Automotive Dealer Day: “Lunga vita al business”

Automotive Dealer Day: “Lunga vita al business”
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Leonardo Buzzavo, Presidente di Quintegia che organizza l’Automotive Dealer Day, ci anticipa i contenuti dell’edizione numero 15, in programma a Verona dal 16 al 18 maggio
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
4 aprile 2017

Saranno tre intense giornate, un po’ com’è tradizione per Automotive Dealer Day, l’evento B2B che da quindici anni riunisce dealer, case costruttrici e aziende della filiera automotive.

L’appuntamento di Verona, in calendario dal 16 al 18 maggio, avrà come tema portante il concetto di “Lunga vita al business” il pay-off scelto per distinguere l’edizione di quest’anno, la quindicesima consecutiva.

Un evento di risalto europeo, che ha la chiave di successo nel bilanciato mix di ospiti di spicco a livello nazionale ed internazionale, contenuti di spessore e attualità, ricerche sulla reali esigenze del mercato, premi e momenti di networking.

L’edizione di quest’anno vedrà la partecipazione di oltre 4.000 addetti ai lavori, più di 100 aziende del settore, 16 Case auto di 10 Paesi, che si confronteranno con oltre 70 relatori in 27 sessioni tra workshop, roundtable e masterclass.

Quasi impossibile dar conto di tutti gli eventi in programma (l'elenco completo è ovviamente sul sito di Automotive Dealer Day): tra i tanti, segnaliamo l’appuntamento di mercoledì 17 maggio con l’Assemblea Pubblica di Federauto, la Federazione Italiana Concessionari Auto, “ e la presentazione dell’indagine DealerSTAT, con l’anteprima del ranking annuale dei marchi automotive secondo la valutazione dei dealer italiani.

La presentazione dell’edizione 2017 di Automotive Dealer Day ci ha dato occasione per rivolgere alcune domande a Leonardo Buzzavo, Presidente di Quintegia, società organizzatrice dell’evento: le sue risposte toccano temi di attualità per l'intera filiera automotive.

Da 15 edizioni promuovete l’incontro tra i diversi attori della filiera dell’auto: come è cambiata, secondo la vostra esperienza, la figura del dealer negli ultimi anni?

«Negli ultimi anni, i dealer si sono resi pienamente conto che un approccio attivo nell’offrire servizi addizionali, capaci di integrare la redditività, e nel far tornare il cliente con offerte mirate, magari attraverso un Business Development Center, è fondamentale. Altro aspetto importante riguarda la gestione più basata su numeri e indicatori che su tradizione e inerzia: questo cambiamento ha investito tutte le aree della concessionaria. Per chi è cresciuto di dimensione, un altro forte elemento di novità è stata l’attenzione sui ruoli di management intermedio».

Quali devono essere, oggi, i punti di forza di un venditore di successo, su quali elementi deve puntare per un business vincente?

«Il principale punto di forza è la capacità di declinare l’offerta in modo mirato sulle esigenze del cliente, che variano da persona a persona e che, anche per lo stesso soggetto, variano nel tempo. Capacità di ascoltare il mercato e azionare le leve giuste, non sempre e comunque non solo la classica leva del prezzo, sono il cuore. Questo implica una nuova capacità di gestire i dati in possesso dell’azienda e di reperire nuove informazioni adottando una postura di ascolto del mercato. Su questo fronte sono interessanti i social media, che più che un ennesimo canale su cui veicolare propri messaggi vanno opportunamente utilizzati come strumento di interpretazione puntuale del mercato e dei suoi vari segmenti».

Il dealer resterà ancora il punto di raccordo tra l’offerta delle Case e la domanda del cliente o in qualche modo è destinato a lasciare spazio a nuove forme di acquisto, come quelle offerte da Internet?

