F.1: C'era una volta la nuova Ferrari...

F.1: C'era una volta la nuova Ferrari...
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Paolo Ciccarone
Considerazioni sul lancio della nuova monoposto del 2016, che avverrà come di consueto sul web e con i giornalisti tenuti ben lontani da quella che sarebbe la loro preda naturale: la notizia
16 febbraio 2016

Punti chiave

Sincronizzate gli orologi: venerdì 19 febbraio (potevano scegliere il 18, compleanno del grande Enzo Ferrari…) alle ore 14 (ora di Modena) sul sito web della rossa verrà presentata la monoposto del 2016.

Finora si è parlato di colori (più bianco meno nero, d’altronde son anni che vanno in bianco…) di sospensioni e strutture organizzative. Del resto, dovremo accontentarci di quello che passerà il convento maranellese. Ormai la tendenza è generalizzata, le presentazioni si fanno sul web, ti fanno vedere quello che vogliono loro, ti servono interviste piatte prive di fondamento e sostanza, quattro foto fatte bene e lavorate come si deve, immagini spettacolari e tanta fuffa da riempirci un giornale o altro.

Secondo alcuni è la legge del web, della democrazia della comunicazione dove tutti possono partecipare e vedere, magari anche i 10 fortunati vincitori che hanno riempito di spam rosso le bacheche e i tweet vari, il tutto per avere più social, più followers, più seguito. Per non avere nulla. 

Non è che a Maranello siano cattivi e a Stoccarda siano bravi. Tutt’altro. E’ la tendenza della F.1 moderna, dove i giornalisti vengono tenuti lontani e con la scusa di aprirsi al web, si dà la falsa impressione che sia calata la democrazia proletaria negli uffici dell’aristocrazia tecnica commerciale. Insomma, secondo chi scrive, una grossa e unica presa per i fondelli

Ormai la tendenza è generalizzata, le presentazioni si fanno sul web, ti fanno vedere quello che vogliono loro, ti servono interviste piatte prive di fondamento e sostanza, quattro foto fatte bene e lavorate come si deve, immagini spettacolari e tanta fuffa da riempirci un giornale o altro

Perché anche in passato era possibile vedere le immagini, sentire le interviste e godersi il lancio dei nuovi modelli. D’altronde, in F.1 corrono per comunicare e come prima cosa che fanno? Non comunicano. Roba da cancellargli le sponsorizzazioni… Stava poi ai giornalisti presenti in loco, con gli ingredienti a disposizione, cucinare piatti diversi, saporiti o meno, in base a cosa riuscivano a scoprire. 

Ad esempio, salutando al bar un tecnico magari ci scappava una curiosità, parlando con un pilota fra il serio e il faceto capivi se qualcosa andava bene o meno. Insomma, tutti a casa a vedere in TV e sul web l’evento e chi stava sul posto si inventava qualcosa di diverso. Così il giorno dopo sui giornali era bello leggere l’intervista che tizio era riuscito a fare a caio di nascosto, oppure l’indiscrezione su quel fondo piatto che verrà cambiato a partire dalla terza gara perché il progetto va sviluppato in un certo modo.

Una volta la presentazione era l’occasione per parlare anche di altro. E magari, da Enzo Ferrari a Luca di Montezemolo, da Niki Lauda a Ron Dennis, era anche l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, contestare quell’articolo, quella indiscrezione, mettere pepe a una discussione in cui qualcuno aveva qualcosa da dire. Oggi no, e la scusa è che col web raggiungi più gente al mondo. Salvo poi dimenticarsi che i contatti sul proprio sito fanno bene, molto bene e qui si prendono in giro due volte gli appassionati, quei blogger che amanti delle corse hanno l’illusione di far parte del giro. 

E’ una mazzata sui piedi che si tira la F.1, chiudendosi sempre più ma dando l’impressione di avvicinarsi ai tifosi. Una presa per i fondelli micidiale. Una squadra di F.1 è un costruttore di auto che produce in un anno al massimo 5 esemplari. Una Casa come Mercedes o Fiat in un anno ne produce centinaia di migliaia. E quando vai a un loro evento ti riempiono di informazioni anche su chi ha progettato l’ultimo bullone, su chi ha scelto i colori degli interni e chi ha servito il caffè in ufficio. Fanno a gara a darti tutte le informazioni possibili, farti parlare con tizio caio e sempronio.

E poi ti ospitano in hotel a 5 stelle, ti pagano il viaggio. In F.1 no, ti danno due dita negli occhi, non ti pagano nulla e nemmeno ti fanno parlare con qualcuno, anche se è il guardiano della fabbrica che deve essere autorizzato dal presidente a dirti buon giorno. Certo, risparmiano soldi. Tanti soldi. Una presentazione come si deve costa qualche centinaio di migliaia di euro a volerla fare in grande. Ma una squadra che ha 350 milioni di budget, va a risparmiare proprio sulla comunicazione al lancio? Cosa che farebbe felici anche gli investitori? 

Ebbene sì. Tagliano su tutto, e poi scopri che lo stipendio dell’ingegnere progettista è di 5 milioni di euro, con quote del team, o l’altro tecnico che prende 1,5 milioni di euro. Ecco, i risparmi vanno a finire lì. Aveva ragione Enzo Ferrari: si muore di fame e di indigestione. Adesso in F.1 si muore anche di noia e di mancanza di comunicazione. E pensare che spendon soldi proprio per comunicare al mondo quanto sanno fare in pista…

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