Prezzi carburanti 2022 ancora in aumento: le “Big Oil” si preparano al futuro delle rinnovabili?

Prezzi carburanti 2022 ancora in aumento: le “Big Oil” si preparano al futuro delle rinnovabili?
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Avete visto come sono aumentati nel giro di un anno i prezzi dei carburanti? Sarà tutta colpa del rincaro del petrolio?
1 febbraio 2022

“A pensar male si fa peccato, ma ci s'indovina” (frase che i più attribuiscono a Giulio Andreotti ma che in origine era un motto di Papa Pio XI) è un enunciato che ci obbliga a ragionare. Le principali compagnie petrolifere europee come Eni, Total, BP, Shell e la norvegese Equinor stanno facendo registrare guadagni record da un anno, soprattutto confrontando queste entrate con quelle del primo anno di pandemia, dove i consumi di carburante sono crollati. Tradizionalmente le grandi compagnie reinvestono questi guadagni in ricerca di nuovi giacimenti e sviluppo delle tecnologie produttive, mentre gli analisti ci dicono che la maggior parte verrà distribuita come dividendi agli azionisti, perché il passaggio alle energie rinnovabili è un affare rischioso, impegnativo e soprattutto inizialmente non così remunerativo come è stata l’estrazione del petrolio in questi anni.

 

da Reuters/Bernstein Research

Gli “stakeholders” vanno dunque tenuti buoni con profitti oltre la norma (si parla di 80 miliardi di dollari nel 2022, di cui 50 in Europa e 30 in USA) e simpaticamente “guidati” con lauti guadagni verso l’inevitabile transizione energetica fortemente voluta dai governi e dai movimenti ambientalisti, con i carmakers che si dividono equamente fra detrattori e sostenitori. Le previsioni parlano di una riduzione generalizzata dell’estrazione di petrolio del 15% entro il 2030, addirittura clamorosa per BP (-40%). L’Eni conferma che fra tre anni (2025) raggiungerà il picco e inizierà a ridurre la produzione.

Questa strategia di lungo termine non è destinata a cambiare, purtroppo, e gli esperti vedono di conseguenza una continua salita dei prezzi dei carburanti via via che le “big oil” diventeranno più snelle, ridurranno i volumi estrattivi e diversificheranno la loro produzione energetica. Della serie, “prendiamo tutto il possibile finché ce n’è, del doman non v'è certezza”. Col risultato che la transizione energetica la stiamo già pagando, ogni volta che si accende la spia della riserva.

da Reuters/Bernstein Research
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