«Crediamo che nei prossimi cinque anni il dealer resterà ancora un punto di raccordo fondamentale; tuttavia è chiamato a rendere più flessibile il proprio approccio, adottando nuove forme di relazione e di transazione in risposta a nuove esigenze del cliente. In altre parole, ciò significa trasformare se stessi piuttosto che venire relegati a un ruolo minore. Internet è un caso emblematico: se riesco a veicolare la mia offerta attraverso la rete, se riesco a generare traffico nei miei siti e nei miei saloni mediante un adeguato ingaggio, se posso gestire relazioni e situazioni digitalmente, se sono in grado di effettuare parti più o meno importanti del processo di vendita online, sono io stesso ad innovare senza aspettare che altri lo facciano a mio discapito. Sta quindi al concessionario metabolizzare il fatto che Internet è un potente fattore abilitante se usato correttamente: ma può trasformarsi invece in fattore di estinzione per coloro che non intendono adeguarsi. Non è quindi l’intera categoria a rischio, bensì rischiano seriamente coloro che non vogliono attualizzare le proprie strategie».

Mercato Italia: quanto è concreta la ripresa del settore e quali interventi, pubblici o da parte delle Case, si possono prevedere per sostenerla?

«Indubbiamente ci sono dei segnali di ripresa, anche se non possiamo ignorare che l’andamento del mercato è fortemente correlato all’andamento del reddito spendibile e al clima di fiducia; il nostro Paese ha una certa zavorra su questi fronti e non credo che vi siano possibilità vicine nel tempo di effettuare grandi salti in avanti se non a piccoli passi. Credo che uno dei più importanti interventi pubblici possa essere rappresentato dalla leva fiscale: più che incentivi o aiuti andrebbero allentati alcuni lacci e vincoli. Questo può servire sia al mercato dei privati che a quello delle aziende. Come dire… Vero che non c’è un clima di fiducia ideale, ma magari una nuova auto può aiutare a renderci più ottimisti, non trovate?».

Vendite a privati, flotte aziendali, noleggio a medio e lungo termine: come sarà frazionato il mercato nel prossimo futuro?

«Nell’ultimo decennio le vendite a privati in Italia sono passate da circa il 75% a meno del 60%, per l’effetto combinato della riduzione del potere d’acquisto dei clienti e della crescita del noleggio a lungo termine, che, nel medio periodo, porta ad una più rapida sostituzione delle vetture dei parchi aziendali, con un conseguente aumento delle vendite a società. Nel 2016, circa un terzo di tutte le vendite a società è rappresentato da vetture immatricolate come noleggio a lungo termine. Guardando in prospettiva al 2020, è probabile che si riducano ulteriormente le vendite a privati, che potrebbero rappresentare circa il 55% di quelle complessive, da una parte per la proliferazione di forme di noleggio a medio e lungo termine anche per questi soggetti, e dall’altra per la crescita, soprattutto nei grandi centri urbani, di forme di mobilità alternativa, le cui vetture di fatto sono immatricolate a società. Nel caso in cui ci fossero dei cambiamenti significativi anche a livello di politiche fiscali legate alle vetture aziendali, i volumi di vendita a clienti business beneficerebbero di un ulteriore impulso e si potrebbe arrivare ad un mercato abbastanza equamente suddiviso tra clienti privati ed aziende. Riguardo a quest’ultimo segmento, ci attendiamo una progressiva crescita del noleggio a medio e lungo termine, da 12 a 48 mesi, con formule più flessibili ed in grado di attrarre sempre di più piccole e medie aziende e professionisti, segmenti a cui stanno guardando con sempre maggiore interesse tutti gli operatori. Questo canale nel 2025 potrebbe rappresentare almeno la metà di tutte le vendite business, comprese quelle a società di noleggio a breve termine. Attenzione, però: questo non significa bypassare completamente le concessionarie, in quanto dato il tessuto imprenditoriale italiano, costituito principalmente da aziende di medie e piccole dimensioni, il dealer è destinato ad essere il punto di riferimento sul territorio ancora per molti anni, anche per questa tipologia di clienti».

 

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