Biocarburanti ed e-fuel: la rivincita dei motori termici passa da qui

Biocarburanti ed e-fuel: la rivincita dei motori termici passa da qui
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Il nuovo pacchetto automotive europeo riapre i giochi per i combustibili alternativi. Dall'HVO agli elettrocarburanti, ecco cosa sono, quanto costano e perché potrebbero garantire un futuro alle auto a benzina e diesel. Ma non mancano le ombre: competizione alimentare, scalabilità e prezzi proibitivi restano nodi irrisolti
19 dicembre 2025

Il vento a Bruxelles sta cambiando direzione, e soffia con forza sulle vele di chi non ha mai creduto che l'elettrico fosse l'unica risposta possibile. Il nuovo pacchetto automotive della Commissione Europea ha riacceso i riflettori su una partita che molti davano per chiusa: quella dei motori a combustione interna. Lo stop totale previsto per il 2035 si è trasformato in qualcosa di più sfumato, con l'obiettivo di riduzione delle emissioni che passa dal 100% al 90%, lasciando uno spiraglio prezioso per biofuel ed e-fuel. Una piccola percentuale sulla carta, ma un cambiamento di paradigma nella sostanza. L'Italia, che su questa battaglia ha investito capitale politico e industriale, può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Ma cosa sono davvero questi carburanti alternativi, e possono davvero salvare le nostre auto dal museo?

Pompa di carburante
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Il principio: ciclo chiuso del carbonio

I biocarburanti nascono dalla trasformazione di materia organica in combustibile: scarti agricoli, oli vegetali esausti, residui dell'industria alimentare, persino grassi animali. La CO2 emessa allo scarico è teoricamente la stessa che la pianta aveva assorbito durante la sua vita, creando un ciclo chiuso con bilancio netto vicino allo zero. L'Europa distingue tra biocarburanti convenzionali, derivati da colture alimentari come mais e colza, e biocarburanti avanzati prodotti da scarti agroforestali e rifiuti organici. La direttiva RED III premia esplicitamente questi ultimi per evitare la competizione con la filiera alimentare. Gli e-fuel seguono una strada diversa: idrogeno verde da elettrolisi combinato con CO2 catturata dall'atmosfera produce carburanti sintetici identici a benzina e diesel. Affascinante sulla carta, ma con un problema enorme: costano tra i cinque e i sette euro al litro.

Materia prima ottenuta dalle colture agricole
Materia prima ottenuta dalle colture agricole Eni

HVO: la rivoluzione silenziosa alle pompe italiane

La vera novità si chiama HVO, olio vegetale idrotrattato. A differenza del biodiesel tradizionale, può sostituire il gasolio al 100% senza alcuna modifica al motore: è un combustibile drop-in, lo versi nel serbatoio e parti. Le prestazioni dichiarate sono notevoli, riduzione della CO2 fino al 90%, abbattimento significativo di ossidi di azoto e particolato. La produzione avviene con tecnologie che trasformano oli esausti da frittura, grassi animali di scarto e residui dell'industria alimentare. Un circolo virtuoso che trasforma rifiuti in energia.

Le ombre: scalabilità e competizione alimentare

Sarebbe ingenuo dipingere i biocarburanti come la soluzione perfetta. La prima criticità riguarda la competizione con la filiera alimentare: per anni mais e colza sono finiti nei serbatoi invece che nei piatti, contribuendo all'aumento dei prezzi delle derrate agricole. L'orientamento verso i biocarburanti avanzati attenua il problema ma non lo elimina, perché anche gli scarti agricoli hanno usi alternativi. C'è poi la questione della scalabilità, anche sfruttando tutti gli scarti disponibili a livello mondiale, si potrebbe coprire al massimo il 10-15% della domanda attuale di carburanti. I biocarburanti non possono essere la soluzione unica, ma parte di un mix energetico più ampio. Infine, l'impatto ambientale della filiera produttiva non è nullo: coltivazione, trasporto e trasformazione richiedono energia, spesso ancora fossile.

