Filosofia della tecnica. Notizie tra le rughe

Filosofia della tecnica. Notizie tra le rughe
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  • di Carlo Sidoli
La donna bella o almeno attraente, elegante, sportiva, giovane o giovanile è quella che fa da madrina a molte delle automobili che vengono pubblicizzate
  • di Carlo Sidoli
8 gennaio 2018

Per la serie ”l’importante è stupire”, nel 2016 la Citroën scelse come testimonial della sua nuova vettura “DS 3” la famosa icona dello stile Iris Apfel, l’allora novantaquattrenne regina del buon gusto, in America e in tutto il mondo.

“Una ruga è un distintivo di coraggio”, tra le sue frasi celebri, e lei, evidentemente, è coraggiosissima. Una scelta originale, che suscitò qualche perplessità perché l’accostamento donna anziana-auto giovane, nel campo delle campagne pubblicitarie per lanciare nuovi modelli di automobili, rompeva lo schema classico che preferisce le affinità tra donna e mezzo meccanico, piuttosto che i contrasti.

La donna bella o almeno attraente, elegante, sportiva, giovane o giovanile è quella che fa da madrina a molte delle vetture che vengono lanciate sul mercato. Alcuni ricorderanno la famosa attrice che nel 1982 scendeva da una Lancia Delta LX e diceva “oui, je suis Catherine Deneuve”, primadonna francese, ma non quanto Carla Bruni (première dame, nel mandato presidenziale del marito Nicolas Sarkozy dal 2008 al 2012) la quale nel 2007 faceva da testimonial, sempre in casa Lancia, per il modello “Musa”.

Monica Bellucci, già eletta “donna più bella del mondo” da una rivista francese, prestò la sua immagine alla Lancia Fulvia Zagato, ma colei che più che a un modello si legò a una Casa costruttrice fu la celebre indossatrice teutonica Claudia Schiffer con la Opel. In questo caso si parla più precisamente di “Brand Ambassador” e il collegamento persona-marca voleva evidenziare la perfezione anche formale delle vetture dell’Assia e la loro affidabilità tipicamente tedesca.


 

Molti hanno mandato in fumo la collaborazione in corso e magari hanno dovuto pagare una penale, perché i contratti parlano chiaro e si resta in sella solo se ci si comporta in modo accettabile dal pubblico

L’associazione di una persona con un prodotto, o addirittura una marca, ha i suoi rischi e se ne danno numerosi esempi, anche recenti. Il testimonial che beve quel tal liquore che dovrebbe far campare cent’anni può morire prematuramente di un brutto male, oppure il divo subisce un calo di popolarità a causa di un cattivo comportamento nella vita “normale”.
Non è il caso di Iris Apfel, che a novantasei anni seguita a godere di buona salute, ma è il caso di parecchi altri che hanno visto andare in fumo la collaborazione in corso e magari hanno dovuto pagare una penale, perché i contratti parlano chiaro e si resta in sella solo se ci si comporta in modo accettabile dal pubblico.

Veniamo allora alla storia complicata di Maria Sharapova, detta “Masha”, brand ambassador della Porsche per interesse e per vocazione; abbinamento nel segno di “bella e potente”. La tennista siberiana, gelida come la sua terra, di Porsche ne ha un garage pieno perché è solita vincere il torneo di Stoccarda, che ne mette una in palio ogni anno. In più, con le cento attività di contorno, soprattutto nel campo della moda, è stata per 11 anni la sportiva più pagata al mondo (oltre 20 milioni di Euro/anno).

Una bella soddisfazione per chi è nata in una famiglia povera, profuga di Chernobyl, e si è trasferita a otto anni negli USA col papà Yuri, senza un dollaro in tasca, per “studiare tennis” all’Accademia di Nick Bollettieri (la mamma li raggiungerà solo due anni dopo, sempre per motivi finanziari).
I due Sharapov trovarono credito proprio per le evidenti doti della fanciulla di futura protagonista della racchetta. E’ stato perciò soprattutto uno smacco morale quello che Maria Sharapova ha vissuto nel marzo 2016 quando annunciò (lo ha fatto lei direttamente) che era stata trovata positiva agli esami antidoping per aver ingerito una sostanza da poco entrata nell’elenco di quelle proibite. Dev’essere stata dura dire: “ho commesso un errore, ho deluso i miei tifosi, ho creato un danno al tennis, me ne assumo la responsabilità”. Di conseguenza scattò subito la squalifica di due anni di sospensione, molto pesante per un’atleta poco meno che trentenne, e si attuò la rottura dei rapporti con la Porsche che, ad ogni buon conto, “arruolò” le tenniste tedesche Angelique Kerber e Julia Goerges.

Ora, scontata la pena in forma ridotta (15 mesi), Masha è tornata sui campi e, pur con risultati altalenanti, è riuscita a fare il pieno sugli spalti, fosse anche solo per la sua immutata avvenenza di bionda ben proporzionata, alta un metro e ottantotto centimetri per 60 kg: quella con più personalità tra le belle del “circuito femminile”. E allora la Porsche ci ha ripensato e ha di nuovo affidato la sua immagine anche alla russa ex numero 1 del mondo, che vinse il torneo di Wimbledon a soli 17 anni e dal 2011 è la beniamina del pubblico romano degli Internazionali d’Italia, che si è aggiudicata tre volte, finora.

 

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