Dakar 2019 100% Perù. Walkner (KTM) e Loeb (Peugeot) UFO a Nazca

Dakar 2019 100% Perù. Walkner (KTM) e Loeb (Peugeot) UFO a Nazca
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Piero Batini
  • di Piero Batini
La grande performance del Fuoriclasse alsaziano apre la 41ª Dakar all’insolita prospettiva del ”ultimo arrivato” che semina lo scompiglio. E tra gli Avversari, di fatto, non tutto è andato liscio. Giorno KTM nella Gara delle Moto
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
9 gennaio 2019

San Juan de Marcona, Perù, 8 Gennaio 2018.Cominciamo dalla Gara delle Auto, questa volta, perché il centro della seconda giornata di gara è qui. Di solito seguiamo la linea cronologica della Tappa, ed è consuetudine che siano le Moto a partire per prime. Questa volta non solo è andata diversamente, ma addirittura nella Gara delle Auto si sono viste quelle cose che voi umani non potete neanche immaginare. A partire dal ritorno del marziano, Sébastien Loeb, che alla seconda tappa e dopo aver appena provato la Peugeot che ha avuto in dote dal Team PH-Sport, è tornato alla vittoria dando ben più che un’impressione di confermata competitività. Loeb ha vinto e convinto, insomma. Ha convinto che ha fatto bene a farsi saltare la mosca al naso quando ha visto i suoi vecchi compagni di Squadra partire in massa verso il “nemico”. Ha convinto anche i più scettici che il potenziale delle Peugeot, le 2008 e 3008 DKR leggendarie, non poteva esaurirsi così rapidamente all’indomani del ritiro della Squadra Ufficiale. Ha convinto Daniel Elena, il navigatore storico, a ripartire con un inizio di anno micidiale, Dakar con Peugeot e Mondiale WRC con Hyundai. Ha convinto tutti, insomma e soprattutto, che quell’accenno di “pensione” che si era affacciato con il ritiro di Peugeot dal Mondiale Rallycross era solo… la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo qualche anno a mezzo servizio, Loeb torna in piena attività con rinnovati, amplificati stimoli. Quello della Dakar addirittura influente come un dente avvelenato.

Per la verità avevamo già ipotizzato che a sedersi davanti alla scrivania del notaio incaricato di assegnare l’eredità del regno di Peugeot, tre vittorie negli ultimi tre anni di Dakar, non dovessero essere solo Toyota e Mini. Bene, ora siamo… convinti al di là di ogni ragionevole dubbio, in questo caso quanto mai irragionevole, che Loeb più una delle Peugeot prematuramente destinate al Museo della gloria PSA siano oggi una realtà potenziale di grandissima attualità. E a chi ci venisse a dire che si è soltanto alla seconda Tappa della Dakar, dovremmo rispondere che è senz’altro e assolutamente vero, facendo tuttavia notare che il Binomio tornato al futuro ha intanto annullato l’effetto di quella fantasiosa norma di regolamento di chiara ispirazione anti Peugeot. Anche facendo un passetto indietro nella storia della sua evoluzione tecnica, la 3008 con la carreggiata ridotta in funzione della bravura del “dakariano” che la guida, una sorta di handicap, non è bastata a avvilirne la competitività.

Può anche essere che domani tutto cambi ancora, ma oggi sono in effetti tre le Marche che possono aggiudicarsi la 41ma Dakar: Toyota, Mini e, di nuovo, Peugeot.

L’altro grande tema del secondo giorno della Dakar 2018 è il sostanziale equilibrio messo in mostra dalle diverse configurazioni dell’impegno di Mini. I nuovi Buggy non fugano i dubbi relativi a una certa fragilità dell’insieme, questione di tempi di sviluppo ed esperienza in Gara. Le“anziane” Mini a quattro ruote motrici, al contrario, si dimostrano perfettamente all’altezza dell’impegno. Basta guardare la classifica. A otto secondi da Loeb, il secondo di giornata è Joan Roma. El Fantastico Nani, che è stato protagonista di un incredibile finale di Speciale, nettamente più veloce di tutti, dopo essere passato nuovamente sulla scena del suo terribile incidente dell’anno scorso, quando aveva perso conoscenza con la Macchina lanciata alla massima velocità ed era stato il navigatore Alex Haro a staccare tutto e a fermare la folle corsa. Probabilmente liberato da un incubo, Roma è tornato alla massima competitività, e con il Pilota la “vecchia”, cara Mini All4.

