F1. Nico Hulkenberg avrebbe meritato una chance con un top team: lo dimostra il podio di Silverstone

F1. Nico Hulkenberg avrebbe meritato una chance con un top team: lo dimostra il podio di Silverstone
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Nico Hulkenberg avrebbe meritato una possibilità con un top team: lo dimostra il podio colto nel Gran Premio di Gran Bretagna 2025 di Formula 1
15 luglio 2025

Un paio di ore dopo la fine del Gran Premio di Gran Bretagna 2025 di Formula 1, il paddock era entrato nello stato della quiete dopo la tempesta, con il classico rumore di fondo dei meccanici pronti a mettersi alle spalle un’altra trasferta mentre trasportavano gomme e materiali. Ma questa volta c’era qualcosa di diverso. L’hospitality della Sauber, in fondo al paddock, stava esplodendo in un tripudio di festeggiamenti per il podio di Hulkenberg.Nico is on fire”, urlava un esercito vestito di verde acido, mentre fuori dall’hospitality si spruzzava lo champagne.

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La Sauber era talmente poco avvezza a certi festeggiamenti da essere a corto di bollicine. Sono state l’Aston Martin e la Mercedes a recapitare lo champagne all’hospitality per celebrare il primo podio in carriera di Hulkenberg e il primo della Sauber dal 2012, quando Kamui Kobayashi aveva colto un terzo posto nella gara di casa a Suzuka. A festeggiare Hulkenberg, lasciando per un attimo da parte il suo fare compassato, c’era pure Mattia Binotto, l’uomo sotto la guida del quale la Sauber è stata in grado di portare in pista una serie di azzeccati aggiornamenti, raddrizzando le storture di quella che pochi mesi fa era la vettura più deficitaria dell’intero schieramento.

I commentatori della TV tedesca hanno accolto il podio di Hulkenberg quasi con la stessa gioia con cui nel 2016 avevano celebrato il titolo mondiale di un altro Nico, Rosberg, con l’altrettanto teutonica Mercedes. Al telegiornale delle 20 della principale emittente televisiva locale, però, la notizia del podio di Hulkenberg non è stata riportata, come se fosse semplicemente un rumore di fondo e non il coronamento di una carriera in cui Nico ha raccolto molto meno di quanto ci si poteva attendere ai tempi in cui fece il suo debutto in F1.

Era Nico Hulkenberg, e non Sebastian Vettel, a essere considerato la grande speranza della Germania per la Formula 1. Qualcuno si azzardò persino a chiamarlo il nuovo Michael Schumacher, forte com’era di un CV da far paura nelle categorie minori, in cui aveva sempre vinto. Nella sua stagione da rookie con la Williams nel 2010 colse una sensazionale pole position in condizioni miste a Interlagos. Sembravano i prodromi di una carriera eccellente, e invece Hulkenberg avrebbe dovuto aspettare addirittura la sua partenza numero 239 in Formula 1 per cogliere il suo primo podio.

Al netto dei sensazionalismi e fatte le dovute proporzioni, Hulkenberg qualcosa in comune con Schumacher l’aveva. Nico era in grado di mantenere un ritmo forsennato in gara, come se dovesse inanellare oltre cinquanta giri da qualifica. Ma con l’avvento delle gomme Pirelli, nel 2011, la gestione degli pneumatici divenne un compito delicato, e Nico non riuscì a sviluppare la sensibilità necessaria a preservarli al meglio. A differenza di Sergio Perez, che negli anni insieme a Hulkenberg in Force India fu in grado di ottenere alcuni podi.

Viene da chiedersi cosa sarebbe stato della carriera di Nico Hulkenberg se fosse diventato un pilota della Ferrari per la stagione 2014 di Formula 1. Arrivò vicinissimo a un approdo a Maranello, prima che gli venisse preferito l’usato sicuro rappresentato da Kimi Raikkonen, l’ultimo campione del mondo piloti con la Rossa. Sono interrogativi destinati a rimanere sullo sfondo di un’avventura in F1 che Hulkenberg ha ripreso dopo la battuta di arresto con Renault con una serie di apparizioni da sostituto d’eccezione nel periodo del COVID.

Forse era destino che Hulkenberg cogliesse il suo primo podio in Formula 1 nelle stesse condizioni in cui quindici anni prima aveva incantato con la Williams a Interlagos. E magari la sorte ha voluto anche che lo facesse dimostrando proprio quella sensibilità per le gomme che gli è spesso mancata in carriera. Ha insistito lui per montare un nuovo treno di intermedie a inizio gara, opponendosi al volere del team. E ha messo a segno anche l’altra chiamata decisiva, fermandosi nel miglior momento per passare alle slick. È il savoir faire del pilota esperto, che sente la macchina al meglio, interpretando con lucidità le condizioni della pista.

In una Formula 1 in cui si vedono debuttare talenti sempre più precoci, il podio di Hulkenberg dimostra l’importanza del bagaglio di competenze che si possono acquisire negli anni. “Nico è un pilota con tanta esperienza e veloce – ci aveva spiegato Mattia Binotto nell’intervista esclusiva che ci aveva concesso a Monaco -. Commette pochi errori, ed è anche una persona molto solare, con la quale si lavora molto bene. È un uomo squadra e si trova molto bene con Gabriel, che è la cosa più importante”. E non è un caso che Bortoleto sia stato il primo a congratularsi con Nico, videochiamando la moglie di Hulkenberg per far sì che potesse celebrarlo nel bel mezzo del caos dei suoi festeggiamenti.

Hulkenberg non ha mai avuto la chance di essere un pilota della Ferrari, né tantomeno della Red Bull, anche quando avrebbe costituito l’opzione migliore per affiancare Max Verstappen, con cui c’è grande feeling. “Col senno del poi siamo capaci tutti”, ha commentato Helmut Marko a OE24. Ma forse era davvero destino che il giorno più bello della carriera di Nico arrivasse con quella Sauber con cui aveva stupito all’inizio dello scorso decennio. E chissà che la nuova era con Audi non gli consenta di togliersi qualche soddisfazione, anche se il tempo non è dalla sua. In fondo, però, se c’è qualcosa che abbiamo imparato dal podio di Nico è che a volte basta un attimo per cambiare una carriera intera.

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