De Tomaso P72, dai favolosi anni ‘60 a Goodwood 2019

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Il marchio italiano rinasce con una supercar da 750.000 euro ispirata alla sport prototipo che sarebbe dovuta approdare alla Can-Am
8 luglio 2019

L’edizione 2019 del prestigioso Festival of Speed di Goodwood ha visto l’ennesimo debutto di un marchio italiano un tempo glorioso, ma che da decenni attende una rivincita. E’ De Tomaso, famoso soprattutto per la Pantera che fu il suo modello di maggior successo e più volte dato per risorto, che alla festa dei motori britannica ha mostrato al mondo per la prima volta la De Tomaso P72.

A ispirare la sua realizzazione è stata la De Tomaso P70 del 1965, vettura che nelle intenzioni del fondatore Alejandro De Tomaso avrebbe dovuto partecipare alla serie Can-Am, ma che finì nel dimenticatoio per il dietro-front di Carrol Shelby, già papà delle AC Cobra e delle Mustang più estreme, cooptato da Ford per la GT40, che avrebbe dovuto essere il partner della piccola Casa modenese per quel progetto.

A Goodwood ha mosso dunque i primi passi la De Tomaso P72, opera della “nuova” De Tomaso oggi in mani cinesi con il passaggio alla Ideal Team Venture Ltd. di Hong Kong. La quale è già proprietaria della Apollo, che ha “donato” alla cugina italiana la base meccanica della Apollo Intensa Emozione.

La De Tomaso P72 è certamente riuscita dal punto di vista estetico, sfruttando la freschezza ancora attuale delle sport prototipo degli anni ‘60 che rappresentano una pietra miliare del design automobilistico. Curatissimi al limite del barocco come sulle Pagani e Spyker sono anche gli interni, che fanno del rame utilizzato per la placcatura di molte superfici uno dei principali protagonisti.

Ancora ignote le caratteristiche tecniche. Dalla Apollo Intensa Emozione la P72 eredita il telaio a vasca in fibra di carbonio, ma bisognerà vedere se riceverà anche il motore, il V12 di Ferrari. Visto il prezzo, di circa 750.000 euro per i 72 esemplari previsti, è più probabile che sia impiegato un V8, del Cavallino oppure Ford, come ai vecchi tempi.

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