Lamborghini pulita usando le cartelle del fisco

Lamborghini pulita usando le cartelle del fisco
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L'imprenditore Marco Melega ha pubblicato un video su Instagram in cui usa le cartelle esattoriali ricevute dall'Agenzia delle Entrate per pulire la sua Lamborghini
27 dicembre 2023

Rettifica: una versione precedente dell'articolo riportava un dato errato circa l'entità delle truffe contestate. Melega precisa che si tratta di 57 casi, per flussi di circa 630.000 euro. In una mail inviata ad Automoto.it, Melega specifica inoltre che successivi Reel di spiegazione "circoscrivono chiaramente la provocazione ad uno specifico contesto senza voler sbeffeggiare nessuno".

"La carta non si butta. Si usa. Soprattutto quella molto cara. Siate liberi di commentare con suggerimenti alternativi su come utilizzare carta che costa 50 milioni di euro”. Così Marco Melega, imprenditore 51enne recentemente condannato in primo grado a 10 anni e cinque mesi di reclusione per associazione a delinquere finalizzata alle truffe online, frode fiscale, autoriciclaggio e bancarotta, ha corredato il post su Instagram in cui pulisce la sua Lamborghini usando le cartelle ricevute dall'Agenzia delle Entrate.

Non è l'unico metodo creativo, se così vogliamo definirlo, per riutilizzare quella che l'imprenditore considera carta straccia. Oltre a pulire la sua vettura di lusso, nel suo post lo si vede anche arrotolare le cartelle per fingere di fumarsi una canna e usarle pure come carta igienica. Tra i commenti del post ci sono anche messaggi di approvazione. Ma le critiche devono aver preso il sopravvento, visto che Melega ha pubblicato un video per puntualizzare le motivazioni del suo gesto.

Doverose precisazioni rispetto alle carte da 50 milioni postate ieri, che costituiscono una semplice provocazione atta a sensibilizzare un aspetto nel rapporto tra istituzioni ed imprenditori che a mio parere va ottimizzato. Massimo rispetto per tutti”, ha spiegato Melega. "L’imprenditore è un elemento essenziale del tessuto economico del nostro Paese e credo che vada supportato e non trattato con atteggiamenti soppressivi", ha aggiunto. Le cartelle a pagamento sono emesse "su base presuntiva e questo non è giusto, non è corretto". 

"A portare alla condanna in primo grado dell'imprenditore è stata l'inchiesta della Guardia di Finanza "Doppio click", da cui è emersa la frode consumata ai danni di molti acquirenti. Secondo quanto riporta Il Giorno, Melega è stato riconosciuto colpevole in primo grado dal tribunale di Cremona di truffa, bancarotta, emissione di fatture false e autoriciclaggio.

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