Dakar 2020. Toyota Gazoo Racing. Marc Coma dice di Fernando Alonso

Dakar 2020. Toyota Gazoo Racing. Marc Coma dice di Fernando Alonso
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Uno Squadrone di Campioni. Poi arriva la Star della Formula 1 e ce n’è… uno di più. Cosa pensano di Alonso i suoi nuovi Compagni di Squadra e di Avventura? Marc Coma, 5 volte vincitore in Moto, il suo Navigatore
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
28 ottobre 2019

Salou, Spagna, 24 Ottobre 2019. Un duplice, formidabile Campione del Mondo di Formula 1, Fernando Alonso, si cimenta nella sfida alla Dakar. Ce la può fare? Finirà che l’Avventura più dura dello Sport riuscirà a piegare anche un fuoriclasse come Fernando Alonso? E poi: Può, Fernando Alonso vincere la Dakar?

Continuiamo a vedere cosa pensano dell’Operazione e di Fernando Alonso gli “amici”. È la volta di Marc Coma. 5 volte vincitore della Dakar in Moto e ora Navigatore di Alonso sulla Toyota Hilux Campione in carica.1

Fernando Alonso. Un mito e un grandissimo Campione. Tu chi hai incontrato, e come?

Marc Coma. “Ho conosciuto prima di tutto un Pilota deciso a affrontare un’esperienza molto, molto diversa da quelle a cui è abituato. Nelle sue attività agonistiche lui usa molto le analisi, la telemetria, dati, tanti piccoli dettagli di enorme, quasi assoluta precisione. Adesso lui arriva in un Mondo dove contano di più l’ispirazione, un certo istinto, proviamo a dire, la creatività. Diciamo che arriva in un Mondo un po’ artistico. Allora, lui è una persona molto precisa, io sono un po’ quello che viene da un altro mondo. Penso che sia una buona combinazione.”

Pensi che Alonso abbia difficoltà ad adattarsi a questo tipo di “creatività”?

MC. “No, penso che la maggiore difficoltà, per lui, è che ha fatto pochi chilometri nel Deserto. Va bene, abbiamo fatto grandi test, un Rally, ma tu lo sai che in questo tipo di Gara l’esperienza non è mai troppa. Lui ha senz’altro la velocità, io l’esercizio di un modo di correre, ma entrambi abbiamo davanti a noi un’esperienza tutta nuova.”

C’è anche un altro fatto, più primordiale. Lui viene da un ambiente quasi asettico. Come pensi che si adatti alla… polvere?

MC. “No, non penso che questo sia un problema. Mi sembra, anzi, che gli piaccia, che sia curioso e interessato. Mi piace aver incontrato una persona che viene da un mondo, tu sai, un po’ all star, e subito gli piace, gli ricorda quando faceva go-kart, l’atmosfera di gran lunga più semplificata, mettersi a trafficare sulla meccanica…”

Vuoi dire che se arriva un problema gli piace?

MC. “Beh, quando arriva un problema non piace a nessuno, ma dopo trovare la soluzione più efficace e rapida è un po’ un gioco di destrezza che piace. Comunque penso che questa atmosfera sia un po’ diversa da quella che ha conosciuto, e che gli piaccia. Penso che non abbia mai respirato prima quest’aria di team di Rally-Raid, dove tutti ti aiutano, tutti sono una cosa sola.”

Pensi dunque che per Alonso sia più importante l’esperienza dell’obiettivo di risultato?

MC: Mettiamola così. La velocità ce l’ha, la Macchina c’è, ma c’è anche una lunga strada, l’esperienza, che deve essere percorsa. Arrivare e pensare a vincere diventa un po’ fuori luogo.”

Veniamo a noi. Anche per te è un’esperienza abbondantemente nuova…

MC. “Si eh? Pensa te che ormai ero ridotto a stare a casa, sul sofà a guardare la Dakar alla televisione. Poi, ad Aprile, mi chiamano e mi dicono guarda, si sta parlando di fare questo, di mettere insieme quest’altro, di farlo con… a te piacerebbe? Onestamente non era quello che cercavo, o forse che mi aspettavo, ossia fare il co-pilota. Ma ero già in piedi e mettevo insieme i pensieri. La Dakar, Fernando, una cosa un po’ diversa. Non era questione: andiamo!”

E quale era l’idea? Mettere insieme due “Star”? Riunire due bravi sportivi e far fare loro qualcosa di totalmente diverso rispetto a quello che già sapevano fare bene? Una operazione di immagine?

MC. “Francamente non lo so. Questo dovresti chiederlo a chi ha avuto l’idea. A Toyota, a Glyn, magari a Fernando. Per quanto mi riguarda credo che abbiamo pensato a me perché l’esperienza che ho accumulato può aiutarlo a crescere rapidamente.”

E tu come farai a “splittare” la tua mente, abituata a fare tutto da sola, e usarne solo una parte per fare il Navigatore?

MC. “Si può fare. Piuttosto bisogna capire che anche la Navigazione in auto è diversa da quella che si fa in Moto. È più precisa, più “chiusa”, si deve leggere, interpretare, parlare e far capire. Magari si deve anche discutere, trovare un accordo.”

Ti senti comodo sul sedile, e poi a destra?

MC. “Si, si. Non c’è problema.”

È un’esperienza nuova per tutti e due. Lui ha la velocità e deve imparare a conoscere l’ambiente diverso, io conosco l’ambiente ma non ho mai svolto il ruolo di Navigatore su un’auto

E con KTM come avete fatto a farti alzare anche dalla poltrona del tuo ufficio di Direttore Spagna?

MC. “Bene. Ci siamo… seduti, abbiamo vito se i due programmi potevano essere compatibili. Abbiamo parlato e visto che lo erano, che si poteva fare. Facciamo!”

Quindi siamo giù a fare strategie? Operazione spot?

MC. “No. Questo no. Non sarà tanto presto il momento di parlare di strategie, di tattica. È già, invece, il momento di cercare di evitare i problemi e di cadere nelle mille trappole della Dakar. È un’esperienza nuova per tutti e due. Lui ha la velocità e deve imparare a conoscere l’ambiente diverso, io conosco l’ambiente ma non ho mai svolto il ruolo di Navigatore su un’auto. Sì, è un’operazione spot. Chi può dire che succede domani?”

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