I nuovi Buggy hanno avuto una giornata così così. Ilmigliore è quello di Cyril Despres, che si conferma Pilota dalla crescita inarrestabile e che ha chiuso al settimo posto nonostante il tempo perso per tirare fuori dalledune e… dall’imbarazzo sua Maestà Stephane Peterhansel, dopo qualche problema iniziale finito, come dice lui stesso, piantato nelle dune fino alle orecchie.

Si fa per dire, tutto sommato, perché è anche vero che tutti i big dei pronostici si sono ritrovati alle prese con una di quelle giornate che non riescono a rendere felici. Oltre a “Peter” anche Al Attiyah e Sainz, e alla fine, oltre gli exploit del giorno, è bene rilevare che in testa al Rally ci sono due Toyota Hilux, quella dell’"anziano” senatore sudafricano Giniel De Villiers e quella del rampante olandese Bernhard Ten Brinke. Si fa per dire, si diceva, perché in cinque minuti ci son tutti i big tranne Peterhansel che riparte da meno 15.

Una nota sottolineata all’arrivo di Ica: la differenza di umori tra i protagonisti dei piccoli, indiavolati Side by Side. Da una parte la felicità di Francisco “Chaleco”Lopez, che ha vinto la sua prima tappa di Dakar con una 4 ruote, e dall’altra la frustata infelicità di Robby Gordon, che si sente tradito dagli Organizzatori che, nonostante le promesse contrarie, hanno servito al sacrificato Textron XXR dell’americano, duecento chilometri all’ora ma al massimo 130 per regolamento (un’altra fantasia ASO), una Tappa da supersonici.

Matthias Walkner
Matthias Walkner

E veniamo alla Gara delle Moto, di quelle che potremmo definire perfettamente interlocutorie. Brabec, Brabec, Brabec, ma poi ha vinto Mathias Walkner, il detentore della corona, come nel caso di Loeb per una manciata di secondi. Rilevato come il Campione austriaco e ufficiale KTM sia bravo a non farsi… notare, ma poi è sempre lì, fa più impressione il terzo posto di Joan Barreda, terzo a tre minuti nonostante abbia dovuto incaricarsi di aprire la pista, che conserva così la leadership del Rally e che si predispone a migliorare ulteriormente il suo coefficiente di incisività nella Tappa che porta a Arequipa, ben 800 chilometri… sì, se proprio vogliamo hanno deluso un poco i Piloti Yamaha, in particolare Adrien Van Beveren, solo settimo, ma poi si fa presto anche a capire di che si trattava. Ecco, gli organizzatori hanno deciso che di tanto in tanto si potranno far partire per prime le auto, e si può immaginare facilmente che questa formula delle carte rimescolate renderà più complessa la strategia di gara dei Motociclisti. Far partire per prime le Auto in una tappa di sabbia così veloce, tuttavia, ha fatto sì che dopo il loro passaggio i Motociclisti hanno trovato le piste “orrendamente” disastrate, e di fatto più pericolose non è difficile capire, quindi, come il Van Beveren memore della brutta caduta di una anno fa, quando sembrava avere la Dakar in pugno, abbia potuto preferire una maggiore prudenza.

Finale di gioia, Nicola Dutto è al traguardo di San Juan de Marcona. Ha perso un po’ di tempo nel finale, come un “pollo”, lo dice lui, alla ricerca di un Waypoint, poi ha deciso di desistere e di andare a finire. Al traguardo, a buio, ha fame, ma gli occhi ancora eccitati. È sorpreso, felicemente sorpreso di come è riuscito a vincere la sua seconda sfida personale di questa Dakar. Gli fa male la ristinciana destra, ma non se ne cura, è troppo contento di sentirsi così bene nell’inferno immaginato troppo duro.

Dakar 2019 presentata da Bardahl

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