La batosta alle elettriche: stop abbonamenti per tutti (cade anche l'ultimo)

Pubblicità
Carlo Bellati
  • di Carlo Bellati
Anche A2A ha chiusi gli abbonamenti, o meglio li ha ridimensionati. E con lei tutti gli operatori che vendono energia passano alla vendita per quantità, con costi molto alti. E i costi della ricarica vanno alle stelle
  • Carlo Bellati
  • di Carlo Bellati
12 aprile 2024

L'utilizzo e i costi di esercizio dell'auto elettrica in Italia sembravano molto promettenti fino a poco tempo fa, con vantaggi concreti di praticità e comfort, ma qualcosa è cambiato: da alcuni mesi i principali attori sulla scena delle ricariche pubbliche (fast e "normali") hanno cancellato ogni forma di abbonamento, cosa che ha comportatro un aumento netto dei prezzi. Ultima in ordine di tempo è stata A2A, cui va dato atto di aver "resistito" il più a lungo possibile. Il prezzo è ancora scontato, ma non certamente a prezzo allineato a quello che si riusciva a spuntare precedentemente con il pagamento mensile anticipato. È anche la conferma che la strategia della tariffazione in roaming tra i vari gestori delle colonnine non sia più vincente.

Per essere precisi, gli abbonamenti A2A in realtà esistono ancora, ma dove serve, ovvero autostrada e fast charge in genere, si pagherà una tariffazione extra rispetto a quello che si paga nell’abbonamento che rimane disponibile. Insomma una batosta per chi ha scelto di usare l’auto elettrico anche per fini lavorativi ed una batosta per tutti coloro i quali non hanno un garage all’interno del quale caricare quando l’auto è ferma: condizione ormai sempre più fondamentale per chi ha o desidera entrare in questo mondo senza dover considerare costi di utilizzo da auto termica.

Si perché superando di slancio la tariffa di 0,6 euro a kWh il costo di una ricarica diventa sostanzialmente quello del costo/km di un’auto termica, tenendo conto anche dei prezzi d'acquisto più elevati per i modelli a batterie. Tutto questo in un momento in cui il PUN dell’energia (prezzo unico nazionale) in Italia a marzo è sceso sotto allo 0,08 euro/kwh: un delta di più di mezzo euro tra il prezzo di acquisto e quello di rivendita che comprende indubbiamente i costi di esistenza del sistema e dell’attività commerciale che i gestori esercitano ma che non è compatibile con quello di un reale vantaggio nell’uso di questa tecnologia.

 

Il prezzo unico nazionale dell'energia elettrica in Italia (euro/MWh)
Il prezzo unico nazionale dell'energia elettrica in Italia (euro/MWh)

Tesla ce l'ha fatta

Schiacciante e vincente è stata la scelta di Tesla: il fatto di avere i supercharger di proprietà consente di contare su un fronte utenza più ampio e costante e soprattutto su logiche che permettono all’azienda di gestire i prezzi con cui sono presenti sul mercato: sono un'azienda energetica che fa anche auto elettriche, con un progetto molto ampio alla base, e questo si riflette poi nel successo su scala globale. Con alti e bassi, certamente, ma con un senso ben più profondo rispetto a quello degli altri costruttori che hanno provato ma non ce l’hanno mai realmente fatta.

Pubblicità