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Da domani, 13 maggio e per tre giorni Verona è la capitale d'Italia per chi lavora nel mondo dell'auto: prende il via l'Automotive Dealer Day - House of Mobility 2025 organizzato da Quintegia, un evento che raccoglie tra conferenze, forum e expo il meglio delle informazioni, dei servizi e della tecnologia per chi lavora nel mondo automotive a tutti i livelli. Un punto d'incontro che vedrà personalità dell'industria e della distribuzione: tra gli ospiti d'eccezione in rappresentanza di grandi gruppi automobilistici ci saranno Jean Philippe Imparato per Stellantis, Alfredo Altavilla per BYD, Christoph Aringer, CEO di Volkswagen Italia. Gli scenari che si profilano per chi vende auto e servizi connessi sono in continua evoluzione, quindi per chiarirci un po' le idee abbiamo intervistato Tommaso Bortolomiol (CEO di Quintegia, che organizza l'evento veronese).
La distribuzione delle auto in Italia: che effetti dalla contrapposizione USA – Cina e che opportunità si possano trovare?
Gli effetti delle scelte strategiche dei due grandi mercati (USA e Cina) hanno impatti molto diversi in Europa e di conseguenza anche per la distribuzione auto in Italia. La Cina, di fatto, è leader nella tecnologia legata alla mobilità elettrica, alla produzione e sviluppo delle batterie ed impone velocità e ritmi impensabili per i costruttori del Vecchio Continente che stanno adattandosi a questa corsa, cercando di spostare la competizione tra brand in nicchie di mercato frutto di riposizionamenti di brand e prodotti. Gli USA invece stanno affrontando la competizione adoperando strumenti (i dazi) che non sono nuovi per tutelare il proprio mercato interno, ma la sensazione è che si stia affrontando una sfida centrale per l’economia su due livelli completamente differenti. La Cina gioca una sfida tecnologica, gli USA rispondono con una serie di azioni economico-politiche. Un po’ come fare una battuta di tennis con una racchetta di ultima generazione e un tennista professionista e rispondere al servizio con una racchetta da ping pong. L’effetto che scaturisce da questa situazione per la distribuzione auto in Europa e in Italia è di maggiore pressione competitiva derivante sia da nuovi brand che si ritagliano una propria quota di mercato, sia da un eccesso di produzione dei cosiddetti legacy brand che non esportano più verso gli USA. Il tutto ostacola la strategia di riposizionamento di questi marchi verso il segmento premium o luxury. Di questo parleremo insieme al Prof. Noci del Politecnico di Milano e insieme ai rappresentanti delle associazioni dei concessionari di USA, Cina e Europa proprio in occasione dell' Automotive Dealer Day.
Situazione europea e italiana. Cosa si aspettano i concessionari dal Governo Italiano o dalla Commissione Europea per affrontare l’attuale situazione di mercato?
Da quanto emerge dalle nostre rilevazioni e dai continui contatti che abbiamo con gli operatori del settore, quindi non solo i concessionari ma anche Case auto, associazioni, istituzioni la richiesta è univoca. Maggiore chiarezza e prospettiva di medio-lungo termine. C’è bisogno di messaggi fermi e costanti, che permettano di programmare investimenti, valutare pay-back period con una relativa stabilità normativa e una comunicazione più consistente. Al contrario la comunicazione e le notizie spesso sono confuse e a volte poco chiare e questo porta da una parte il consumatore ad essere disorientato, dall’altra gli imprenditori a perdere i riferimenti necessari per valutare gli investimenti da mettere in atto per guidare il cambiamento.
Andiamo all'estero: i nuovi brand emergenti, soprattutto cinesi, come riescono a catturare l'attenzione dei concessionari italiani? Quanti investimenti richiedono? Hanno programmi con un orizzonte abbastanza lontano per giustificare l’impegno e gli investimenti che sono richiesti in tema di strutture e impegni per garantite assistenza e riparabilità ai veicoli?
