggia al colpo di cannone, sono impietose, le Peugeot volano via, il divario è evidente, qualcuno si butta a mare. Le differenze di dettaglio non sono molte, quella ha un motore altrettanto potente, quell’altra ha un telaio perfetto, ma l’insieme delle Peugeot, così ben “ragionato”, ha un effetto devastante, inarrivabile in qualsiasi condizione e su qualsiasi tipo di terreno.

Per molti doveva essere la Dakar di Loeb, chiusura in bellezza della quarta stagione e un altro record per il palmares del leggendario Pilota WRC. Ma la Dakar non è del solo manico. Mai. Loeb vince la quarta tappa ma si ritira, problema fisico per il navigatore Elena, Despres sbaglia e si taglia fuori dopo essere stato al comando. Diventerà l’impareggiabile Assistenza veloce del Team Peugeot Total. Dunque ancora lui, Peterhansel, e sembra cosa fatta. Fino a Uyuni. Anche Monsieur Dakar può sbagliare, e “Peter” questa volta commette ben due errori. Ma basta il primo perché al comando salga Carlos Sainz, un inedito, mite “Matador”, che non sbaglia più e che sa gestire la superiorità della Macchina fino alla fine.

Tre Dakar vinte, 25 Tappe, 7 triplette. Sembra impossibile, ma l’Avventura si ferma qui

Fino all’ultimo giorno c’era chi diceva che bisognava aspettare, perché poteva accadere di tutto. Certo, poteva, ma dopo aver visto il margine di superiorità delle 3008 DKR Maxi c’era ben poco da sperare, inutile anche gufare.

Quelle macchine vanno troppo forte e solo il programmato ritiro ufficiale dalle corse può batterle. Viene male pensarle in un museo, ma forse potrebbero riapparire in forma privata, come è già accaduto sin dalla prima 2008 DKR. Non sarà la stessa cosa, bisognerà vedere come eventualmente evolvono i regolamenti e come procederanno gli “avversari”, ora soli, nella realizzazione delle nuove Macchine anti… nessuno.

Dopo quattro anni e tre stagioni da capogiro nelle quali puntualmente si è dimostrato che contro le Peugeot non c’era niente da fare, Bruno Famin, il Direttore di Peugeot Sport sposta le energie e le ambizioni della Fabbrica verso altre direzioni. Peugeot entra direttamente e ufficialmente nel Mondiale Rallycross.

Famin conserva nel suo ufficio i tre Trofei a cui forse tiene di più. Noi tutti dovremmo ringraziarlo per averci fatto vivere un’altra epopea della Leggenda della Dakar.

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