Prima il rinnovo del circolante e solo poi l’elettrico, in città, senza scordare TIR e Treni

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Tante opinioni dall’Industria e dalla Ricerca Automotive nazionale, agli Stati Generali Mobilità 2019, ma direzioni ancora contrastanti dalla politica, sia locale sia sovranazionale. L’Italia dei trasporti affanna e rischia, guardando al futuro. A farne le spese? Potrebbero essere un po’ tutti
29 marzo 2019

Punti chiave

È passato un anno esatto, da quando ci eravamo trovati al medesimo, importante, evento istituzionale voluto da Federmotorizzazione in quel di Milano, a pochi metri dalla redazione di Automoto.it, gli Stati Generali della Mobilità. Purtroppo, spiace dirlo, dal lodevole evento di confronto e studio per il settore dell'automotive nazionale, comparto che sta vivendo la forzata accelerazione verso una mobilità elettrificata, escono più che altro incertezze, sommate a numeri poco edificanti per il Bel Paese, guardando all’economia dei trasporti (e non solo) nel prossimo decennio.

La prima incertezza è quella che si pone a molti utenti e automobilisti, condivisibile in questo periodo dove “ibrido è tutto e niente” dove muoversi liberamente con mezzo motorizzato, proprio, costa sempre di più in tutti i sensi. La seconda è quella, più seria, della direzione giusta che non è ancora stata presa in ambito normativo. La politica, chiamata in causa ad alta voce da tutti i rappresentanti delle associazioni di categoria, è troppo latitante con i suoi massimi esponenti qui a Milano, pur trattandosi di un settore che, a spanne, genera il 6% del PIL e paga imposte più di molti altri. La sensazione è che non solo le grandi Lobbies storiche, ma gran parte delle PMI che compongono le 125.000 imprese automotive nazionali, ormai non ne possano più, a ragione, di questa elettrificazione forzata con norme “green” non sempre supportate scientificamente; che prima ancora di andare in porto, ha danneggiato economie un tempo solide, che riguardano industrie ma anche famiglie e competitività del sistema Italia. Ma, andiamo un passo per volta, sul tema dei trasporti.

Mobilità è bene

Ecologia, un termine che troppo spesso si è contrapposto a quello di mobilità, limitandola o appesantendola per interessi non sempre così ecologici, a conti fatti. Questo è quello che si comprende ascoltando le relazioni tecniche portate da Politecnico e Bocconi. A favore sì dell’auto elettrica per la città, ma come sarebbe già ora, senza evolverla ed estremizzarla (bastano 200 Km di range a molti utenti). Soprattutto non contro l’ecologia, già sufficiente dei termici moderni, da usare per sostituire ai più vecchi e nemmeno la velocità maggiore, da offrire ai treni e ai mezzi pesanti che muovono le merci di un’economia tricolore sempre legata alla logistica, per funzionare bene.

I trasporti, intesi come mobilità a 360° per cittadini e merci, restano un bene primario per la comunità italiana che non deve essere in conflitto con la lotta all'inquinamento. Eppure, alzano la voce soprattutto da Federmotorizzazione, UNRAE e Unione Petrolifera, si impone la rottamazione di attuali tecnologie ai più alti livelli di sviluppo, quelle dei diesel tanto per ricordarlo. In questa fase incerta, si rischia di attendere e rallentare troppo insomma, questo ci dicono gli Stati Generali.

Rinnovamento dovuto

I primi ad aver bisogno di rinnovarsi, subito, sono gli operatori più piccoli dell’Automotive nazionale, gli autoriparatori stessi per esempio. L'aspetto della formazione merita attenzioni e incentivi insieme a quello delle nuove auto elettrificate, altrimenti ne pagheranno gli automobilisti, in costi, le piccole aziende, in difficoltà sul mercato e un po’ tutti per la sicurezza. La relativa fortuna per certi operatori è la lentezza di sostituzione nella tecnologia, quella che loro stessi (gli operatori intervistati) stimano copra almeno altri 15 anni, sedici per l’esattezza è il valore medio conteggiato.

Quella dell'elettrico su quattro ruote, in Italia resta una nicchia che vede l'offerta superare ampiamente la domanda, indipendentemente dagli incentivi. La totalità dei relatori, come anche noi diciamo da tempo, ha puntato sul rinnovamento del parco circolante: già sostituendo i modelli più vecchi in circolazione con veicoli Euro6 ma anche Euro 5, si otterrebbe il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030 in tema di emissioni CO2.

«Le previsioni parlano di uno sviluppo delle auto elettrificate –precisa il professor Sergio Savaresi del Politecnico di Milano – ma non supereranno quote del 30% nel decennio. Il resto resterà legato ai motori termici». Ovviamente parlando di trasporti che influenzano l’economia si parla anche di mezzi pesanti, quelli che sono anch’essi troppo datati in Italia, rispetto alla bontà dei nuovi e sicuri Euro6 proposti. Le merci che “girano” su gomma nel Bel Paese sono ancora l’85% e la tendenza non è di flessione. Sarebbero i nuovi treni semmai, quelli di standard europeo, viaggianti su linee ammodernate, che da soli sostituirebbero 60 mezzi pesanti ciascuno, magari di quelli datati e non registrati a norma come accade per certi operatori.

Convivenza e bacchettata al Governo

La sintesi di Simonpaolo Buongiardino, presidente Federmotorizzazione e Assomobilità, è che “Si è chiarito come diesel, elettrico e altre soluzioni devono convivere, per fare in modo che merci e persone possano continuare a circolare, migliorando la qualità della vita”. In Federmotorizzazione ovviamente tifano ancora per il motore diesel “Inibirne le vendite crea gravi ripercussioni sull'economia, ma anche sull'ambiente. Per questo serve una cabina di regia nazionale, bisogna far capire a chi governa che è indispensabile ascoltare le visioni strategiche di chi è esperto del settore. Chi fa scelte importanti a livello nazionale non può essere uno sprovveduto".

Milano a quota 1 milione

Pur nazionale, l’evento non ha visto rappresentanti diretti del governo in sala, ma non è mancato l’assessore a Mobilità e Ambiente del Comune di Milano. Difficile per lui arginare gli attacchi di alcuni avversari e delle lobbies, sulle numerose criticità per cittadini e chi quotidianamente deve entrare a Milano per lavoro. Soffocati o peggio limitati da troppa ZTL, da troppi ticket, come in tante capitali che tolgono dai centri man mano anche diesel fino a Euro6. «Il problema della città è l'impossibilità di muoversi quando ci si avvicina al centro, con un veicolo a motore. Lo confermano i primi rilevamenti delle telecamere in Area B; partiti da stime di 600.000 auto veicoli quotidiani, ora stiamo già rivedendo al rialzo, verso il milione! L'Area C non è fatta per punire, ma per aumentare la velocità di transito». In effetti delle misure servono, ma finchè non sono spalleggiate da incentivi sulle alternative alla classica e magari vecchia auto, restano difficili da far digerire.

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