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Bruxelles rischia di innescare un pericoloso boomerang: vietare i motori a combustione interna senza un’alternativa credibile e accessibile potrebbe provocare un paradosso, con un’Europa invasa da vecchie auto inquinanti, utilizzate ben oltre il loro ciclo di vita. È questo il monito lanciato da Ola Källenius, amministratore delegato di Mercedes-Benz e presidente dell’ACEA (l’associazione europea dei costruttori), in una recente intervista concessa al The Economist.
“C’è il rischio concreto di creare un ‘effetto L’Avana’ nel Vecchio Continente”, ha dichiarato il top manager, evocando l’immagine di Cuba, dove a causa dell’embargo le auto d’epoca sono rimaste in circolazione per decenni. “Se l’Europa vieta troppo in fretta i motori termici, milioni di automobilisti continueranno a utilizzare vecchi veicoli inquinanti, con gravi conseguenze per il clima, l’occupazione e la prosperità.”
La visione di Källenius è chiara: non si tratta di rinnegare la decarbonizzazione, ma di evitare che il percorso si trasformi in un vicolo cieco economico e sociale. Le politiche ambientali europee, secondo il CEO di Mercedes, stanno forzando troppo i tempi, in un contesto in cui la realtà del mercato non segue lo stesso ritmo.
Il nodo principale è la domanda: l’auto elettrica non cresce come sperato. Nel 2025, la penetrazione media dei veicoli a batteria si ferma attorno al 15% del mercato europeo, ben lontana dal 50% ipotizzato solo pochi anni fa. “Il contesto economico si è deteriorato. Le misure annunciate per il 2027 saranno utili, ma non basteranno a correggere la rotta”, ha aggiunto Källenius.
E Mercedes ne sa qualcosa. Dopo aver annunciato con entusiasmo un futuro 100% elettrico, oggi la Casa di Stoccarda ha ridimensionato gli obiettivi. L’elettrico resterà centrale, ma affiancato da motorizzazioni ibride e, dove possibile, ancora termiche. La parola d’ordine è “multi opzione”, in linea con la strategia adottata anche da Toyota.
Oltre alla domanda debole, il CEO tedesco segnala un altro campanello d’allarme: “Oltre il 40% dei fornitori europei è a rischio di redditività.” Il timore è che un cambiamento troppo repentino possa mettere in ginocchio l’intera filiera dell’automotive. Per questo, Källenius chiede una transizione “più realista”, basata su tre pilastri: decarbonizzazione, resilienza della supply chain e competitività industriale.
Un cambio di passo che deve tenere conto delle vere dinamiche economiche, non solo degli obiettivi ideali. “Nessuno di questi tre elementi è opzionale”, ha ribadito, invitando Bruxelles a ripensare la propria agenda green con maggiore pragmatismo.
Il manager ha poi espresso preoccupazione per le recenti politiche commerciali protezionistiche adottate dall’Europa, come i dazi sulle auto cinesi. “Queste misure rischiano di scoraggiare gli investimenti nella transizione ecologica. L’Europa deve rafforzare la sua competitività, ad esempio con una vera Unione dei Mercati dei Capitali.”
Secondo Källenius, i prossimi 12 mesi saranno cruciali. Se l’UE non corregge la traiettoria, il rischio è quello di “perdere la leadership industriale e di restare bloccata in una stagnazione.”
La dichiarazione di uno dei top manager più influenti d’Europa segna un punto di svolta nel dibattito sull’elettrificazione. Le case automobilistiche – da Mercedes a Stellantis, da Toyota a BMW – iniziano a chiedere un cambio di rotta: meno ideologia, più flessibilità. La neutralità climatica al 2050 resta un obiettivo condiviso, ma la strada per arrivarci potrebbe dover includere più alternative tecnologiche di quanto previsto inizialmente.