Colpo di scena: la Norvegia, patria delle Tesla, si ribella a Elon Musk e blocca il suo miliardo di dollari

Colpo di scena: la Norvegia, patria delle Tesla, si ribella a Elon Musk e blocca il suo miliardo di dollari
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Il fondo sovrano norvegese, tra i maggiori azionisti di Tesla, si schiera contro il maxi bonus da 1 miliardo di dollari chiesto da Elon Musk
7 novembre 2025

Elon Musk torna al centro dell’attenzione globale, ma questa volta non per una nuova invenzione o un lancio spaziale. Il fondatore di Tesla, l’uomo che ha rivoluzionato la mobilità elettrica e portato SpaceX oltre i confini dell’atmosfera, è in attesa di un bonus da 1 miliardo di dollari promesso per gli obiettivi raggiunti negli ultimi anni alla guida dell’azienda. Tuttavia, la vicenda si è trasformata in un caso internazionale: non tutti gli azionisti approvano il pagamento, e tra i più contrari c’è proprio la Norvegia, uno dei Paesi dove si vendono più Tesla al mondo.

Musk, convinto di essersi guadagnato il compenso, avrebbe persino minacciato di lasciare l’azienda se il consiglio non approverà la cifra. Eppure, il malcontento cresce. Mentre le vendite rallentano e la concorrenza cinese avanza, il carisma e l’imprevedibilità del CEO americano dividono sempre più investitori e osservatori. La sua immagine, un tempo simbolo di progresso, oggi oscilla tra genialità e controversia, e anche i suoi più fedeli sostenitori cominciano a chiedersi se Tesla possa continuare a dipendere tanto da una sola persona.

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Il fondo sovrano norvegese sfida Elon Musk

A mettere in discussione il premio milionario è stata la Norges Bank Investment Management, il più grande fondo sovrano del pianeta, che gestisce circa 2,1 trilioni di dollari in asset e possiede oltre l’1,12% delle azioni Tesla. La decisione, riportata da Reuters, è chiara: voteranno contro il piano di compensi di Musk. Nella loro dichiarazione ufficiale, i rappresentanti del fondo spiegano che, pur riconoscendo “il valore significativo creato sotto la visione di Musk”, restano preoccupati per l’entità della remunerazione, la diluizione delle azioni e il rischio di dipendere troppo da un solo uomo.

Una presa di posizione pesante, che arriva proprio da un Paese simbolo della mobilità elettrica: la Norvegia, dove oltre l’80% delle nuove immatricolazioni riguarda auto elettriche, molte delle quali Tesla. È quasi paradossale: il Paese che ha sostenuto più di ogni altro il successo del marchio americano ora si oppone al pagamento del suo stesso fondatore, mettendo in discussione la sostenibilità etica e gestionale di una leadership tanto accentuata.

Un dibattito globale sul potere dei CEO

La mossa del fondo norvegese va ben oltre il caso Musk. È un segnale che riaccende il dibattito globale sul potere dei grandi amministratori delegati e sulla necessità di una governance aziendale più equilibrata. Già nel 2018, la stessa Norges Bank aveva votato contro un altro piano di compensi per Musk, allora da 56 miliardi di dollari, giudicato sproporzionato. Oggi la situazione è ancora più complessa: Tesla resta un colosso tecnologico con un valore di mercato enorme, ma le sue vendite sono ai minimi degli ultimi sei anni, mentre la fiducia degli investitori oscilla tra entusiasmo e preoccupazione.

Molti vedono in Musk un visionario capace di cambiare il mondo, altri un leader incontrollabile che rischia di trascinare le sue aziende in territori pericolosi. La sua influenza, che spazia dalla finanza alla politica, rende ogni sua decisione un evento mediatico. Tuttavia, la scelta norvegese dimostra che anche i giganti possono essere messi in discussione: persino il Paese più “elettrico” del mondo sembra dire basta al culto della personalità, ricordando che l’innovazione non dovrebbe mai dipendere da un solo uomo, ma da una visione collettiva.

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