Dakar 2021. 5a Tappa. La Prima di Kevin Benavides, Honda, e di Baragwanath, Century

Dakar 2021. 5a Tappa. La Prima di Kevin Benavides, Honda, e di Baragwanath, Century
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Tappa non difficilissima ma molto “navigata”. Fuga dell’argentino ufficiale Honda che passa in testa tra le Moto. Tra le auto vince il sudafricano Baragwanath, duello tra Peterhansel e Al Attiyah sempre “attivo”. “Azzurri” Gerini e Ceci in evidenza. Piolini ritirato
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
7 gennaio 2021

Al Qaysumah, Arabia Saudita, 7 Gennaio. Fa freddo è c’è una leggera pioggia di penalità. Non è l’aria ideale, non l’atmosfera. Tutte, o quasi, le penalità, sono piovute per eccesso di velocità. Sébastien Loeb si è fatto portavoce (forte) di un dissenso diffuso, e quindi è probabile che la materia sia oggetto di nuova trattazione nei giorni a venire. Riyadh è alle spalle e la quinta Tappa porta al villaggio di Al Qaysumah, 500 chilometri a Nord della Capitale. La Dakar entra nel suo secondo terzo con una situazione particolarmente fluida e incerta, e in questo senso l’atmosfera agonistica è delle più eccitanti. Moto, Auto, gli SSV e i Quad sono nel vivo di una Competizione per certi versi senza precedenti per omogeneità di… incertezza, e solo la gara dei Camion, gli Elefanti del Deserto, è largamente dominata dal Kamaz di Sotnikov. L’opinione generale, indotta dal “parere” degli organizzatori, è che la quinta tappa, 625 chilometri per 419 di prova speciale, possa essere una di quelle cruciali. Vediamo se è così.

 

Per la verità la tappa è meno “sanguinosa” di quello che ci si aspettava, ma comunque difficile. Per metà su terreni duri scorrevoli, e per un quarto su piste di sabbia e dune, ma con vari intoppi di “sassi” e, soprattutto, di navigazione. C’era da aspettarselo, la morfologia del territorio è sempre più indulgente degli organizzatori di Rally. La Tappa, insomma, è lunga abbastanza per creare una problematica in caso di avaria, ed è “generosa” in quanto a rebus di navigazione che sono la rovina della serenità dei co-piloti.

E innanzitutto un “bollettino” italiano. Lo meritano Maurizio Gerini e Paolo Ceci. Gerini è il protagonista assoluto della gara Original by Motul, Ceci si dimostra un talento della navigazione e fa volare l’SSV del fratellino di Nasser Al Attiyah, Khalifa. Gerini, oggi 28° assoluto, è passato in testa alla categoria delle “Malles Moto”, quella nella quale si fa tutto da soli, Ceci vede finalmente premiato l’equipaggio del Can-Am numero 422, oggi secondo assoluto dietro soltanto al leader della categoria, Francisco “Chaleco” Lopez. Formidabili!

Per contro dobbiamo registrare il ritiro di un altro dei nostri, Lorenzo Piolini, caduto in Speciale e costretto al forfait per alcune fratture alle costole e a una mano. Le notizie ufficiose dicono che comunque, morale a parte, Lorenzo sta bene.

La gara delle moto delinea ben presto due tendenze, un bel duello tra Kevin Benavides e il compagno di Squadra Cornejo, da una parte, e l’ennesima débacle di un leader della vigilia, in questo caso Barreda che, da apripista, paga la tassa e lascia attorno a un waypoint introvabile una ventina di minuti. Il colpo del giorno lo fa un formidabile Kevin Benavides che, lanciato all’attacco insieme a Cornejo, vince la sua prima Speciale nonostante una insaccata nella quale rimedia la frattura del naso e, contestualmente passa al comando del Rally. Bella la corsa di Lorenzo Santolino, ufficiale Sherco e “sorvegliato speciale” dall’inizio del Rally, e ancora una bella tappa di De Soultrait, che scende al secondo posto a due minuti e mezzo dal nuovo leader, ma è ancora pienamente della partita. Non c’è che dire. 5 Tappe e 5 leader diversi, Price, Barreda, Howes, De Soultrait e, ora, Kevin Benavides.

