ASI: i veicoli storici non devono rientrare nel redditometro

ASI: i veicoli storici non devono rientrare nel redditometro
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Secondo l'ASI i veicoli di interesse storico in quanto tali non devono essere considerati nella determinazione reddituale del proprietario
21 novembre 2012

Per il mondo dell’auto e della moto non è certo un periodo facile. Tra i continui aumenti del prezzo dei carburanti e delle assicurazioni, senza dimenticare il superbollo che ha pesantemente colpito le auto con valori di potenza superiori ai 251 CV, mantenere il proprio mezzo di trasporto sta diventando sempre di più un’impresa.

Un momento difficile anche per i mezzi di interesse storico

Come sappiamo i modelli di interesse storico godono tradizionalmente di importanti agevolazioni dal punto di vista fiscale ed assicurativo, ma nonostante ciò anche tutti i possessori di auto e moto d’epoca devono affrontare una serie di problematiche legate a questo particolare momento storico-politico.

 

Per questo motivo l’ASI (Automotoclub Storico Italiano) ha riunito per la sesta volta a Roma un gruppo di esperti, per dibattere i temi che in questo momento sono di attualità per il mondo del collezionismo automotoristico. Nella giornata del 16 novembre nella sala della Protomoteca in Campidoglio si sono affrontate le tematiche relative alla circolazione dei mezzi storici, al valore culturale del veicoli storico e alle problematiche inerenti le revisioni di questi preziosi oggetti.

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Secondo l'ASI un veicolo storico in sé non deve costituire un elemento significativo nella determinazione del reddito del proprietario

Il veicolo storico può essere un elemento di presunzione del reddito?

Il dibattito è servito soprattutto però a fare chiarezza sul fatto che il veicolo storico costituisca ormai un elemento di presunzione di reddito, visti gli accertamenti a cui sono stati sottoposti recentemente dei normali collezionisti. 

 

In casi particolari effettivamente l’acquisto di veicoli di alto valore, non congruente con il reddito denunciato dall’acquirente, può dare origine giustamente ad indagine, ma ciò avviene anche in occasione dell’acquisto di un qualsiasi bene immobile registrato.

 

E così se in un anno un contribuente che dichiara un reddito medio di 50.000 euro acquista un’automobile storica del valore di svariate centinaia di migliaia di euro, potrà legittimare l’apertura di una istruttoria volta a chiedersi ed a chiedere all’interessato dove abbia reperito le disponibilità per un acquisto così rilevante.

Il veicolo storico in sé non può e non deve soddisfare necessità che esulino dal mero gusto collezionistico e di conseguenza non può essere considerato significativo nella determinazione reddituale del proprietario. In altre parole il veicolo storico in quanto tale non deve entrare a far parte dei veicoli previsti dal redditometro, dal momento che non può svolgere funzioni legate all’attività professionale del proprietario, ma costituisce il soddisfacimento di un mero gusto collezionistico

 

Occorre tenere presente però che in questa ipotesi particolare non ha rilievo il fatto che si tratti di un’auto storica, dal momento che l'apertura dell'istruttoria è giustificata dall’entità dell’investimento che può fare presumere la disponibilità di un reddito superiore a quello dichiarato.

Il veicolo storico in sé non è significativo nella determinazione reddituale

Il veicolo storico in sé invece non può e non deve soddisfare necessità che esulino dal mero gusto collezionistico e di conseguenza non può essere considerato significativo nella determinazione reddituale del proprietario. 

 

In altre parole il veicolo storico in quanto tale non deve entrare a far parte dei veicoli previsti dal redditometro, dal momento che non può svolgere funzioni legate all’attività professionale del proprietario, ma costituisce il soddisfacimento di un mero gusto collezionistico.

I mezzi storici devono circolare liberamente e devono essere tutelati dallo Stato

Inoltre il convegno ha posto in evidenza i punti fermi che da sempre sono centrali nella filosofia operativa dell’ASI, ribadendo che il  patrimonio rappresentato dai veicoli storici conservati, custoditi, controllati e usati per la loro specifica funzione deve essere considerato un bene, che lo Stato deve salvaguardare promuovendone lo sviluppo a favore delle future generazioni.

 

Il veicolo storico è portatore di cultura e di conseguenza va considerato in questa sua funzione. Per questo non deve essere rinchiuso nei musei ma deve poter circolare liberamente. L’ASI ha confermato ancora una volta che le spese per la manutenzione e la conservazione del veicolo storico sono di entità ridotta dato l’irrilevante chilometraggio annuo di questi mezzi e infine ha sottolineato che il veicolo storico in quanto tale non deve essere sottoposto a controlli che ne snaturino l’originalità.

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