F1, Ricciardo: «Bianchi avrebbe avuto lo stesso successo di Leclerc»

F1, Ricciardo: «Bianchi avrebbe avuto lo stesso successo di Leclerc»
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Secondo Daniel Ricciardo, Jules Bianchi avrebbe avuto il successo di cui sta godendo ora il suo figlioccio, Charles Leclerc
15 aprile 2020

Daniel Ricciardo parla del futuro spezzato di Jules Bianchi: secondo l'australiano, il pilota della Marussia avrebbe avuto lo stesso successo di Charles Leclerc se non fosse scomparso a soli 25 anni per le conseguenze del gravissimo incidente occorsogli nel GP del Giappone 2014 di Formula 1. In un post sui propri canali social, Ricciardo ha indicato i cinque suoi rivali più sottovalutati in F1: tra questi, anche Bianchi. «Non è che Jules fosse sottovalutato - spiega Ricciardo - ma non abbiamo mai avuto modo di vederlo in una macchina competitiva, per cui forse in molti non capivano il potenziale che avrebbe espresso». 

«Basti pensare alla sua prestazione al volante di una Marussia a Monaco nel 2014, i primi punti per il team. Monaco è come Macao: non ci sono colpi di fortuna per ottenere un risultato. Fu assolutamente meritato». Nel 2014, pochi mesi prima dell'incidente di Suzuka, Bianchi riuscì a tagliare il traguardo in nona posizione nel Principato, facendosi notare dal grande pubblico, che non lo conosceva ancora bene. Erano invece ben consapevoli delle sue capacità i dirigenti della Ferrari, che lo avevano inserito nella Academy. 

L'incidente di Suzuka ha interrotto quella che sarebbe stata una scalata verso il successo, come ricorda Ricciardo: «Un altro aspetto che rende così triste questa storia è il fatto che ora sarebbe stato in un top team e avrebbe già vinto gare, questo è indubbio». «Per certi versi - aggiunge Ricciardo - credo che Charles stia facendo ora quello che Jules avrebbe fatto. Penso che Jules avrebbe avuto il successo che sta avendo ora Charles, con qualche anno di ritardo». A rendere ancora più significativo il paragone tra Bianchi e Leclerc è il rapporto fortissimo che li legava: Bianchi era il padrino di Leclerc. 

Il talento di Bianchi, ricorda Ricciardo, era evidente già quando era un ragazzino: «All'epoca dei kart, Jules era il ragazzo da battere». «Ci incontrammo per allenarci da Formula Medicine a Viareggio e tutti, anche se avevamo 17 anni, lo trattavano come se fosse già un pilota di Formula 1. Ebbi modo di conoscerlo e diventammo amici, e capii rapidamente chi fosse e cosa avesse fatto prima che arrivassi in Europa», aggiunge Ricciardo. Un potenziale purtroppo rimasto inespresso per colpa di quel maledetto pomeriggio di ottobre a Suzuka. 

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