Incidente a Porto Cervo: perché la manager tedesca non è stata arrestata?

Incidente a Porto Cervo: perché la manager tedesca non è stata arrestata?
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L'incidente che è costato la vita di Gaia Costa, accaduto a Porto Cervo vede la guidatrice tedesca indagata per omicidio stradale colposo, ma non è previsto l'arresto per questi motivi
11 luglio 2025

Dopo il tragico investimento di Gaia Costa, la ragazza 24enne che a Porto Cervo è stata travolta e uccisa sulle strisce pedonali da una Suv guidata da Vivian Alexandra Spohr, manager tedesca, molti si chiedono come e perché la conducente non sia stata arrestata e sia già tornata a casa sua in Germania. La risposta risiede nella normativa italiana e nella valutazione dei fatti da parte delle autorità. L'incidente, infatti, è stato configurato come un omicidio stradale colposo, un reato introdotto nel 2016 che punisce duramente chi provoca la morte di una persona alla guida di un veicolo, ma che non prevede l’arresto automatico in assenza di specifiche aggravanti.

Nel caso in questione, la donna si è fermata immediatamente dopo l’impatto, ha prestato soccorso e, dai test effettuati, non risultava né ubriaca né sotto l’effetto di droghe. Questo ha escluso le condizioni che rendono l’arresto obbligatorio, come lo stato di alterazione psicofisica o la fuga. In assenza di questi elementi, le forze dell’ordine non possono procedere con un arresto immediato. La conducente è stata identificata, ascoltata e poi rilasciata, anche perché non c’era pericolo concreto di fuga: il fatto che sia tornata in Germania, dove risiede abitualmente, non significa che si sia sottratta alla giustizia.

L’inchiesta aperta dalla Procura di Tempio Pausania andrà avanti, e sarà il magistrato a valutare se ci siano responsabilità penali e se procedere con una richiesta di rinvio a giudizio. In tal caso, la donna potrà essere convocata per il processo anche dall’estero, e in caso di mancata presentazione, si potrà arrivare anche a un mandato di arresto europeo. Ma fino a quel momento, la sua posizione resta quella di indagata in stato di libertà, come previsto dalla legge.

Cos'è esattamente l'omicidio stradale?

L'omicidio stradale è un reato introdotto in Italia nel 2016 (art. 589-bis c.p.) che punisce chi, guidando un veicolo, provoca la morte di una persona per imprudenza, negligenza o violazione del codice della strada.

È sempre previsto l'arresto?
No. L’arresto è obbligatorio solo in alcuni casi:

  • Se il conducente è ubriaco (tasso alcolemico > 1,5 g/l) o drogato;

  • Se guida senza patente o senza assicurazione;

  • Se scappa senza prestare soccorso.

Cosa succede se non ci sono aggravanti?
Se il conducente è sobrio, regolarmente patentato, si ferma e presta soccorso, non viene arrestato sul posto. La Procura avvia comunque un’indagine e può procedere con una richiesta di rinvio a giudizio.

Può lasciare l’Italia chi è indagato per omicidio stradale?
Sì, se non ci sono misure cautelari imposte da un giudice (come il divieto di espatrio), una persona indagata può tornare nel proprio Paese. Resta però a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Cosa rischia chi viene riconosciuto colpevole?
La pena varia da 2 a 7 anni di carcere, ma può salire fino a 12 anni in caso di aggravanti (alcol, droga, fuga, ecc.). In caso di condanna, la patente viene revocata e può essere impossibile riottenerla per molti anni.

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