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Volkswagen è pronta a fermare la produzione della Golf nello storico stabilimento di Wolfsburg, simbolo del marchio e cuore dell’industria tedesca. Secondo quanto riportato dal quotidiano Bild, la sospensione dovrebbe scattare mercoledì prossimo, anche se potrebbe essere rinviata di qualche giorno se le scorte residue di semiconduttori dovessero bastare.
La casa tedesca ha già messo in allerta i lavoratori, confermando in una comunicazione interna di “non poter escludere la sospensione della produzione”. A rischio non è solo la Golf, ma anche altri modelli come la Tiguan, e una progressiva riduzione dell’attività è prevista anche nella fabbrica di Zwickau. In questa prima fase saranno coinvolti gli stabilimenti Volkswagen, ma la crisi potrebbe presto estendersi a **Audi, Seat, Cupra e agli altri marchi del gruppo.
All’origine dello stop c’è la crisi dei chip Nexperia, che ha innescato un vero e proprio terremoto nella catena di approvvigionamento europea. Tutto nasce dalle tensioni commerciali tra Olanda e Cina: dopo che il governo olandese ha assunto il controllo del produttore di semiconduttori, Pechino ha imposto restrizioni all’export, bloccando di fatto una parte critica delle forniture destinate al settore automotive. Volkswagen, in una nota, ha spiegato che “sono in corso contatti con tutti i soggetti interessati per identificare in tempo possibili rischi e decidere le misure da adottare”.
Ma la situazione appare complessa: anche Mercedes-Benz ha espresso forte preoccupazione, pur ammettendo di non poter fare previsioni affidabili. Secondo Hildegard Müller, presidente della VDA, l’associazione che riunisce i costruttori tedeschi, “se l’interruzione delle forniture Nexperia non sarà risolta a breve termine, il rischio è quello di gravi limitazioni produttive, fino a un blocco totale”. Una prospettiva che terrorizza l’intero comparto, ancora scosso dagli strascichi della crisi dei chip esplosa nel post-pandemia.
La crisi, però, non si ferma alle quattro ruote. Secondo il quotidiano Handelsblatt, il problema potrebbe estendersi anche ai settori aerospaziale, della difesa e della tecnologia medica, che dipendono in larga parte dai chip Nexperia prodotti in Cina. Le cifre sono impressionanti: il 95% delle aziende europee dell’ingegneria meccanica e l’86% di quelle della tecnologia medica utilizzano componenti legati a Nexperia. “Le difficoltà attuali non derivano dalla gestione della supply chain di Volkswagen, ma da fattori esterni legati ai fornitori”, ha precisato la casa tedesca in una lettera ai dipendenti, ribadendo che il gruppo sta facendo pressione sulla politica europea affinché venga trovata una soluzione immediata alla crisi.
In altre parole, l’industria europea rischia un nuovo blocco industriale come quello vissuto nel 2021. Con la transizione elettrica in corso e la crescente digitalizzazione dei veicoli, la dipendenza da fornitori esterni per i chip è diventata un tallone d’Achille che Bruxelles non può più ignorare. Volkswagen, come molti altri costruttori, si trova ora in un delicato equilibrio tra la necessità di mantenere la produzione e la realtà geopolitica di un mondo sempre più frammentato.