BYD, parla la vicepresidente Stella Li: "Europa più facile degli USA. I tedeschi amano la tecnologia come i cinesi"

BYD, parla la vicepresidente Stella Li: "Europa più facile degli USA. I tedeschi amano la tecnologia come i cinesi"
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Non solo auto elettriche: BYD punta a cambiare il mondo, un impianto alla volta. Dalla produzione in Turchia alle batterie Blade, dalla robotica industriale al marchio di lusso Yangwang — Stella Li ci spiega come la Cina stia scrivendo, oggi, il futuro dell’automotive
5 novembre 2025

Nel cuore della Cina, durante una tavola rotonda con la stampa internazionale, Stella Li, vicepresidente esecutiva di BYD, ha delineato con sorprendente chiarezza la visione del colosso cinese per il futuro dell’automotive globale. Dalle fabbriche in Turchia alle strategie per l’Europa, fino all’intelligenza artificiale e alla robotica applicata alla produzione, la manager ha offerto una panoramica che mostra quanto BYD non sia più soltanto un costruttore di auto elettriche, ma un vero ecosistema tecnologico integrato.

La tavola rotonda si è aperta con una domanda sul nuovo proving ground inaugurato in Cina, un complesso di test avanzatissimo che BYD ha costruito per lo sviluppo dei propri modelli. “Abbiamo investito tra i 30 e i 40 milioni di dollari – escluso il costo del terreno – in questa struttura”, ha spiegato Stella Li.

Curiosa la scelta da parte del costruttore cinese: la pista non sarà riservata solo agli ingegneri. “La apriremo al pubblico – ha aggiunto – come un museo interattivo. Chi vorrà potrà acquistare un pacchetto esperienziale, da 100 a 500 dollari, e provare in prima persona modelli come la U9 o la U8, anche su terreni sabbiosi che simulano le dune del deserto.

Turchia e Ungheria, i pilastri europei

Sul fronte industriale, Li ha confermato i piani di espansione nel Vecchio Continente. Dopo l’annuncio della produzione della Dolphin Surf in Ungheria, BYD punta anche alla Turchia, dove dovrebbero nascere i modelli ATTO 3 DM-i e Song Plus DM-i, ma anche una nuova vettura ibrida denominata internamente “COU DM-i”. “È il piano attuale – ha detto – ma potrà cambiare in base all’evoluzione del mercato.”

Una strategia che risponde anche alla necessità di aggirare le barriere tariffarie europee, oggi vicine al 30% per le auto importate dalla Cina. “Produrre localmente è la nostra priorità – ha spiegato – ma servono flessibilità e impianti in grado di gestire più modelli contemporaneamente.

Alla domanda su eventuali acquisizioni o alleanze, la risposta di Li è stata netta: “Preferiamo costruire le nostre fabbriche e sviluppare internamente ogni tecnologia. Tuttavia, BYD è aperta a collaborare con chi condivide la nostra visione. Non abbiamo nemici nel settore, competiamo ma restiamo amici di tutti.” Una dichiarazione che sintetizza la filosofia industriale del gruppo: autosufficienza tecnologica, ma con un approccio diplomatico verso l’industria globale.

L’Europa è il mercato più importante per noi, oltre agli Stati Uniti” ha ribadito Li. Una frase che ha sorpreso molti, considerando che le vendite europee rappresentano ancora una frazione del volume globale BYD. “Gli europei hanno una forte sensibilità ambientale. Quando capiscono che un’auto elettrica può davvero contribuire al pianeta, la scelgono. È un mercato perfetto per la nostra tecnologia.

Non a caso, il marchio ha già aperto design center in Italia e prepara centri R&D locali anche in Medio Oriente e America Latina. “Vogliamo studiare le preferenze dei clienti in ogni regione – ha detto – e sviluppare funzioni specifiche. In Medio Oriente, ad esempio, stiamo integrando il gaming nei sistemi infotainment, così che il volante possa diventare un controller.”

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Robotica, IA e la chimica del futuro

Un’altra parte centrale del discorso di Li ha riguardato l’automazione industriale. “Abbiamo quasi un milione di dipendenti, troppi” ha ammesso con ironia. “Stiamo investendo massicciamente in robotica e intelligenza artificiale per migliorare efficienza e qualità. Non serve un robot umanoide, basta un braccio meccanico con dodici mani che lavori meglio dell’uomo.” BYD, ha spiegato, progetta internamente le proprie macchine di assemblaggio, riducendo progressivamente il fabbisogno di manodopera nelle linee produttive.

Interrogata sul futuro delle batterie, Li ha confermato che BYD scommette ancora sulla tecnologia LFP (litio-ferro-fosfato), resa celebre dal design “Blade”. “È la più sicura, la più economica e la più duratura” ha affermato. “Nei nostri laboratori abbiamo superato i 10.000 cicli di carica-scarica, pari a oltre 30 anni di utilizzo. Anche se l’auto si rompe, la batteria continua a funzionare.” Secondo Li, grazie alla particolare architettura Blade, la densità energetica complessiva dei pacchi BYD è oggi superiore a quella delle celle NCM, nonostante la minore capacità della singola cella.

Nel corso della conferenza, è stato confermato anche il piano per la realizzazione di 6.000 stazioni di ricarica rapida “Flash” da 1.000 kW nel mondo, molte delle quali previste nel Regno Unito. “Lì abbiamo già 200 siti pronti,” ha detto Li, “e una politica EV chiara e sostenibile.” I futuri modelli BYD e Denza supporteranno questa infrastruttura ultrarapida, sebbene i dettagli sui prossimi veicoli restino riservati.

Uno degli annunci più attesi riguarda l’arrivo in Europa del marchio di lusso Yangwang, oggi attivo in Cina con le spettacolari U8 e U9. “Il nostro obiettivo è il secondo semestre del 2027” ha anticipato Li. Prima toccherà al Medio Oriente e al Sud America, poi sarà la volta del Vecchio Continente.

Non siamo solo un costruttore di auto” ha infine concluso Stella Li. “BYD è anche pannelli solari, batterie d’accumulo, bus elettrici e camion. In Sud America, l’80% dei bus elettrici è BYD. Il nostro obiettivo è offrire una soluzione completa, anche dove non c’è rete elettrica.” In Africa e Medio Oriente, BYD sta già installando sistemi di ricarica off-grid basati su solare e storage, “per portare la mobilità elettrica anche dove oggi non esiste energia”.

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