F1: Sergio Perez è vittima della cura dimagrante della Red Bull RB18

F1: Sergio Perez è vittima della cura dimagrante della Red Bull RB18
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Cosa sta succedendo a Sergio Perez? La risposta a questa domanda arriva analizzando le conseguenze della cura dimagrante cui è stata sottoposta la RB18
16 settembre 2022

Tra fine maggio e inizio giugno, qualcuno arrivò a pensare che Sergio Perez potesse davvero insidiare Max Verstappen nella lotta per il mondiale. Merito della vittoria nel Gran Premio di Monaco, al termine di un weekend di gara in cui, semplicemente, il suo compagno di squadra non era stato abbastanza veloce. E poi di un’altra prestazione da incorniciare a Baku, occasione in cui, come nel Principato, riuscì a battere il campione del mondo in carica in qualifica, pur non riuscendo ad avere la meglio in gara.

Col senno del poi, è un bene per Perez che il suo rinnovo biennale con la Red Bull sia stato siglato proprio in quel periodo. Perché di lì a poco le sue prestazioni hanno cominciato a somigliare più a quelle che erano costate la retrocessione a Pierre Gasly e Daniil Kvyat che a quelle di una seconda guida in grado di fare la differenza nel mondiale costruttori. Nelle ultime gare, il confronto con Verstappen si è fatto impietoso, con distacchi abissali sia in qualifica che sul giro secco. La forbice prestazionale tra i due piloti della scuderia di Milton Keynes si è fatta talmente ampia da far insinuare agli amanti delle teorie del complotto che ci fosse qualcosa di sospetto. Ma cosa è successo davvero a Sergio Perez? 

Per capirlo, bisogna comprendere cosa è accaduto alla sua RB18, protagonista di una notevole evoluzione. L’imbeccata giusta è arrivata a Monza da Max Verstappen, che ha spiegato come, con la cura dimagrante impostata qualche mese fa, la sua monoposto abbia perso “i chili di troppo nei punti sbagliati”. Un eccesso di “ciccia” che non faceva altro – ha sottolineato Max – che causare un effetto collaterale assai sgradito all’olandese, il sottosterzo. Max, infatti, preferisce una monoposto leggermente sovrasterzante, con l’anteriore molto preciso e il posteriore da gestire portandosi al limite, senza mai superarlo. Con la riduzione del peso della RB18 – notevolmente superiore alla stazza minima a inizio anno – la Red Bull si è potuta permettere di ridistribuire i pesi, a tutto vantaggio di un anteriore più preciso.  

E se l’assenza di sottosterzo ha soddisfatto Verstappen, non è così per Perez, le cui preferenze di guida sono opposte a quelle di Verstappen. La Red Bull ha semplicemente scelto di privilegiare il suo numero uno? Il direttore tecnico della scuderia di Milton Keynes, Pierre Waché, a Monza lo ha escluso. “Non è intenzionale che lo sviluppo abbia favorito Max”, ha tenuto a puntualizzare. La verità è che l’evoluzione della RB18 ha preso la strada più prestazionale, con l'anteriore preciso che si sposa bene sia con il nuovo regolamento che con gli pneumatici Pirelli da 18". E volendo fare l’avvocato del diavolo, verrebbe anche da sottolineare che i fuoriclasse riescono ad adattare il proprio stile di guida anche a monoposto che sono lontane dalle proprie preferenze.

“Il problema – riflette Waché - è la sua fiducia nel bilanciamento, che con lo sviluppo si è allontanato dalle sue preferenze”. Ma come si può risolvere?  “Non è semplice metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio. Dobbiamo trovare un modo per renderlo competitivo, ma perderemmo un po’ di performance per accontentarlo”. Una difficoltà che nasce dalla complessità di “utilizzare strumenti legati all’assetto per modificare il bilanciamento della vettura” per andare a correggere in corsa il comportamento di una monoposto sviluppata per garantire una certa performance nelle condizioni con cui Perez non riesce a fare i conti.

La toppa, insomma, rischia quasi di essere peggiore del buco. E se questo non costituisce un problema in una stagione che la Red Bull ha ormai ipotecato sia lato piloti che lato costruttori, potrebbe diventarlo nei prossimi anni. Il rischio che la scuderia di Milton Keynes schieri nuovamente un inefficace attacco a una punta sola non è da escludere, visto che la direzione della monoposto per il 2023 è tracciata. E illustri precedenti dimostrano che in Red Bull non si può mai essere sicuri della propria posizione. A meno che non ci si chiami Max Verstappen, l’alfa e l’omega del team. 

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