Giovanni, il suo primo 10+ a scuola e la sua visione sul futuro dell’auto

Giovanni, il suo primo 10+ a scuola e la sua visione sul futuro dell’auto
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Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
Breve racconto (vero) di un quattordicenne, della sua sconfinata passione per le auto e della sua più grande paura, la guida autonoma
  • Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
9 aprile 2018

Giovanni è un quattordicenne, intelligente, simpatico. Abita a Milano e fa la terza media. In alcune materie è bravo, in qualche altra fa più fatica. Fra queste, poche per fortuna, c'è tecnica. A Giovanni non piace disegnare, soprattutto a mano libera. Ama invece la barca a vela, è bravo e ha cominciato a fare qualche gara, seguendo le orme di suo fratello e, ancor prima di suo Papà.

Ma Giovanni ha un'altra grande, enorme passione: le automobili. Qualunque esse siano, sportive o utilitarie, ne conosce ogni dettaglio. Dalle caratteristiche tecniche fino alle colorazioni. Lo zio gli ha passato questa passione. «Uno dei suoi massimi divertimenti - ci racconta sua mamma - è configurarmi ogni giorno un'auto diversa. Si mette al computer, mi fa qualche domanda, comincia a ragionare a voce alta, clicca, briga e alla fine mi presenta, molto orgoglioso, la mia nuova auto, su misura. Non ancora soddisfatto, mi spiega perché è meglio questa motorizzazione invece dell'altra, o il motivo per cui ha aggiunto certi optional, tralasciandone altri, che non userei. L'auto che mi ha confezionato ieri era una Polo. Mamma questa è perfetta, mi ha detto. Domani? Vedremo».

Giovanni segue ogni cosa che parli di auto, si informa quotidianamente su Internet, guarda molti video, ma ha anche voluto abbonarsi a Quattroruote e Auto, collezionando i numeri raccolti.

La scorsa settimana Giovanni è tornato a casa con un 10+ in disegno. La maestra, racconta lui, gli avrebbe voluto dare addirittura un 11, ma non si poteva. Il tema era il futurismo e finalmente Giovanni ha potuto dar sfogo alla sua passione, disegnando (nell'immagine ndr) quell'auto in cui l'autore originale, Ivanhoe Gambini, aveva voluto rappresentare tutto il dinamismo possibile. Proprio su una di quelle auto, una nuovissima Isotta Fraschini, lo stesso padre fondatore del movimento futurista, Filippo Tommaso Marinetti, finì in un fosso per evitare due incauti ciclisti «già promessi all’ingordigia delle mie ruote». Fu quell’incidente la scintilla che fece nascere in Marinetti l’idea di un suo movimento «Faticosamente, a rantoli, mentre operai accorrono, mi estraggono, straccio fangoso elettrizzato da una gioia acutissima che collauda con spasimosi rigurgiti di orgoglio volitivo il Futurismo».

Se le auto sono in grado di migliorare anche i risultati scolastici di Giovanni, allora davvero nulla impedirà al nostro giovane amico di poter prendere subito la patente al compimento dei suoi 18 anni e realizzare il suo sogno di guidare.

Già, altri quattro anni di tempo. Un’attesa lunga, che in realtà preoccupa tanto Giovanni, lo agita, quasi lo tormenta.

Tutti i giorni, a casa, non si trattiene e cerca costantemente di essere rassicurato: «Mamma, fra quanti giorni posso prendere la patente? Devo fare presto. Altrimenti arriva la guida autonoma e non potrò più guidare. Mamma. Quanti giorni mancano?».

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