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La manovra PIT (Pursuit Intervention Technique) è una strategia usata dalle forze dell’ordine, soprattutto negli Stati Uniti, per fermare un veicolo in fuga durante un inseguimento ad alta velocità. Il principio è semplice quanto efficace: il veicolo della polizia colpisce lateralmente la parte posteriore dell’auto inseguita, destabilizzandola e costringendola a ruotare su se stessa fino a fermarsi. La manovra, se eseguita correttamente, è rapida, spettacolare e riduce i rischi di collisione con altri mezzi o pedoni.
Tuttavia, la PIT ha anche dei limiti: è pensata per velocità sotto i 100 km/h, richiede condizioni stradali favorevoli e soprattutto un veicolo della polizia con una struttura adatta. Ma cosa succede quando la manovra viene applicata su un’auto ben progettata… e a velocità superiori? Un recente caso avvenuto in Arkansas ha fornito una risposta sorprendente.
Il video virale, ripreso dalle dashcam delle forze dell’ordine e pubblicato su YouTube, mostra una Kia K5 (nota da noi come Optima) che riesce a proseguire la corsa anche dopo due manovre PIT consecutive a 175 km/h. Nonostante l’impatto e l’apertura del cofano motore (che ne ha oscurato la visuale), il veicolo ha mantenuto direzionalità e stabilità fino al secondo urto, quando si è infine arrestato. Questo episodio, paradossalmente, ha messo in luce la qualità strutturale e la tenuta di strada dell’auto coreana.
Secondo gli osservatori, la rigidità della scocca, la taratura delle sospensioni e il comportamento in rettilineo hanno permesso alla vettura di continuare a muoversi. Un risultato che ha fatto parlare di sé nel settore, diventando — in modo del tutto involontario — una sorta di “test di durabilità” in condizioni reali per il marchio Kia.
La manovra PIT è uno strumento utile, ma non è garanzia di successo in ogni scenario. Fattori come la velocità dell’inseguimento, il tipo di veicolo inseguito, la sua trazione e l’abilità del conducente influiscono sull’esito. Nel caso della Kia K5, l’auto ha dato prova di una resistenza fuori dal comune, alimentando dibattiti sulla sua progettazione e, indirettamente, sulla qualità costruttiva del Gruppo Hyundai.
Non è un caso isolato: in altri episodi recenti, anche auto di media gamma hanno dimostrato una notevole capacità di assorbire urti e restare in controllo, segno che gli standard di sicurezza attuali non si fermano ai crash test da laboratorio.
Ironia della sorte, un inseguimento ad alto rischio è diventato una forma di pubblicità “indiretta” per Kia, rafforzando l’idea che i suoi modelli siano solidi e ben costruiti. Certo, nessun brand vorrebbe associare il proprio nome a episodi di criminalità, ma le immagini della K5 che continua la fuga dopo due impatti sono diventate virali, e non mancano utenti sui social che scherzano sulla “resistenza da tank” dell’auto.