Oli vegetali
Oli vegetali Eni

E-fuel: il sogno costoso

Gli elettrocarburanti restano confinati alla dimensione sperimentale. L'impianto pilota di Haru Oni in Cile, sostenuto da Porsche, produce e-fuel a costi proibitivi. L'eFuel Alliance stima che il prezzo potrebbe scendere a due euro al litro entro il 2030, ma tutto dipende dal costo dell'idrogeno verde e dalla disponibilità di energia rinnovabile a basso prezzo in aree geografiche favorevoli. Il problema è anche strutturale, per ogni litro di e-fuel servono circa 27 kWh di elettricità, un consumo che renderebbe più efficiente usare quella stessa energia direttamente in un'auto elettrica. Il rischio concreto è che gli e-fuel restino un lusso per pochi appassionati di supercar, incapaci di incidere sulle emissioni globali.

Dalle vinacce alla 24 Ore di Le Mans

L'innovazione corre veloce e apre scenari impensabili. TotalEnergies ha sviluppato Excellium Racing 100, carburante 100% rinnovabile ricavato dai residui della lavorazione del vino francese. Le vinacce diventano combustibile per le auto da corsa del FIA World Endurance Championship, compresa la leggendaria 24 Ore di Le Mans, con una riduzione delle emissioni di almeno il 65%. Il motorsport è da sempre laboratorio per tecnologie destinate alle auto di serie, e imporre carburanti sostenibili nelle competizioni accelera ricerca e sviluppo. Rudolf Diesel, del resto, presentò il suo primo motore alimentato a olio di arachidi all'Esposizione Universale di Parigi del 1900: l'idea di alternative ai combustibili fossili ha oltre un secolo di vita.

Bioraffineria Venezia
Bioraffineria Venezia Eni

La spinta normativa europea

Il nuovo pacchetto della Commissione prevede che dal 2035 le Case rispettino un obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% anziché del 100%. Il restante 10% andrà compensato: 7% con acciaio verde prodotto nell'UE, 3% con biofuel ed e-fuel. Un riconoscimento formale che potrebbe innescare joint-venture tra case automobilistiche e colossi dell'energia. La normativa già in vigore spinge nella stessa direzione: la RED III impone che entro il 2030 almeno il 29% dell'energia nei trasporti provenga da fonti rinnovabili. 

L'effetto sul parco auto esistente

In Europa circolano oltre 250 milioni di auto con motore termico, molte delle quali Euro 5 ed Euro 6 destinate a restare su strada per anni. I biocarburanti, essendo drop-in, permettono di ridurre immediatamente le emissioni senza sostituire i veicoli. Un'auto diesel di dieci anni fa alimentata con HVO abbatte le sue emissioni dell'80-90% senza alcuna modifica. C'è anche una questione di equità sociale, non tutti possono permettersi un'auto elettrica nuova, e garantire carburanti alternativi a prezzi accessibili significa consentire a tutti di partecipare alla transizione. Il valore residuo delle termiche dipenderà dalla disponibilità di combustibili compatibili.

Prezzi a confronto

I numeri sfatano alcuni luoghi comuni. Benzina e diesel tradizionali costano rispettivamente 1,71 e 1,67 euro al litro. L'HVO si attesta intorno a 1,60 euro, spesso meno grazie alle promozioni. Il biometano costa circa 1,40 euro al chilogrammo. Gli e-fuel, invece, restano a 5-7 euro al litro, con proiezioni ottimistiche che parlano di due euro entro il 2030. La competitività economica dei biocarburanti è già una realtà, quella degli elettrocarburanti resta una promessa tutta da verificare.

Un futuro ibrido

La verità sta nel mezzo. L'elettrico dominerà le città e i percorsi brevi, i biocarburanti garantiranno la sopravvivenza dei motori termici sulle lunghe distanze, nei trasporti pesanti, in aviazione e nel settore marittimo. Gli e-fuel, se mai diventeranno sostenibili economicamente, potrebbero aggiungersi al mix. Non esiste una soluzione unica, e il nuovo pacchetto europeo lo riconosce implicitamente. I biocarburanti hanno limiti reali in termini di scalabilità e criticità ambientali che non possono essere ignorate, ma hanno anche vantaggi innegabili: sono disponibili oggi, funzionano nei veicoli esistenti, offrono prezzi competitivi. La partita è appena ricominciata, e i motori a combustione interna potrebbero avere ancora qualche giro da fare.

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