I concessionari auto italiani sono realmente equi e sostenibili? Spazio alle colonnine ma non alle donne

I concessionari auto italiani sono realmente equi e sostenibili? Spazio alle colonnine ma non alle donne
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A Verona, per ADD 2021, saltano fuori i dati che dicono come i concessionari auto italiani non lascino abbastanza spazio al genere femminile. Solo al 24%, mentre crescono le colonnine
15 settembre 2021

Cosa cambia nelle concessionare auto italiane, in tema di equità e sostenibilità. I temi sono sbandierati da tutti e dalle Case, ma la realtà è ancora difforme. Vero è che la sostenibilità è sempre meno un optional, nelle concessionarie. La prima evidenza è in riduzione dei consumi, poi la promozione della mobilità elettrica, l’utilizzo di fonti rinnovabili, ma anche di sostegno alle comunità locali.

Qualcuno, parla anche di riqualificazione aree verdi e welfare aziendale, ma rimane sempre alto il “gender gap”. Lo dice l’indagine Reset, presentata all’Automotive Dealer Day di Verona e realizzata da Quintegia. Su un campione pari al 60% delle 1.234 concessionarie italiane (valgono 340 miliardi, ovvero il 20% del PIL).

Secondo i dati più della metà delle concessionarie è già attiva nella riduzione dei consumi energetici e il 25% ha intenzione di farlo. Un atteggiamento virtuoso anche sul fronte della riduzione degli sprechi, con il 90% degli intervistati che ricorre o ricorrerà all’efficientamento dei processi anche con l’ausilio della tecnologia. Filo diretto con l’auto del futuro e con la carente infrastruttura: 7 dealer su 10 hanno infatti contribuito a installare colonnine di ricarica a disposizione della comunità. I concessionari italiani rimangono però un feudo professionale prevalentemente maschile. Secondo l’indagine, il gender balance rimane obiettivo difficile, con l’impiego femminile fermo al 24% del totale. Non a caso, tra gli obiettivi sostenibili, i dealer individuano come prioritario l’aspetto legato all’etica aziendale (59%), seguito dalla gestione energetica (56%) e dai temi legati al coinvolgimento dei dipendenti, alla diversità e all’inclusione (55%).

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