Dakar Rewind. Sud America. Un Viaggio Indimenticabile Durato 10 Anni. 3. Caral

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Piero Batini
  • di Piero Batini
10 anni in due settimane, il Viaggio dell’ultima Dakar in Sud America per ripercorrere un’era del Rally più famoso del Mondo attraverso alcuni dei luoghi più significativi. Rally, Geografia e Emozioni indimenticabili
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
10 maggio 2019

Somewhere, some days after. 3. 10° 53′ 37″ S, 77° 31′ 13″ W. Caral. Il Viaggio al Sud inizia… verso Nord. Il Perù del Turismo “grosso” si incentra sulle esperienze straordinarie di tre destinazioni chiave. Nazca, Machu Picchu, Titicaca. Riunire le tre mete in un solo viaggio comporta due tipi, più uno, di… dispersione. La dispersione temporale, poiché il progetto di concatenare tre luoghi così affascinanti meriterebbe un processo di avvicinamento contemplativo graduale, quindi lunghissimo come l’”esperienza” di un viaggio d’altri tempi. Oppure la dispersione “emotiva”, che è tipica del raggiungimento diretto dell’obiettivo senza la conveniente “preparazione spirituale”. I pro e i contro, un po’ freddini, del mordi e fuggi, per intenderci. La terza forma di “dispersione”, infine, è quella… economica, poiché è chiaro che star via tre mesi, oppure andare tre volte in Perù, per quanto sia certo che ne varrebbe la pena, è pur sempre un impegno finanziario notevole. L’ideale sarebbe andare in Perù tante volte quante sono le mete fondamentali, e scoprire durante la marcia di avvicinamento quante e quali sono le prerogative straordinarie offerte da questo incredibile Paese. Tre viaggi di tre mesi ciascuno, insomma, giusto per farsi un’idea del Paese delle Meraviglie. Sì, certo, non è affatto economico.

Anche per questo, ovvero per esplorare un senso di marcia diverso da quello convenzionale, abbiamo impostato il nostro Viaggio-Dakar 2019 su un obiettivo iniziale atipico, singolare e simbolicamente irripetibile. Saremmo andati a Sud, ma per la partenza avremmo messo la prua verso Nord. Verso Caral.

Era un anno che ci pensavamo, Mr. Franco e io. Eravamo rimasti colpiti da una frase del nostro mentore e guida spirituale peruviana, l’immenso Kike al secolo Enrique Polack, braccio destro di Mr. Franco durante le incredibili Avventure dell’Incas Rally. Più che la frase il concetto, sbalorditivo: “Caral non è solo una delle più antiche città e civiltà riconosciute in Sud America, non è solo piramidi coetanee di quelle egiziane, non è solo un luogo di originale architettura e razionale urbanistica. Caral è la testimonianza di una civiltà unica, inascoltata, esemplare. Una Civiltà Pacifica!” Millenni di battaglie e di guerre, di sostanziale intolleranza e di incapacità a convivere anche soltanto su uno stesso pianerottolo, e ci vengono a dire che la città più antica del Sud America nasce, vive e declina mettendo al centro della sua civiltà la Pace. È straordinario! Per questo ormai da un anno sapevamo che saremmo andati a respirare quell’aria, sentire quell’atmosfera, capire, se era possibile capire, quello che dovremmo capire tutti, e una volta per tutte.

Caral è il nostro primo obiettivo di quella che sarà l’ultima Dakar in America Latina. Un’opportunità simbolica eccezionale.

