L’asse Europa-Cina a un punto di svolta: cosa significa per l’industria automotive

L’asse Europa-Cina a un punto di svolta: cosa significa per l’industria automotive
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Il 25° vertice tra Unione Europea e Cina, svoltosi il 24 luglio 2025 nella Grande Sala del Popolo a Pechino, segna una tappa cruciale per i rapporti economici tra le due potenze
24 luglio 2025

Tra i tanti temi discussi — dal commercio globale al cambiamento climatico — emerge un messaggio chiaro: l’industria automotive europea e cinese dovrà affrontare un nuovo equilibrio nei prossimi anni.

Secondo quanto dichiarato dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, l’Unione Europea è il principale partner commerciale della Cina, mentre la Cina è il terzo partner dell’UE, con uno scambio bilaterale che supera i 2 miliardi di euro al giorno. In questo scenario, il settore automobilistico gioca un ruolo determinante, soprattutto alla luce dell’avanzata dei marchi cinesi sul mercato europeo.

Tuttavia, von der Leyen ha sottolineato come, insieme alla cooperazione, siano aumentati anche gli squilibri commerciali: “Abbiamo raggiunto un punto di svolta. Riequilibrare le nostre relazioni bilaterali è essenziale. Perché, per essere sostenibili, le relazioni devono essere reciprocamente vantaggiose”. Una frase che suona come un avvertimento alla Cina sul tema del dumping industriale e del sostegno pubblico ai colossi dell’auto elettrica cinese.

In particolare, a preoccupare Bruxelles è l’invasione dell’elettrico cinese. Brand come BYD, Nio, Xpeng e Geely stanno rapidamente conquistando quote di mercato nel Vecchio Continente, grazie a prezzi competitivi e tecnologie all’avanguardia. L’Europa, d’altro canto, accusa la concorrenza sleale derivante da sussidi statali e barriere non tariffarie imposte da Pechino verso i prodotti esteri.

Non a caso, durante il summit, Xi Jinping ha invitato l’UE ad astenersi dal ricorso a strumenti economici e commerciali restrittivi, in riferimento alle indagini anti-dumping che Bruxelles ha avviato nei confronti di diversi produttori automobilistici cinesi.

Nonostante le divergenze, von der Leyen ha ribadito la volontà di collaborare sul fronte green, definendo la lotta al cambiamento climatico come un “programma positivo” condiviso. Questo potrebbe tradursi in progetti congiunti sull’elettrificazione, sulle batterie di nuova generazione e sul riciclo dei materiali critici, cruciali per l’industria automotive del futuro.

Anche Xi ha parlato di un possibile rafforzamento del partenariato green e digitale, che include inevitabilmente l’auto elettrica e la guida autonoma. L’obiettivo è arrivare alla COP30 di Belém con una visione comune, anche industriale.

Il vertice UE-Cina segna l’inizio di una fase più matura e, probabilmente, più selettiva nei rapporti bilaterali. Per l’automotive europeo, questo significa un doppio binario:

  • Più collaborazione tecnologica, se si troveranno spazi di cooperazione green e digitale;

  • Ma anche più difesa commerciale, se Pechino non affronterà le preoccupazioni europee su dumping e accesso al mercato.

La partita è aperta. I prossimi 50 anni delle relazioni UE-Cina si scriveranno anche — e soprattutto — sui volanti delle auto che guideremo.

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