Dakar Rewind. Sud America. Un Viaggio Indimenticabile Durato 10 Anni. 11. Bolivia

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Piero Batini
  • di Piero Batini
10 anni in due settimane, il Viaggio dell’ultima Dakar in Sud America per ripercorrere un’era del Rally più famoso del Mondo attraverso alcuni dei luoghi più significativi. Rally, Geografia e Emozioni indimenticabili
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
4 luglio 2019

Somewhere, some days after. 11. 20.1338° S, 67.4891° W. Bolivia. Salar de Uyuni, La Paz, Las Animas, prima che spariscano. Bolivia. Paese discusso, difficile, duro. Bellissimo. Niente a prima vista che porti al rispetto di una mèta di viaggio esclusiva, unica. E difatti i più dalla Bolivia passano, o in Bolivia entrano e escono per un’escursione breve da incatenare a un programma di Viaggio più ampio. La questione può essere controversa. In Bolivia abbiamo passato giorni tra i più difficili dei nostri Viaggi, eppure incrociato persone diventate amici fraterni e scoperto luoghi di incredibile suggestione. La Dakar non ha fatto in tempo a conoscere le persone, se non nell’incredibile accoglienza globale, forse la più forte e commovente di dieci anni di Rally in Sud America, ma è riuscita a vedere, o a volte soltanto intravedere, a vivere situazioni ambientali di incredibile bellezza. Cinque volte la Dakar è entrata in Bolivia, e ogni volta ha rischiato di uscirne con le ossa rotte.

A rendere la vita difficile, in Bolivia, sono prima di tutto l’altitudine e il clima. Un Paese di cui un terzo dell’estensione è sopra i 3.000 metri sul livello del mare richiede adattamento e comunque, a non esserci nati o ad averci vissuto, la fatica che si fa a respirare si sente come una cappa di piombo. Nella migliore delle ipotesi tutto è rallentato, più faticoso, di conseguenza un po’ “grigio”. Se aggiungiamo che durante i passaggi della Dakar le grandi piogge della particolare ”estate boliviana”, con le loro conseguenze, l’han fatta da padrone in più di una situazione cruciale, ecco che il quadro non è quello caratteristico di uno spensierato viaggio di nozze. A parte questo l’unicità delle occasioni boliviane è tale per cui, una volta superate le difficoltà, quel che sedimenta è indimenticabile, eterno. La Paz, la sede del Governo a oltre 3.500 m s.l.m., è un punto di arrivo speciale, circondato di meraviglie, Sucre, la Capitale più in basso, una città diversa, con più atmosfera, più “amazzonica” ma defilata rispetto all’asse degli obiettivi del Viaggio. La Dakar non c’è mai stata. La Paz è più facile, aeroporti, la vicinanza con il Perù, e anche con il Cile se l’obiettivo primario del Viaggio è il Salar di Uyuni, e senz’altro una mèta molto interessante. C’è chi viaggia a La Paz provenendo dal Titicaca peruviano, si ferma lì e torna indietro, e chi allunga di un paio di giorni il viaggio a Uyuni e visita la Città del Nord boliviano. Nessuno, o quasi, fissa La Paz come destinazione esclusiva o principale.

