Industria USA, l’onda lunga della crisi

Industria USA, l’onda lunga della crisi
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Chiudono le fabbriche di auto: per decine di migliaia di operai inizia l’odissea dei congedi non retribuiti, con lo spettro di essere privati dell’assistenza sanitaria
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
9 aprile 2020

Le prime sono state Honda e Nissan, in scia c’è già Tesla e l’effetto domino pare assicurato: negli USA è partita, inarrestabile, la chiusura in serie degli impianti produttivi di autoveicoli, con drammatici riflessi sulle persone.

Anche se non si tratta di licenziamenti quanto di congedi a tempo indeterminato senza retribuzione, l’effetto è devastante: sono quasi 30.000 gli operai ed i quadri lasciati a casa dalla chiusura degli impianti Honda e Nissan, ma i numeri reali sono purtroppo ben diversi e molto più alti.

Quella del 2020 rischia di diventare più grave rispetto alla crisi del 2008, al punto che le previsioni di licenziamento negli USA sfiorano addirittura la soglia dei 50 milioni di persone, visto che negli ultimi giorni le richieste di sussidio hanno superato quota 10 milioni.

Il problema riguarda le coperture assistenziali per chi perde il lavoro, negli USA quasi inesistenti, aggravate dal fatto che la maggioranza dei lavoratori degli Stati meridionali - a differenza di quanto accade negli insediamenti tradizionali come Detroit, dove hanno sede Chrysler, General Motors e Ford - non è neppure iscritta al sindacato e quindi priva di ogni tutela.

E tutti sappiamo come la sanità negli USA sia spietata: senza un'assicurazione sanitaria privata, o senza carta di credito con ampio plafond, non c’è accesso a nessuna cura o assistenza.  

Forse qualcuno si sta già pentendo di non aver consentito al sindacato UAW (United Automobile Workers) di entrare all’interno delle fabbriche dell’America del Sud, in cambio di generose concessioni di natura fiscale: il settore automobilistico, con la chiusura di fabbriche e concessionarie, rischia di pagare un conto salato.

Al momento, Honda ha annunciato che terrà chiuse le fabbriche USA fino all’inizio di maggio, garantendo lo stipendio fino a Pasqua per 18.400 operai tra Alabama, Indiana e Ohio; in Nissan, il licenziamento temporaneo interessa circa 10.000 lavoratori, mentre Tesla ha messo a riposo i dipendenti non essenziali di San Francisco e di New York e deciso un taglio degli stipendi per il secondo trimestre, con importi a scalare, partendo dal -30% per i dirigenti, passando al -20% per gli amminiustrativi e chiudendo con il -10% per gli operai. 

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