Il Bar della Dakar. E se fosse Rivoluzione Rookies?

Il Bar della Dakar. E se fosse Rivoluzione Rookies?
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Quali chances ha un Rookie di spuntarla? In realtà non molte. Di vincere, poi, quasi zero. Però l’avventura dei debuttanti è molto interessante, addirittura intrigante. I casi di Knight, Sanders, Meeke… Roma e Loeb
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
4 gennaio 2021

Jeddah, Arabia Saudita, 3 Gennaio. Veni, vidi, vici! Non esiste. Non alla Dakar. pochissimi casi. Ne ricordo qualcuno. Cyril Neveu, 1979, prima edizione della Dakar Moto, Auto, Camion tutti insieme, con una Yamaha XT500. Winfried Philippe Adalbert Karl Graf Kottulinsky Freiherr von Kottulin, meglio conosciuto come Freddy Kottulinsky, il vincitore con una Volkswagen Iltis della prima classifica per le auto, 1980.

Ari Vatanen, 1987, sbarca con la Peugeot 205 Grand Raid del Team diretto da Jean Todt e sbaraglia il campo. In ogni caso il debuttante che vince è un mito, difficile da sfatare. Però è molto interessante che ogni anno arrivino nuove leve a rimpinguare un “plateau” altrimenti destinato a invecchiare… troppo. Gli anziani, o per meglio dire i “senatori”, alla Dakar non si contano. Guardate voi stessi. Il signor Carlos Sainz, tanto per fare un esempio, è un classe ’62, è il Campione in carica ed è alla 14ma Dakar. È in testa in questa edizione appena iniziata ed è uno dei massimi favoriti. Fate voi. Trovate che sia il tipo da “largo ai giovani”?

Debuttare alla Dakar non è solo essere in giovane o tenera età. È anche arrivarci già maturi travasati da un’altra Specialità. E qui i casi non si contano ma, ancora, non uno di questi è arrivato e ha vinto. Esperienza. Il valore inalienabile dell’esperienza è una credenziale obbligatoria, alla Dakar.

Ciononostante la partecipazione di un debuttante, soprattutto se già conosciuto e referenziato, esercita un grande fascino e suscita grande curiosità, interesse. E proprio perché è una novità intrigante raccoglie molto tifo. Vai, fagliela vedere ai senatori!

Quest’anno, manco a dirlo, ci sono alcune partecipazioni assai interessanti. Vediamo. Tra le Moto due in particolare. Daniel Sanders, in gara con una KTM e neo acquisto del Team austriaco. David Knight, in corsa con una Husqvarna del tutto privata. Due casi apart, per così dire.

L’australiano è un dio dell’enduro del suo Paese, che si badi bene non è la stessa cosa che da noi, l’inglese un fuoriclasse dell’enduro “tradizionale” e dell’Estremo. Sanders ha vinto tutto in Australia ed è uscito allo scoperto in campo internazionale dominando una serie di Sei Giorni Internazionali di Enduro e portando al successo la Squadra Down Under. Knight è quel genere di Campione che tutti amano… e che sono il terrore dei manager, costretti a temere l’incapacità di allinearsi a quel fairplay un po’ ipocrita che è nelle regole delle pubbliche relazioni.

Knight è passato alla storia non solo per i suoi Titoli di Campione del Mondo di Enduro, non solo per quelli del GNCC americano, non solo per aver dominato la scena delle più micidiali Extreme, bensì e anche per aver fatto delle storiche “scenate” pubbliche che gli sono valse contratti milionari in fumo (beh, nell’enduro il milione non lo conosce nessuno). Dai, dite che non ricordate quell’episodio della sua stagione Mondiale di Enduro con BMW!

Sanders è partito ed è andato subito a Podio, beh, se è per quello ricordo ancora un amico che si chiama Nani Roma quando arrivò e mise tutti in fila in modo più che clamoroso. Poi, Sanders, durante la prima tappa ha pagato l’inesperienza capitale di non sapere navigare (beh, non è stato il solo a perdersi). In ogni caso, quali che siano le istruzioni che ha ricevuto dal Mister Jordi Viladoms, Sanders è partito a palla (e per questo rischia!).

