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Innanzi tutto, perché i semafori hanno il verde come luce di assenso per proseguire? Diciamo che è una convenzione internazionale, il verde ha un significato condiviso di OK, tutto bene, vai pure, procedi, missione compiuta eccetera. Ma c'è un'altra ragione, il verde (e tutte le sue sfumature) è il colore meglio distinto e percepito dall'occhio umano e per questo anche le fotocamere nei sensori hanno più pixel verdi che rossi o blu (il doppio) per imitare la sensibilità dell'occhio umano.
Eppure c'è un Paese, il Giappone, che ha fatto una scelta diversa: il verde è un po' più blu che nel resto del mondo, anzi i semafori sembrano proprio tendere al blu, con una lunghezza d'onda superiore a quella della luce verde che è compresa per legge fra 490 e 510 nanometri. Il motivo? Sembra che in passato nella lingua nipponica non ci fosse un vero e proprio termine per definire le tinte scure, che venivano accomunate con l'antica parola "Ao" e il verde e il blu erano fra queste. In tempo di guerra viene aggiunto il termine "Midori" (verde) per usi militari, ma siccome la gente comune era abitata ad usare "Ao", per i semafori venne scelto un colore che è fra il verde e il blu.
Il classico sollecito "vai che è verde!" in giapponese suonerebbe qualcosa simile a "vai che è Ao" (improbabile, vista la proverbiale educazione dei cittadini del Sol Levante). Una certa differenza nel colore dei semafori vecchi e nuovi l'abbiamo però notata anche in Italia: con l'avvento dei led alcuni semafori hanno una tonalità verde più fredda, con una componente azzurrata rispetto alle vecchie lampade ad incandescenza.