F1 2019. Verso Shanghai 1000 GP, il viaggio. 1^ parte

F1 2019. Verso Shanghai 1000 GP, il viaggio. 1^ parte
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Paolo Ciccarone
Parte il viaggio in attesa del GP numero 1000 della storia della F1
12 aprile 2019

Primo giorno. Il volo. Si parte destinazione Shanghai. Per fortuna si decide di optare per un volo Emirates visto quanto accaduto ai colleghi che da Francoforte, con Lufthansa, si sono ritrovati con un motore rotto e 11 ore di ritardo. La loro avventura è di quelle che restano impresse, infatti saliti sul Jumbo hanno ricevuto la notizia che non si partiva più a causa del problema a un motore. Scesi dall'aereo, hanno dovuto aspettare fino a quando non gli è stato comunicato che si sarebbe partiti la mattina dopo. Il volo era in origine programmato per le 9, ma visto l'afflusso di chi era rimasto a piedi il giorno prima e chi doveva volare in giornata, sono decollati alle 11. Fra questi anche Mario Isola, responsabile Pirelli Motorsport e alcuni giornalisti italiani e tedeschi. A Shangai tutto ok, ma le turbolenze non hanno risparmiato nessuno di coloro che sulla rotta hanno dovuto affrontare  salti e tremolii dell'aereo. Diciamo che era una di quelle situazioni in cui anche gli atei riscoprono la religione, visto il ballare. E' successo in atterraggio a Dubai per chi aveva scelto Emirates e per tutti coloro che dall'India verso la Thailandia si sono trovati sballottati come palloncini. A Shanghai il tempo è grigio, freddo e umido, infatti la pioggia torrenziale del giorno precedente ha lasciato il segno. Si  passati dai 28 gradi agli 11 in un lampo.
 

Da Pudong al centro, attraverso villaggi fantasma

La comitiva F.1 è nutrita e tutti hanno avuto problemi col rilascio del visto, giunto solo all'ultimo momento nonostante ci si fosse organizzati per tempo. La tecnologia è tale, però, che basta inserire il passaporto sul lettore di impronte digitali, obbligatori per tutti prima di fare i controlli con la polizia di frontiera, da sentirsi dare i comandi nella propria lingua. Ovvero, il sistema riconosce la nazionalità del passaporto e nella tua lingua ti dice cosa fare. Poi arrivi al controllo di polizia e la scena si ripete. Davvero avanzati! dall'hotel riservato ai giornalisti mandano un autista a prendere i viaggiatori. E' a pagamento (circa 100 euro) ma se si pensa che dall'aeroporto all'hotel ci sono 80 km attraverso Shangai, si capisce che la cifra è comprensibile. L'ultima volta che da Pudong ero stato a Shanghai la campagna dominava la scena. Ovvero, a parte la monorotaia col treno da 400 km/h e quella tradizionale del metro, non c'era niente. Adesso sorgono una serie di villaggi fantasma. Ovvero piccole città che si estendono per km lungo l'autostrada. Le case cambiano stile. Ovvero, vecchia Inghilterra, casermoni con palazzoni enormi, oppure villette a schiera stile europeo. Sono tutti disabitati, nessuna vita, nessun movimento. Centinaia di costruzioni finite e complete senza un'anima viva. Il percorso però permette di capire alcune cose. Il parco auto è di ultima generazione, la maggior parte dei modelli sono di marca cinese che però ricordano sfacciatamente modelli europei. Trovi copie della Peugeot 3008, della Jaguar o della BMW ma sono tutti made in China. La benzina costa circa 90 centesimi al litro, il gasolio 80, per cui la maggior parte usa auto a benzina. Si diffonde l'elettrico, infatti circolano molte Tesla, anche SUV ultima generazione, e modelli ibridi cinesi. Più grande è l'auto, maggiore il prestigio di chi la guida. Non conta in quanti si è a bordo, ma quanti se ne possono portare.
 

Limiti di velocità molto serrati

Una differenza rispetto al passato è che nelle autostrade hanno imposto limiti di velocità molto alti. Ovvero non si va oltre gli 80 orari con punte di 60. I controlli elettronici hanno il duplice scopo: telecamere col flash fotografano la targa e fanno pagare il pedaggio, che viene addebitato sul conto corrente o sul cellulare del proprietario della vettura, ma al tempo stesso si verifica che i limiti vengano rispettati. Nel 2007, ultima volta a Shanghai per chi scrive, ogni attraversamento era un GP: tassisti che in centro andavano a oltre 120 orari, autostrade con camion che superavano e facevano inversione a U, semafori non rispettati. La mortalità stradale è ancora molto alta, ma i controlli e la repressione hanno reso più prudenti gli automobilisti. L'unico problema è che guidano tutti male. Nel senso che vanno a scatti con l'acceleratore, appena superano il limite mollano il gas, per cui le due ore dall'aeroporto all'hotel, sono tutte uno stop and go che mette a dura prova lo stomaco.
 

Giornalista... deportato in centro

Una nota curiosa riguarda un noto collega italiano, famoso per i suoi servizi. Anche lui aveva l'autista ad aspettarlo in aeroporto, peccato che dopo 2 ore di auto lo abbia portato in un albergo che non era quello previsto. La lunga discussione è proseguita per diverso tempo, fino a quando si sono accorti di aver sbagliato e riportato, finalmente, nell'albergo giusto il collega. Che dall'atterraggio alla occupazione della stanza, ha impiegato appena...5 ore! La sera tutti a cena nello stesso ristorante. Infatti l'hotel destinato alla stampa si trova in un golf club in periferia, senza nessun accesso a metrò, bus o solo per fare una passeggiata. Niente di niente, deserto totale e obbligo per tutti di restare lì. Alla fine sembra una succursale del paddock F.1 visto che sono tutti gli uomini della FOM, i giornalisti europei e una ospitalità Renault per i clienti VIP. Unica consolazione, il menù a buffet, costo 39 euro, comprende aragoste, granchi, caviale e tutto il resto a volontà. Ma c'è anche chi ha optato per una pizza margherita, condita con rucola..., e ha pagato la stessa cifra.
 

Comunicare, questo è il problema

Da tempo in Cina le comunicazione sono al vaglio governativo, per cui mandare articoli, comunicare col telefono o altro, cose che da noi sono ormai banali e scontate, qua non lo sono. Il wifi in hotel o in sala stampa è gratis, peccato che blocchi tutto: Google, Gmail, Watsup, Twitter, Messenger, Facebook etc etc, per cui ci si deve improvvisare per risolvere il problema. Da Shanghai città al circuito, cambia completamente la vita. Peccato che in metrò ci voglia un'ora di viaggio e una bella scarpinata, ma forse stare in centro ha un senso. Per centro si deve intendere quello di una megalopoli la cui superficie è 7 volte quella di Manhattan, tanto per fare un confronto, e ospita 34 milioni di persone nel comprensorio. Comunque l'inventiva italiana (ma europea in genere) ha trovato il modo (per ora) di aggirare il problema e riuscire a mandare le corrispondenze. Nel 2007 il problema non esisteva, almeno le mail venivano spedite regolarmente visto che tutto il resto non esisteva. E' un problema da risolvere perché comunicare, al mondo d'oggi, è fondamentale. Per il momento da Shanghai è tutto, ci sentiamo col prossimo diario di viaggio per il GP numero 1000!
 

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