Jean Pierre Beltoise, pilota del passato di auto e moto, muore a Dakar

Jean Pierre Beltoise, pilota del passato di auto e moto, muore a Dakar
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Il pilota francese, Jean Pierre Beltoise, fu uno dei pochi a vincere con le moto e anche un GP di Formula 1. Si è spento a 77 anni nella casa di vacanza a Dakar
7 gennaio 2015

Come Giacomo Agostini, fu uno dei pochi piloti a passare dalle due alle quattro ruote.

 

Come Paul Smart, che sposò la sorella di Barry Sheene, anche lui convolò a nozze con Jacqueline, sorella di un altro grande pilota francese di Formula 1, François Cévert.

 

Come il serbatoio di una vettura alla partenza della 24 ore di Le Mans, la sua vita fu piena rasa... di aneddoti, casualità, colpi di fortuna.

 

Come la Parigi-Dakar, quella vera, ha esalato l'ultimo respiro nella città dove Thierry Sabine volle l'arrivo della sua corsa. Come tanti piloti di moto vorrebbero fare a un certo punto della propria carriera, ha corso e vinto anche in Formula 1.

 

Questo era Jean-Pierre Beltoise: un pilota d'altri tempi e non a caso corse tra il 1960 e il 1980. Era uno vero e si è spento di colpo, per colpa di un ictus che lo ha fermato a 77 anni.

 

Un pilota come ce ne sono pochi, che avrebbe meritato squilli di trombe e fasti di gloria, perché al mondo dei motori ha dato tanto, più di molti altri che però sono stati ricordati con più calore e fervore nel corso della storia. Riuscì dove in molti fallirono e solo uno John Surtees, riuscì, ovvero vincere sulle moto e anche a bordo di una Formula 1.

 

Sulle moto era indiscutibilmente un “bel manico” tanto da portare a casa in soli tre anni, ben 11 titoli nazionali e da ben figurare anche nel Motomondiale in tre classi, 50,125 e 250.

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Il pilota francese corse anche in sella alla Bultaco da GP

 

Corse con Kreidler, Bultaco, Itom e pure con la Morini e riuscì a portare a casa dei bei risultati come il terzo posto nel GP di Francia del 1964, sempre in sella a un cinquantino.

 

Nel Motomondiale ci corse dal 1962 al 1964 e come quelli veri non smise di correre in moto per noia o per essere diventato troppo vecchio per quelle cose, ma per una croce al “valore” perché un incidente a bordo di una Formula2 gli procurò una lesione importante al braccio destro.

 

Prima di approdare in Formula 1, mise a segno dei bei colpi in Formula 2, vincendo anche il Campionato europeo nel 1968. Nella Formula 1, invece, fu pilota ufficiale di Matra (dal 1966 al 1971) e BRM (dal 1972 al 1974), salendo per ben otto volte sul podio compresa una vittoria su una delle piste più particolari e difficili, Montecarlo.

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Jean sulla sua BRM del 1974, vettura con la quale correva dal 1972

 

La carriera del francese fu quanto mai ricca di esperienze: gareggiò con buoni risultati nelle gare del Campionato mondiale sport-prototipi e nella 24 Ore di Le Mans. Ma Jean Pierre era senza dubbio un pilota che dava il meglio di sé sulla distanza e sulla durata. Infatti, tra le sue vittorie più memorabili, quelle ottenute alla 1000 km del Nürburgring, 1000 km di Brands Hatch, 1000 km di Buenos Aires e 6 Ore di Watkins Glen.

 

 

Diede l'addio alla formula maggiore nel 1974, ma continuando a gareggiare nel Campionato francese per vetture derivate dalla serie fino alla meta degli anni 80, perché il demone della velocità non voleva lasciarlo in pace.

Come dicevamo, la sua fu una carriera ricca anche di casualità, aneddoti e in alcuni casi, uno in particolare,  la 1000 km d'Argentina del '71, di fortuna che fu però purtroppo inversamente proporzionale a quella di qualcun altro.

 

Quella fu la storia di tre uomini, due uomini dei quali fortunati e uno al quale la Dea bendata voltò improvvisamente le spalle... In quel Gran premio, infatti, la Matra di Jean Pierre si arrestò all'ultima curva prima del rettilineo e il francese decise di azzardare e scendere per spingere la vettura così da guadagnare la corsia dei box.

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L'addio alle corse arrivo nel 1980 dopo aver corso nel Campionato francese per le vetture derivate dalla serie

 

Qualche curva prima però c'era Ignazio Giunti, ampiamente in testa con la Ferrari 312, che stava tallonando Mike Parkes su Ferrari 512, doppiato.

 

Quando, affrontato l'ultimo tornante prima del traguardo, la coppia si trovò in piena traiettoria la Matra, Parkes riuscì a evitare l'impatto ma non così Giunti, che non ebbe scampo, muorendo tra le fiamme.

 

Oggi, quel talentuoso pilota d'altri tempi se ne è andato in punta di piedi, così come aveva attraversato il mondo dei motori.

 

 

 


Maurizio Vettor

 

Foto: Courtesy of www.jean-pierre-beltoise.com

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