Pirelli chiarisce il caso di Spa: gomma esplosa per via dei detriti

Pirelli chiarisce il caso di Spa: gomma esplosa per via dei detriti
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Il costruttore italiano spiega dopo le indagini perché è scoppiata la gomma di Sebastian Vettel: più che l'uso prolungato è stata colpa dei detriti rimasti in pista dalle gare precedenti il GP del Belgio
4 settembre 2015

Punti chiave

Più che la strategia della Ferrari di tenere troppo a lungo Sebastian Vettel in pista, che comunque ha avuto la sua influenza, la principale causa dello scoppio della gomma del tedesco nello scorso GP del Belgio è stata la presenza di numerosi detriti in pista. Così Pirelli spiega ufficialmente l'incidente occorso al ferrarista a Spa-Francorchamps dopo le analisi condotte sulle gomme utilizzate sia in prova che in gara. 

Pirelli: «Nessun problema strutturale»

«Le verifiche effettuate su tutti i pneumatici utilizzati a Spa hanno confermato l’assenza di problemi strutturali. Pirelli ha eseguito analisi approfondite sui materiali utilizzati e sui processi produttivi, attraverso diverse metodologie di test e controlli. L’analisi microscopica, effettuata su un buon numero di pneumatici dopo le seconde prove libere, non aveva riscontrato segni di fatica o problemi d’integrità. Lo stesso risultato è stato confermato anche per le coperture usate in gara, sezionate e analizzate a Milano. Alcune delle coperture usate in gara sono state sottoposte in laboratorio a un ulteriore test di affaticamento, superandolo e confermando che in pista non vi è stato alcun ‘degrado’ o ‘problema’ strutturale», spiega il costruttore. Secondo Pirelli, dunque, le P Zero sono sufficientemente robuste, a meno che... 

Detriti sotto accusa

A meno che non siano presenti in pista dei detriti, come pare che sia stato in effetti il caso di Spa: «Gli eventi di Spa sono quindi riconducibili a fattori esterni uniti all’utilizzo prolungato dei pneumatici in uno dei circuiti più severi del campionato. Il primo fattore è testimoniato dal totale di 63 tagli sul battistrada, causati da detriti di piccola dimensione, a seguito dei numerosi incidenti verificatisi durante le gare che hanno preceduto il GP di F1. Nei precedenti 15 eventi (10 gare e 5 sessioni di test) si era evidenziata una media di soli 1,2 tagli ad evento. Tutto ciò indica l’anomalo stato di pulizia della pista e quindi l’elevata probabilità di incontrare un detrito» è la versione di Pirelli. 

 

«Se un detrito (anche piccolo, di carbonio o di altro materiale particolarmente resistente) penetra e taglia le diverse parti strutturali di un pneumatico (ovviamente impiegato ad alta velocità e a maggior ragione se utilizzato in modo prolungato) senza perforarne la carcassa, determina un meccanismo di rottura che può essere differente da quello conseguente alla normale foratura, che avviene con la perdita di pressione, e dà invece origine al tipo di evento verificatosi sul pneumatico di Vettel», precisa il fornitore della F.1. 

E allora Rosberg?

Diverso, invece, secondo Pirelli il caso di Nico Rosberg: «Nel caso di Rosberg, invece, - è la versione di Pirelli - dove l'utilizzo era inferiore, il pneumatico ha resistito, come mostrano chiaramente le immagini, e il cedimento non è stato istantaneo. Per 4 curve è stato ben visibile un filamento della struttura interna del pneumatico fuoriuscito dal battistrada che segnalava l’esistenza del danno e l’avviato processo di logoramento del pneumatico. Sempre durante il GP di Spa (tra prove libere e gara) anche nel caso di altri piloti, sono stati riscontrati tagli provocati dai detriti che hanno danneggiato la costruzione senza che il pneumatico subisse il cedimento». 

Più pulizia nei prossimi GP

Per evitare che simili episodi si ripetano in futuro, Pirelli proporrà alla FIA di ridefinire i criteri di pulizia delle piste. A Spa, infatti, al sabato al termine delle qualifiche il costruttore milanese aveva segnalato alla Federazione la condizione del circuito, chiedendone la pulizia oltre che dandone comunicazione ai team, quando era stato riscontrato un numero di tagli eccessivo sui pneumatici. 

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