Il Gigante dell’Isola di Man stava per non farcela, lo sponsor lo aveva abbandonato. Così Knight ha messo su un fundraising, che ha messo in luce la straordinaria passione dei suoi fans, e ha raccolto il budget per partire (non tutto, la raccolta è ancora aperta).

 

I due Piloti sono da seguire con particolare attenzione. Sanders è un Pilota relativamente avvezzo alla velocità, Knight è un bestione invulnerabile, ma non abituato ai rischi dell’alta velocità. Entrambi fanno una scommessa prima di tutto con se stessi, perché sono abbastanza grandi da rendersi conto che dovranno usare la testa prima del talento.

Tra i debuttanti in Auto non ci sono molti nomi strabilianti, ma Uno sì. È quello di Kris Meeke, ex Pilota di Rally (beh non proprio “ex”, pare che affronterà il Mondiale WRC2 con una Skoda, non appena rientrato dalla Dakar).

Kris è un fenomeno spettacolare. Nel WRC ha vinto poco e… distrutto molto, ma la sua vittoria al Rally Messico 2017 è indimenticabile. Pilota “costoso”, al punto che un giorno lo hanno licenziato perché non potevano più sopportarne il budget di… carrozziere. Scusa bella e buona, la sua Macchina non andava e lui ce la metteva tutta, alla sua maniera, cioè senza andare troppo per il sottile. Un fenomeno, bravissimo, in ogni caso. Meeke si è presentato sulla scena della Dakar l’anno scorso, da visitatore e puntualmente, qualche mese dopo, è cascato nella rete.

Il debutto del Pilota Nord irlandese avviene su un SSV, per la precisione uno Zephyr allestito e gestito dal Team PH Sport, vecchi amici d’ambiente WRC.

Potenza del Rookie, Meeke è partito e ha vinto al primo colpo. Il Prologo. Poi il secondo giorno, prima tappa, è stato rallentato da un singolare contrattempo… l’incendio di un pneumatico di scorta a bordo, probabilmente troppo vicino agli scarichi. Poco male, insomma, molto male per la Gara iniziata così bene. Vuol dire che Kris ci farà sicuramente emozionare giorno per giorno.

 

Rookie, debuttanti, è anche auto nuove. Questo è un altro genere di debutti che presta il fianco all’ingratitudine, alla sofferenza, a delusioni concenti. Parliamo di BRX, Bahrain Raid Extreme, e delle due BRX Hunter realizzate a tempo di record utilizzando l’esperienza di Prodrive. Le due macchine iscritte in gara sono state affidate a Nani Roma e a Sebastien Loeb. Il che vuol dire che sono già sotto l’occhio di bue. Loeb non si è fatto pregare e, conscio di avere nelle mani il potenziale per vincere anche la Dakar, ha già messo alla frusta macchina, team e equipaggio alla ricerca del risultato. Al primo colpo non gli è andata male, decimo, ma era solo il prologo.

Il secondo giorno, prima Tappa, non è andata allo stesso modo e l’alsaziano, che corre sempre con il navigatore storico Daniel Elena, si è dovuto inchinare a quelle forature che ti strappano il cuore per cercare di sostituire il più in fretta possibile e che ti abbassano il morale. … Morale. Loeb è 18° a venti minuti.

 

Assai più gentile con la meccanica, e parco nei consumi di energia, Joan Roma è maestro di gestione. Nani ha già vinto tutto e due volte la Dakar, una in Moto e una in Macchina. Nani sa esattamente quello che deve fare. Non che gli manchi l’ambizione, ma il catalano ha quella dote importantissima che consiste nel saper guardare molto lontano all’orizzonte, consapevole che il bersaglio è assai più avanti… circa due settimane. In fondo lo sviluppo della Macchina è una sua opera, e Roma sa che il lavoro continua, ogni giorno più fine, se vuole portare al traguardo la novità assoluta e rompere l’incantesimo.

Nani, sesto nella generale, ci ha confidato, in un telegramma che sapeva di strizzata d’occhio: “Estoy tranquilo!!! Poco a poco!! Invertir ahora para ganar mañana amigo!! Sì”

Dai Nani!

 

© Immagini: “Nani” Roma Media, BRX, Red Bull Content Pool, X-raid, Toyota Gazoo Racing, ASO, KTM, Honda, Rally Zone, Francesca Gasperi

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