Ci sono due argomenti “umani” che meritano un’attenzione particolare. Parlo del comportamento di Sam Sunderland e di Ricky Brabec. L’inglese di stanza negli Emirati è, fino a questo punto, abbastanza in ombra. Costante, ma non brillantissimo. Tuttavia non sbaglia, non corre troppi rischi e, senza colpo ferire, e la sua quinta posizione a sei minuti dal vertice può essere letta solo come la parte nascosta di un programma, Sam, già vincitore della Dakar 2017, deve aver pianificato accuratamente la sua gara in vista di un’evoluzione a lui favorevole.

Ricky Brabec, invece, è in ombra, ma… all’ombra di sé stesso. Il campione in carica è apparso in grande forma all’inizio, e ha dimostrato che anche questa Dakar è nelle sue corde. Se si possono capire gli svarioni da apripista, non è il solo expert ad essere caduto nella trappola della navigazione, non si riesce a capire, invece, l’apparente arrendevolezza degli ultimi giorni. In due tappe Brabec ha preso quasi mezz’ora e, pur in una Dakar con un asset così incerto, il suo 15° posto a venticinque minuti comincia a sollevare un dubbio: c’è qualcosa che non va! Speriamo di sbagliare e vediamo come evolve la gara del simpatico e forte americano. Analogamente, stiamo ancora aspettando di capire cosa passa per la testa di Adrien Van Beveren, Yamaha, anch’egli in “zona Brabec”, ma al riguardo abbiamo un’idea…

Un’altra tappa all’insegna dei duelli, dunque. Benavides contro Cornejo, due Honda contro, e Al Attiyah contro Peterhansel, Toyota vs Mini. A lato, sia nella categoria delle auto che in quella delle moto, una spolverata di problemi, più gravi nella gara delle 4 ruote. Tra le auto succede quasi tutto all’inizio di Speciale. Dopo una ventina di chilometri si ferma l’interessante corsa di Henk Lategan con la Toyota ufficiale “school”. Il sudafricano va in tilt, danneggia l’Hilux e si rompe una clavicola. Evacuato al volo, è fine di una bella corsa e una promessa, ormai facile, non mantenuta. Giornataccia anche per Loeb e Elena, già partiti con il dente avvelenato per la storia della penalizzazione poi persi ai primi waypoint, che concedono oltre un’ora nella stessa area, per Al Rajhi, che comunque non era più “vergine” in quanto a errori e problemi, e per Mathieu Serradori, in panne al 15° chilometro e costretto ad aspettare la sua assistenza per ripartire.

Salta su Giniel De Villiers in una prova d’orgoglio, e la Speciale si risolve, così, con la mezza sorpresa della vittoria dell’”anziano” eroe sudafricano. De Villiers, Toyota, che era partito dalle retrovie, precede sul traguardo di Al Qaysumah il connazionale Baragwanath, già in evidenza al Prologo con il buggy Century.

“Finalmente” Al Attiyah e Baumel, Toyota, pagano il fatto di essere partiti per primi e sono quarti, due minuti dietro a Peterhansel e Boulanger che consolidano, mattone su mattone oggi con una gara d’attacco, la loro leadership. Sainz e Cruz, oggi noni con l’altra Mini, restano al terzo posto nei paraggi, ma ormai a quasi 50 minuti dai compagni di Squadra.

8 gennaio, è la volta della Al Qaysumah-Ha'il, 618 chilometri in totale di cui 448 km di Speciale. È la tappa di vigilia della giornata di riposo, e qui c’è da scommettere che non sarà una passeggiata!

 

© Immagini: “Nani” Roma Media, BRX, Red Bull Content Pool, X-raid, Toyota Gazoo Racing, ASO Médiathèque - DPPI, KTM, Honda, Rally Zone, Francesca Gasperi

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