De Vita: «Carburanti più cari, ecco perché»

De Vita: «Carburanti più cari, ecco perché»
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Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
Il nostro editorialista, Enrico De Vita, analizza e spiega il fenomeno del recente incremento dei prezzi alla pompa
  • Enrico De Vita
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30 aprile 2019

“Ma cara auto, quanto mi costi?“: è forse questo il pensiero che più di frequente accompagna l’automobilista italiano nel suo quotidiano rapporto con le quattro ruote. La recente impennata dei prezzi dei carburanti è stata la premessa all’intervento di Enrico De Vita alla trasmissione su Isoradio condotta da Marco Rho.

Partiamo dal problema del rincaro carburanti: quali sviluppi porterà questo ulteriore aumento prezzi, considerato anche che i veicoli alternativi non sono ancora alla portata di tutti?

«I dati più recenti indicano che per gasolio e benzina c’è stato, nei primi tre mesi dell’anno, un decremento identico del 4,3% della richiesta sia per gasolio sia per benzina; quindi non assistiamo solo ad una contrazione molto elevata (meno 9%) degli acquisti di nuove vetture, soprattutto diesel, ma vediamo anche che si usano meno le automobili in ambito privato, mentre ancora regge la componente di combustibile usato per il trasporto merci. In parallelo, cresce la percentuale di nuove vetture a GPL, che ora valgono il 6,6% del mercato, ulteriore dimostrazione di come l’elemento del costo dei carburanti costituisca un elemento primario nella gestione e nell’uso dell’auto».

Poi c’è la considerazione che l’auto elettrica ancora non è in grado di sostituire quella tradizionale

«E’ un problema noto: non ci sono ancora batterie capaci di garantire autonomia sufficiente a rimpiazzare il motore termico e a soddisfare le esigenze di tutti coloro che guidano. D’altro canto, la riprova ce l’abbiamo con i cellulari: se fosse disponibile una batteria adeguata non dovremmo ricaricare il telefonino ogni due giorni, ma lo faremmo ogni settimana, magari ogni mese. Si vendono miliardi di cellulari, non è un problema di costo, di ricerca, o di investimenti, ma solo di insufficienza tecnologica. Lo stesso succede per le auto, dobbiamo accontentarci di piccole auto elettriche per città. Non è un problema di tecnica legata al motore ed ai suoi aggregati, ma di autonomia assicurata dalla batteria. E poi ci sono i costi notevoli di produzione e quelli dovuti al livello di emissioni di CO2, che per un’auto elettrica è già elevatissimo ancora prima di fare un metro: sono circa il doppio di un’auto a benzina».

Come sarà la mobilità del domani?

«Non c’è dubbio che in ambito urbano e per spostamenti ridotti, con a bordo una o due persone, protagonista sarà l’auto elettrica; ma per tutto il resto, dal trasporto merci al turismo, l’auto diesel resta ancora la favorita dal punto di vista ambientale, malgrado la demonizzazione subita negli ultimi anni. In ambito urbano, tuttavia, si addita - quale problema che frena il diffondersi dell’auto elettrica - la mancanza di postazioni di ricarica. Personalmente ritengo che invece di fornire un contributo all’acquisto da parte di privati di ancora costosissime auto elettriche, sarebbe meglio puntare ad incrementare e migliorare le reti di metropolitane e del TPL, che necessita di un salto di qualità nell’offerta per essere alternativo all’uso privato dell’auto in città».

Perché non si è favorita la diffusione del GPL, che costa poco?

«Si è verificata una strana combinazione di errori e di fatalità: ricordiamo che il GPL è un sottoprodotto della lavorazione della benzina. Da un barile di greggio se ne ricava solo il 3-4%. Quello che producono le nostre raffinerie in Italia è già tutto utilizzato, al punto che non ne abbiamo abbastanza e dobbiamo ricavarlo dispendiosamente dal gas naturale (LNG) in arrivo da Nigeria o da Libia sulle navi metanifere. La richiesta è in crescita, anche perché in Italia, essendo gravato di accise pari solo al 10% rispetto alla benzina, è in vendita a soli 0,67 euro al litro: ma è un prezzo che compensa solo il costo di raffinazione e quello di distribuzione, e non lascia nulla o molto poco al Fisco, mentre benzina e gasolio contribuiscono con quasi un euro al litro. Pertanto, incentivare le auto a GPL non fa bene all’Erario, nè alla bolletta energetica del Paese».

Quali elementi determinano le differenze di prezzo tra i punti vendita?

«Sono almeno tre fattori che determinano un incrementano dei prezzi dei carburanti alla pompa: costo del lavoro, proprietà del distributore, se privato o di grande azienda, presenza del punto vendita in ambito autostradale.

Chiaramente, non essendo gravati dal costo del personale, gli impianti self service sono più convenienti; il distributore con logo di una grande azienda ha un prezzo livellato sul territorio e controllato su tutto il territorio, mentre il privato è libero di applicare un margine ma solo se la sua posizione gli consente di speculare sulla concorrenza; in autostrada, infine, tutti paghiamo un balzello supplementare, la royalty che il titolare della concessione autostradale pretende per dare in gestione la struttura. A questo punto è ovvio che il migliore servizio rapporto-prezzo si trovi nelle grandi aree urbane o nei centri commerciali, dove addirittura l’offerta dei prodotti petroliferi costituisce un elemento di pubblicità presso il pubblico, al punto di arrivare a rinunciare ad un margine maggiore pur di offrire in prezzo assolutamente fuori della portata dei concorrenti.

Infine, c’è un elemento di movimentazione del mercato, determinato dalle politiche delle grandi compagnie in sede internazionale, che privilegiano un combustibile rispetto all’altro a seconda delle richieste del mercato: per esempio, nei mesi scorsi nelle nostre pompe il differenziale tra benzina e diesel era ridottissimo, di soli 50 millesimi al litro, mentre oggi il divario si è nuovamente ampliato. Il motivo è che fino a qualche tempo fa il diesel era il nemico assoluto, ed il prezzo della benzina scendeva fino a sfiorare quello del gasolio; oggi che il diesel è precipitato nelle vendite, si assiste al fenomeno opposto, ovvero alla crescita della benzina. Possiamo definirla, a seconda dei punti di vista, vera speculazione, oppure normale dinamica tra domanda ed offerta».

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