Formula 1 Montecarlo 2014: il punto sulla Ferrari

Formula 1 Montecarlo 2014: il punto sulla Ferrari
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Paolo Ciccarone
Dopo sei gare dal via del mondiale la Ferrari deve ancora trovare il bandolo della matassa. Tante le forze messe in campo, ma vanno coordinate e servirà tempo | <i>P. Ciccarone, Monaco</i>
25 maggio 2014

Montecarlo – Cantami o diva dell’ira funesta etc etc… ormai per Kimi Raikkonen bisogna scomodare i classici, visto che correre con la Ferrari per lui sta diventando una Odissea. Anche a Monaco, dopo una partenza brillante, un avvio grintoso, ci si è messa di mezzo la mala sorte sotto forma di una cretinata di Max Chilton.

Il pilota della Marussia, infatti, aveva ricevuto il permesso di sdoppiarsi durante il regime di safety car, Raikkonen era già rientrato ai box a cambiare le gomme ma la Marussia ha colpito la Ferrari bucando una gomma. Altro stop, e addio sogni di podio. A questo punto la rimonta, l’altro botto con Magnussen, altra fermata ai box e giro veloce. Ma dodicesimo alla fine.

Il massimo che si potesse capitalizzare

E Alonso? Partito bene, dopo 100 metri si è trovato chiuso da Ricciardo, Kimi lo ha sfilato sulla sinistra e così, da sesto, in fila indiana senza poter far nulla: «Mi si è avariato il motore elettrico – dice Alonso – per i primi giri non avevo spinta. Alla fine siamo riusciti a sistemare tutto, ma ho corso da solo, quelli davanti non riuscivo a prenderli, quelli dietro erano troppo lontani per dare fastidio, per cui alla fine ho dovuto solo fare una gara di concentrazione cercando di non sbagliare nulla. Purtroppo abbiamo altre squadre che ci stanno davanti, qua sapevamo che partire bene era fondamentale, non ci sono riuscito e questo è il massimo che potessimo portare a casa».


In Canada arriveranno delle modifiche, cambierà qualcosa?
«Abbiamo sempre novità e cose diverse da provare, ma non c’è niente che possa cambiare la situazione di colpo, vedremo come andranno le cose».

Ho corso da solo, quelli davanti non riuscivo a prenderli, quelli dietro erano troppo lontani per dare fastidio. Purtroppo abbiamo altre squadre che ci stanno davanti, qua sapevamo che partire bene era fondamentale, non ci sono riuscito e questo è il massimo che potessimo portare a casa


E per capirlo, oltre alla furia Raikkonen e la rassegnazione di Alonso, resta da capire cosa succederà alla Ferrari. James Allison, il DT, sta lavorando sul futuro cercando di capire cosa non va di questa macchina, ma l’impressione è che a Maranello ci sia una divisione interna che fa ricordare i vecchi tempi, quelli Pre Todt per intenderci, in cui i motoristi giustificavano le loro scelte perché i telaisti avevano domandato delle cose che gli aerodinamici avevano imposto perché per il motore occorreva fare le carrozzerie in quel modo etc etc.

Serve un coordinatore

Una divisione di compiti cui manca una mano sola. Quella di un coordinatore che sappia capire chi mente e chi dice la verità. E al momento Marco Mattiacci, responsabile della GES, può solo ascoltare tutti senza prendere decisioni immediate. E non potrebbe fare diversamente. Ogni azione potrebbe essere azzardata e in F.1 la paghi cara, non fra due settimane, ma fra un anno, quando si vedranno i frutti di chi ha lavorato bene e chi no.

E poi, si parla di Newey, ma come si può pensare a un Newey quando un Allison non ha ancora mostrato cosa sa fare? E quindi si torna al dilemma iniziale: occorreranno mesi, forse un paio d’anni, prima di avere una Ferrari ricostruita nel morale e nella tecnica, in grado di competere. Sperando che Alonso e Raikkonen tengano botta e che nel frattempo non salti fuori qualcun altro oltre a Mercedes capace di fare meglio. E’ questa la vera ira dei piloti in questo momento. Sapere di non potersi difendere e sapere che per farlo ci vorrà tanto tempo e che, forse, saranno altri a incassarne i frutti.

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