Lima, Perù. Atterriamo al Jorge Chavez di Callao, prendiamo posto in hotel, telefoniamo. Idee chiare, azioni rapide. Non c’è tempo da perdere. Abbiamo preparato sommariamente la “missione” e deciso di metterci nelle mani esperte di Perù Responsabile, l’Agenzia di due italiani, Gabriele e Guido, innamorati del Perù. Vi hanno piantato le radici ammaliati da un modo di vivere la bellezza che non ha eguali. Hanno messo su l’”Azienda” e oggi hanno una base a Lima, una a Cuzco e una a Nazca. Organizzano Viaggi e “interventi”. Vale a dire che è possibile, e fantastico, mettersi nelle loro mani e farsi guidare in un Perù a misura di tempo e di desideri. Dategli i “paletti” e al resto pensano gli uomini (e le donne) di Peru Responsabile. Oppure capita che avete già in mente il viaggio, o che è in parte o quasi del tutto pianificato, ed è allora Perù Responsabile (a proposito, prima che mi dimentichi: www.peruresponsabile.it) che si mette nelle vostre mani e vi aiuta a completare l’”opera” aggiustando le vostre scelte, completandole, fornendovi istruzioni, logistica e supporto. Se, come nel nostro caso, avete già “in mente” quello che farete, e la Dakar quella “mente” se la prende tutta, con un supporto del genere avete fatto bingo. Il viaggio da sogno, insomma.

Caral. Rieccoci. Sapevamo appena dov’è. Con Guido siamo andati a ritirare la nostra Toyota, tutto in discesa, poi gli abbiamo chiesto se voleva accompagnarci alla Città. Guido ci risponde che potrebbe ma ce lo sconsiglia. Non c’è una vera e propria necessità logistica, è poco più di una passeggiata, e ci suggerisce, invece, di avvicinarci da soli, di “sentire” la Città e la sua aria. Lui ha fatto così la prima, la seconda, e tante altre volte.

È così. Facile, 150 chilometri spaccati di Panamericana verso Nord, dopo Huacho si piega a destra. Altri venti verso Nord-Est e ci siamo. Pace assoluta. Silenzio, poco vento. Come per incanto capiamo. È vero. Non c’è traccia di fortificazioni. Non ne sono state trovate, così come non sono stati trovati segni di violenza. Straordinaria sensazione. Un posto dove non c’è mai stato bisogno di combattere o di aver paura. La Città continua ad essere svelata. Gli scavi riportano alla luce i dettagli di quello che fu un centro importante di evoluzione di quella Civiltà pacifica. Facciamo il giro con una Guida esperta. È necessario. Seguiamo l’ordine delle scoperte e capiamo come era organizzata la Città passeggiando per i suoi viali oggi deserti. La Città, o per meglio dire la Civiltà che l’ha abitata, data a partire approssimativamente dal 3.000 avanti Cristo, ed espone uno dei primi concetti di evoluzione pre-andina.

Non è dato sapere se si tratta dell’evoluzione verso l’interno dalla Valle di Supe degli abitanti di piccoli villaggi dediti alla pesca lungo la costa, una trentina di chilometri, o se in quella Valle sono nati i centri abitati di una più popolata e organizzata comunità, o serie di comunità, dedita all’agricoltura. In questo caso vanno al loro posto i tasselli di uno sviluppo complementare alle piccole società della costa, a sua volta testa di ponte per l’evoluzione delle successive civiltà più propriamente andine. In un caso o nell’altro l’accento si posa sul valore esaltante della convivenza pacifica. Non c’erano metalli preziosi o altri “promotori” di disaccordo, e questo evidentemente ha favorito il sedimentare di una solida forma di equilibrio nella complementarità di ruoli e attività. In questo contesto si sviluppa la Società di Caral e della dozzina di centri limitrofi disseminati lungo la fertile vallata, cresciuta per cinque secoli costruendo case, anfiteatri, luoghi di frequentazione comunitaria e sviluppando tecniche e strumenti per le coltivazioni e il commercio.

Poi l’inversione di tendenza. Inesorabile. Per ragioni che si devono orientare verso forme più “rapide” di evoluzione sociale, per esempio la corsa ai metalli preziosi, ecco le dispute, l’intolleranza, ed ecco che il valore globale e l’importanza di Caral calano, fino a sparire al di sotto della convenienza della società o dei singoli abitanti, magari strappati alla loro Terra dai miraggi della storia. La Città e la Valle si spopolano, gli edifici si svuotano, infine è l’abbandono. E un giorno tutto questo sparisce sotto terra. Per essere ritrovato, in eccezionale stato di conservazione, a metà del secolo scorso. Di fronte al Perù dilagante di Nazca e Machu Picchu Caral è ancora trascurata, e il turismo è poco o niente.

A noi il Viaggio ha fatto un gran bene!

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