Monaco Gran Prix Historique, un'avventura meravigliosa

Monaco Gran Prix Historique, un'avventura meravigliosa
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Il racconto sul viaggio e le emozioni vissute in pista nella Monaco Gran Prix Historique, di Giuseppe Magni
25 aprile 2021

Quando sei in colonna sulla A7 non hai nessuna voglia di sognare. Là i lavori perenni quanto demenziali, che stanno assillando fino all’assurdo gli utenti paganti di questa autostrada, inducono più ad improperi e propositi di denunce o peggio, piuttosto che al dolce pensiero del mare che li attende al di là del Turchino. Alla fine, dopo aver cenato in auto, a fianco degli amici camionisti, ingabbiati come noi in una serie delinquenziale di repentini, improvvisi restringimenti di carreggiata, guadagniamo la costa.

La prima cosa che ti viene da fare quando vedi il mare è tirare giù il finestrino e respirare a pieni polmoni. Fa niente se l’aria è più pregna della puzza di scarico del camionista incattivito da due ore e passa di colonna che del profumo di salsedine marina. Non siamo più in colonna e questo è un gran sollievo. Bordighera è ancora lontana, quindi spingiamo sull’acceleratore. Finalmente arriviamo. Location conosciuta. Cosa siamo venuti a fare qui? Troppo stanchi per fare mente locale. Ci penseremo domani.

La mattina dopo, il cielo sulla costa è limpido e sereno, ma l’aria è davvero fredda per essere la seconda metà di aprile. Andiamo a ovest. Sul confine italo francese controlli minuziosi: tutto in ordine. Facciamo la solita strada bord de mer, fino allo svincolo sopra il tennis: altri minuziosi controlli dei documenti. Monaco è in stato d’assedio: forze dell’ordine presidiano ogni via e viuzza, controllano a vista qualsiasi persona si avventuri per strada.

Che siamo venuti a fare qui? Ma certo: c’è il Monaco Grand Prix Historique, una manifestazione che l’Automobile Club di Monaco ha tenuto fortemente ad organizzare, con molta volontà di fare, di ripartire, anche se le tristi vicende della pandemia non sono certo terminate. Però qui sono tutti vaccinati, si evince anche dalla serenità con cui alcune arzille vecchiette stazionano fuori da un negozio, senza mascherina. Dopo aver ritirato gli accrediti, eccoci in pista. Ma stavolta in pista nel vero senso della parola! Niente tribune, riservate rigorosamente agli autoctoni o ai clienti degli alberghi o a chi lavora qui, niente media center.

Pista. Pista vera! Una delle più celebrate e famose del mondo! Attenti a non dare nessun fastidio a commissari e addetti alla sicurezza. Commissari che, ad ogni postazione, salutano cortesi, poi fingono indifferenza, ma in realtà nessuno di loro ci perde d’occhio nemmeno per un attimo. Sono tutti tranquilli e calmi, ma molto attenti e vigili. Insieme a quelli di Monza, questi ragazzi sono i migliori al mondo. È un piacere ed un orgoglio immenso poter essere qui, vicino a loro.

 

Poi si accendono i motori, si odono i rombi, quelli veri, delle Bugatti e delle Maserati degli anni ruggenti. Siamo alla chicane sul porto, arrivano ed entrano nella doppia curva trascinate dentro dalle poderose braccia dei piloti che brandiscono con forza bruta gli enormi volanti di legno. Queste attempate, nobilissime signore cominciano a raccontare favole di controsterzi e derapate, di scivolate sulle quattro ruote, di nuvole di fumo azzurrognolo e odore acre quanto sublime di olio bruciato... Come dovevano essere belli i tempi di Chiron e Dreyfus, e poi di Marimon, Gonzales e Fangio. Ci spostiamo al Tabaccaio. Lì le arzille vecchiette arrivano veloci, ma con circospezione, salvo entrare nella difficile curva sul mare in piena derapata sulle quattro ruote, uno spettacolo quasi dimenticato, ancora più esaltante visto da così vicino...


Più tardi ci spostiamo più su, sul tornante di montagna davanti ad un lussuoso albergo. Siamo proprio su quel muretto su cui abbiamo visto all’opera i fotografi da corsa più famosi del pianeta, anche se non si può salirci sopra, siamo appostati proprio vicinissimi al cordolo in uscita. Da lì ci godiamo le evoluzioni delle prime monoposto di Formula 1 che ricordiamo dominare e riempire di sogni la nostra infanzia: quelle della metà degli anni settanta. Ci sono le due Ferrari 312 B3 di Jean Alesi e René Arnoux, con l’indimenticata, poderosa melodia dei loro dodici cilindri piatti. Davvero ci stropicciamo gli occhi! Eppure sono loro, sono loro davvero! In piena lotta con Shadow, Lotus, McLaren, ma anche Fittipaldi e Lola.

Un caleidoscopio di velocità, di profumi e di emozioni, che arriva dritto al cuore. Queste signore non più giovanissime mantengono una grinta ed una vivacità insospettabili. Aggrediscono il cordolo del tornante come ragazzine vogliose, alzando la ruota interna con una leggiadria ed una armonia mista a velocità che ci fa davvero gioire ed assaporare appieno la gioia, la felicità vera di esserci, di essere qui, così vicini a loro da poterle quasi toccare! Ci pizzichiamo: davvero non stiamo sognando? Monaco Grand Prix Historique: una avventura meravigliosa, fatta di Eroi, i piloti, e di nobili signore, mai dome e ancora capaci di regalarci emozioni infinite...

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

 

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