Tempo e denari permettendo, è uno sbaglio, perché la capitale amministrativa potrebbe benissimo essere il fulcro centrale di un programma affascinante. Noi l’abbiamo scoperto, grazie a Kenny e Yannick Wende, pionieri dello sport, del motorismo e dell’esplorazione “urbana e limitrofa” della particolarissima metropoli. Il segreto è avere qualche giorno di “respiro”, arrivare a La Paz, fermarsi e dedicarsi alle escursioni possibili. Un giorno si può andare al Titicaca e passare attraverso l’inquietante, dilagante capitale-gemella di El Alto. Un secondo giorno indimenticabile vi porterebbe sulle alture del Huaina Potosì, magari dentro una tempesta di neve d’estate, e fino alla Miniera di Milluni e al suo piccolo cimitero che sta a guardia di una struggente storia di umanità. Dietro al muro del cinema-teatro semi-distrutto, si scopre l’affresco di Miguel Alandia Pantoja, e si resta in silenzio per molto tempo. Un altro giorno andrebbe dedicato alla visita della stupefacente Valle de Las Animas e alle piccole meraviglie della Città. Imperdibili e fuori da qualsiasi programma, la vista della casa boliviana del Che, a Sud della Città, e la passeggiata sul Sentiero dell’Aquila dove, si dice, Ernesto incontrava segretamente Tania la Guerrillera. In questo caso leggenda e realtà si fondono così bene che non si è mai sicuri di quello che si sta vivendo e evocando. Tanto meglio, ne vale ancora di più la “pena” per quella speciale sensazione di essere trasportati altrove in un viaggio nel tempo.

La Valle de Las Animas è un altro chiaro esempio di meraviglia a portata di mano… ma sconosciuta. Non esistesse Yannick quasi certamente ci saremmo passati accanto senza accorgerci di nulla. Invece abbiamo potuto addentrarci in un miracolo geologico fragile e di una bellezza clamorosa. Il colpo d’occhio è maestoso. Sud-Est di La Paz, finisce la Città e si entra nella Valle, 2.500 ettari di canne d’organo di terra e sedimenti, residui fragilissimi di antiche battaglie e violente tempeste di inesorabili ere glaciali. Lo spettacolo è stupefacente e Yannick, anfitrione appassionato, riesce a trasmetterti immediatamente l’amore per il significato dello spettacolo. Da un lato la fragilità della monumentale valle, dall’altro la pressione della Città che avanza e si espande su ogni dimensione possibile, in mezzo una certa, pericolosissima latenza di reazione al pericolo. Las Animas sono in pericolo, e non è affatto detto che sopravvivano all’indifferenza dell’uomo. Verrebbe da dire che prima si va a vedere la Valle, e meglio è!

Sia chiaro, l’obiettivo principe del Viaggio in Bolivia è il Salar di Uyuni, 500 chilometri da La Paz, 500 da San Pedro de Atacama, Cile, 500 da Jujuy, Argentina. È la distesa placida di sale o di acqua, a seconda del livello del lago, una spianata di zolle di terra e sale spaccate dal sole 40 volte più grande delle Bonneville Salt Flats, o un lago placido senza orizzonte, solo a volte visibile l’Isola interna lontana del Pescado. Al Salar del viaggio boliviano si arriva in due modi, tre considerando di partire dal Cile. Da Nord via Garci-Mendoza, Tahua e vecchi villaggi abbandonati. È un viaggio più intimo, solitario attraverso pianure dove si coltiva l’unica Quinoa Real, oltre il vulcano Cerro Tunupa fino a che si finisce dentro il Lago, se c’è acqua, o in mezzo a un nulla bianco e abbacinante. L’esperienza è di quelle che restano dentro per l’eternità.

Oppure si sceglie la via più facile e turistica. Sosta e base nella cittadina omonima, Uyuni, facilities e serata da villaggio di frontiera e visita al cimitero dei treni del vecchio asse boliviano-cileno, a scartamento ridotto, affondato da una storia di tensioni politiche e di difficoltà tecniche, di cui Uyuni avrebbe dovuto essere l’hub centrale. La mattina dopo via verso Colchani, 20 chilometri a Nord, poi a 90° verso Ovest e, in capo a uno stradone sterrato lungo tanto quanta è l’impazienza, si è dentro il Salar. In questo caso il contesto è diverso. Tanta gente. Troppa. Ma del resto tutti dovrebbero avere l’opportunità, e tutti hanno il diritto, di vedere e godersi religiosamente questa meraviglia assoluta.

Grazie Yannick, grazie Kenny. Ora di scappare. La Bolivia si lascia alle spalle il più in fretta possibile, si desidera scendere di quota e ricominciare a respirare, ma allo stesso tempo ti ha lasciato… senza fiato.

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