Secondo il New Brand Observatory 2025, lo studio di Quintegia che monitora i nuovi brand entranti nel mercato italiano ed europeo, i nuovi brand emergenti, in particolare cinesi, attirano l’interesse dei concessionari italiani grazie a una gamma elettrica (ma anche plug-in) competitiva, prezzi accessibili e modelli distributivi innovativi, spesso con formule ibride tra retail diretto e rete di concessionari. Dal 2021, 19 marchi sono già entrati in Italia, e altri 8 pianificano l’ingresso entro il 2028, segnale di strategie di medio-lungo termine. Tuttavia, l’impegno richiesto ai dealer non è trascurabile: sono necessari investimenti in strutture, formazione del personale e attrezzature EV. La solidità finanziaria dei brand e la chiarezza del piano di sviluppo risultano essenziali per giustificare tali investimenti, rendendo la proposta interessante ma da valutare con attenzione.
Dalle grandi alle piccole auto, le microcar: pensa che i quadricicli elettrici siano una soluzione per la mobilità individuale che coniughi bene le esigenze ambientali, quelle economiche d’acquisto e di gestione? Suggerirebbe ai dealer di investire in questo comparto di mercato?
Le microcar elettriche rappresentano una risposta concreta e crescente alle esigenze di mobilità urbana sostenibile. Grazie alla loro elevata efficienza energetica, dimensioni compatte e costi di acquisto e gestione più contenuti rispetto ad un’auto, offrono una valida alternativa per l’uso quotidiano in città, soprattutto per giovani e neopatentati. Dal punto di vista ambientale, l’impatto è contenuto, contribuendo alla riduzione delle emissioni locali. Inoltre, beneficiano spesso di agevolazioni fiscali e incentivi all’acquisto. Per i dealer, questo segmento può diventare interessante se inserito in un’offerta combinata: margini ridotti ma volumi in crescita, specie in contesti urbani e metropolitani. L’investimento va valutato strategicamente, specie se legato a brand affidabili e con supporto post-vendita adeguato, ma nell’offerta attuale ci sono sempre più anche brand auto che completano la gamma di prodotto con soluzioni come le microcar. Inoltre come emerge dallo studio di Quintegia “Mobility Landscape”, i clienti di microcar sono propensi a comprarle in concessionaria di auto.
Dal nuovo alle auto di seconda mano. l’attuale panorama dell’immatricolato è cambiato drasticamente negli ultimi anni, in futuro cosa vede per il mercato dell’usato? Una maggiore difficoltà e una riduzione dei valori residui o la continuazione dell’attuale situazione?
Dipende molto dall’orizzonte temporale che si prende in considerazione. In questo momento nel mercato italiano ritengo che l’usato manterrà il suo valore o addirittura potrebbe incrementarlo. Questo per effetto semplicemente di una minore immissione di prodotto del mercato secondario, dovuto al
prolungamento dei contratti delle flotte aziendali alla luce di norme fiscali sfavorevoli alla sostituzione dei prodotti. Oggi un’auto aziendale data in uso promiscuo ad un dipendente prevede un fringe benefit al 60% se è ICE (motore a combustione), 20% se è plug-in, 10% se è BEV (a batteria). Questo porta ad una minore sostituzione di auto aziendali e di conseguenza si riduce l’immissione di auto usate nel mercato. Se allunghiamo invece il termine temporale preso in considerazione ci sono effetti contrastanti che rendono difficile la lettura del business dell’usato. Ancora sulle auto elettriche (BEV) non siamo in grado di avere piena contezza dell’andamento dei valori residui, ma possiamo sicuramente affermare che aumenterà l’offerta nel mercato usato anche di questi prodotti. Contestualmente vedremo una crescente riduzione di prodotti con motore a combustione (ICE) per effetto di un minore volume di vendita sul mercato del nuovo. Inoltre ci sono diversi brand che stanno pensando a formule di mobilità innovative in cui non viene più venduto il prodotto auto, ma di fatto viene sottoscritto un contratto di utilizzo. Ciò potrebbe ridurre ancora l’immissione di prodotto nel mercato secondario e soprattutto potrebbe aumentare l’appeal del nuovo. In sintesi nei prossimi anni sicuramente il business dell’usato rappresenta un’area chiave per concessionari e operatori della mobilità, ma solo chi sarà in grado di leggere i trend e l’evoluzione del mercato riuscirà a registrare performance positive.