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Le gare di accelerazione – o drag race, come vengono chiamate nel mondo anglosassone – sono tra le competizioni motoristiche più antiche: nascono con l’automobile stessa e trovano la loro consacrazione negli Stati Uniti, dove il quarto di miglio è un’icona culturale. In Italia restano un fenomeno di nicchia, ma eventi come la Hills Race di Rivanazzano Terme, in provincia di Pavia, stanno conquistando sempre più appassionati. E dietro a quello che può sembrare un semplice “chi arriva primo”, si nasconde un mondo fatto di regolamenti, strategie e tecnica di guida.
Le gare di accelerazione si disputano su una distanza fissa di un quarto di miglio (402 metri). Due veicoli partono affiancati e, al via del semaforo, scattano verso il traguardo. Ma la vera particolarità sta nelle categorie di gara, che prevedono tempi di riferimento da rispettare.
Nelle cosiddette categorie “a indice”, è l’organizzazione a stabilire un tempo da centrare (ad esempio 12 o 13 secondi). Vince chi si avvicina di più a quel tempo senza scendere sotto: chi va troppo veloce viene eliminato. In altre categorie, dette “a bracket”, è il pilota stesso a dichiarare in anticipo il tempo che proverà a rispettare. Il sistema crea sfide bilanciate: se due avversari dichiarano tempi diversi, chi ha dichiarato il più alto partirà con un certo anticipo, in modo che teoricamente entrambi possano tagliare il traguardo insieme.
La chiave del successo non è solo la velocità pura, ma anche il tempo di reazione al semaforo, che viene sommato al tempo di percorrenza. Il semaforo delle drag race, detto “albero di Natale”, accende in sequenza le luci fino al verde: il cronometro del tempo di reazione parte quando la vettura lascia la zona di “stage”, delimitata da fotocellule, non quando si accende il verde.
I piloti più esperti curano nei dettagli il posizionamento dell’auto sulla linea di partenza: avanzare il più possibile all’interno dell’area di stage riduce lo spazio da percorrere prima di lasciare la fotocellula, e quindi accorcia il tempo di reazione. Ma richiede sangue freddo, riflessi pronti e una perfetta conoscenza del comportamento della propria auto.
Al termine di ogni manche, l’organizzazione consegna ai piloti un “time slip”, un foglio con tutti i dati della prestazione: tempo dichiarato, tempo di reazione, tempo all’ottavo di miglio, velocità e tempo finale sul quarto di miglio.
Spesso capita che chi percorre la distanza nel minor tempo non risulti vincitore: se il suo avversario è stato più lento ma ha reagito molto prima al semaforo, può comunque tagliare il traguardo per primo. È l’equilibrio perfetto tra prontezza, gestione della potenza e controllo della trazione a fare la differenza.
Partecipare a una drag race non significa solo schiacciare a fondo il pedale: significa saper gestire un mezzo spesso capace di oltre 1.000 CV, domarlo in partenza, dosarne la potenza per centrare un tempo preciso e non commettere errori. Una disciplina all’apparenza semplice, ma che richiede grande esperienza e freddezza.
La Hills Race di Rivanazzano è oggi una delle poche occasioni in Italia per vedere dal vivo questo spettacolo. E assistervi dal bordo pista, tra burnout e partenze a razzo, basta per capire perché negli Stati Uniti sia considerata una delle forme più pure e spettacolari del motorsport.