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La corsa all’auto elettrica magari rallenta, ma intanto qualcuno prepara il terreno per quando sarà inevitabile. È il caso di Evsafe, il nuovo polo dedicato alla riparazione e ai servizi aftermarket per le vetture a batteria, nato dopo che A21 Holding ha rilevato l’80% di Privé Srl.
L’idea, raccontata dall’amministratore delegato Matteo Massone, è semplice: oggi le elettriche crescono ma mancano strutture specializzate in grado di gestirle professionalmente, dai pacchi batteria ai software. Ecco perché, invece di improvvisare uno spin-off interno, A21 ha deciso di comprare competenze e costruire da lì un progetto pionieristico, con tanto di obiettivi ambiziosi: portare i ricavi del gruppo da 120 a 200 milioni entro tre anni.
Riparare un’auto elettrica non è esattamente come cambiare l’olio a un diesel: servono know-how, strumenti e soprattutto processi. Evsafe parte proprio da qui, con l’obiettivo di diventare un riferimento sia per concessionari poco esperti, sia per i clienti privati. La sfida non è da poco, perché oggi spesso le assicurazioni finiscono per scegliere soluzioni costosissime: Massone cita il caso di un pacco batteria sostituito a 16.000 euro quando ne sarebbero bastati 3.500 per ripararlo.
Con Evsafe l’idea è di abbattere queste barriere e rendere la manutenzione delle elettriche meno un salasso e più un servizio sostenibile. In più, grazie a investimenti già stanziati (oltre 2 milioni di euro), il polo punterà a certificazione e validazione di batterie, ricondizionamento, e persino e-commerce e formazione di tecnici e periti.
Il rallentamento delle vendite di BEV? Per Evsafe è quasi un vantaggio: più tempo per accumulare competenze e posizionarsi in un settore che, per ora, è monopolio delle Case ufficiali. E non è un caso che nel business plan ci sia anche l’apertura ai costruttori cinesi, che faticano a entrare in Italia proprio per l’assenza di una rete di assistenza strutturata.
Secondo Massone e il team, un interlocutore credibile come Evsafe può diventare il ponte ideale tra i nuovi player e il mercato europeo, creando economie di scala e processi più solidi. Insomma, mentre molti vedono nell’elettrico solo problemi, qui c’è chi intravede opportunità: trasformare la paura del “guasto da 16.000 euro” in un ecosistema di servizi accessibili.