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Negli ultimi anni i furbetti del diesel sono diventati un vero e proprio incubo per le autorità. Parliamo di chi manomette il filtro antiparticolato (FAP o DPF) o il sistema AdBlue, modificando la centralina per evitare guasti, rigenerazioni o costosi interventi in officina. Una pratica tanto diffusa quanto illegale, che finora era quasi impossibile da individuare durante un controllo stradale. Ora però le cose stanno per cambiare.
La Polizia Stradale ha infatti ricevuto in dotazione un nuovo dispositivo di diagnosi elettronica capace di verificare in pochi istanti se il motore è stato alterato. Il sistema si collega direttamente alla centralina del veicolo, esattamente come fanno i meccanici, e rivela subito se il FAP o il catalizzatore AdBlue sono stati rimossi o disattivati.
La sperimentazione è partita a Palmanova, in provincia di Udine, dove gli agenti stanno già testando questo nuovo strumento. Se i risultati saranno positivi, i controlli si estenderanno progressivamente in tutto il Paese.
L’obiettivo è chiaro: stanare i mezzi irregolari, soprattutto nel settore dei trasporti, dove le manomissioni sono più frequenti. In futuro, però, l’occhio elettronico della Stradale si concentrerà anche sulle auto private, dove i trucchetti per “disattivare” FAP e AdBlue non sono affatto rari.
Chi verrà sorpreso con un impianto diesel manomesso rischia sanzioni fino a oltre 4.000 euro, il ritiro della carta di circolazione e il fermo amministrativo del mezzo per tre mesi. Insomma, un prezzo altissimo per chi pensava di risparmiare qualche euro sulla manutenzione.
E a proposito di manutenzione, gli esperti consigliano di controllare periodicamente il serbatoio dell’AdBlue e svuotarlo dopo un certo periodo: con il tempo, infatti, possono formarsi residui che danneggiano gli iniettori e compromettono le prestazioni del motore. Meglio quindi tenere tutto in regola e dormire sonni tranquilli, piuttosto che finire nella rete dei nuovi controlli della Polizia.