Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Quando arriva la busta verde a casa, la reazione è sempre la stessa: un sospiro rassegnato, qualche imprecazione sottovoce e poi la resa. "Dove diavolo ho preso questa multa?" ci si chiede, frugando nella memoria per ricordare quel momento di distrazione al volante. Ma cosa succede quando scopri che quella multa, in realtà, non avresti mai dovuto prenderla? Benvenuti nella saga dell'autovelox di Costigliole d'Asti, una storia che ha dell'incredibile e che dimostra come, a volte, la realtà superi la fantasia.
La nostra storia inizia nel 2012, quando sulla SS 231 di Santa Vittoria d'Alba viene installato un autovelox all'interno del centro abitato di Costigliole d'Asti. Fin qui, tutto regolare: centro abitato significa limite di 50 km/h, come stabilisce ilodice della strada. L'apparecchio fa il suo dovere, multando chi supera la velocità consentita. L'intera vicenda è stata ben riscostruita da La Voce a firma di Elisabetta Zanna.
Ma nel 2015 accade qualcosa di curioso: l'autovelox viene spostato. Non di pochi metri, ma proprio fuori dal centro abitato, su un tratto di strada extraurbana secondaria. Ora, chiunque abbia mai aperto un manuale di scuola guida sa che su una strada extraurbana secondaria il limite è di 90 km/h, non 50. Ma evidentemente alla Polizia locale della Comunità delle colline tra Langa e Monferrato questo dettaglio è sfuggito.
Ecco dove la storia diventa tragicomica. L'autovelox si trasferisce in una zona dove il limite dovrebbe essere di 90 km/h, ma la polizia locale, guidata dal comandante Giampaolo Francalanci, continua imperterrita ad applicare il limite di 50 km/h. Per quattro lunghi anni, dal 2015 al 2019, questo piccolo apparecchio elettronico è diventato una vera e propria macchina da guerra contro gli automobilisti, sfornando decine di verbali al giorno. Ignari centinaia di automobilisti transitano a 60-70 km/h, ben al di sotto del limite legale di 90 km/h, si ritrovano multati per eccesso di velocità.
Fortunatamente, nella nostra storia c'è un protagonista che non si è limitato a pagare e tacere. Un automobilista vercellese, dopo aver ricevuto multe per oltre 2000 euro tra il 2016 e il 2018, ha iniziato a fare domande scomode. "Com'è possibile che il limite sia di 50 km/h fuori dal centro abitato?" si è chiesto, dimostrando più conoscenza del codice della strada di chi dovrebbe farlo rispettare per professione.
Questo moderno Don Chisciotte ha iniziato una battaglia contro i mulini a vento burocratici, richiedendo accesso agli atti e documenti alla polizia locale. Ma qui si è scontrato con un muro di gomma: documenti forniti con estremo ritardo, dopo numerosi solleciti, in palese violazione delle norme sulla trasparenza. Tanto che, in alcuni casi, è stato necessario l'intervento dei carabinieri per ottenere la documentazione richiesta.
Nel 2019, probabilmente stufi delle insistenti richieste del nostro automobilista, i vigili fanno una scoperta che ha dell'incredibile: per abbassare il limite di velocità rispetto a quello stabilito dal codice della strada serve l'autorizzazione del proprietario della strada. Una rivelazione che farebbe sorridere se non fosse tragica: dei professionisti della strada che "scoprono" dopo anni una norma basilare del loro lavoro.
A questo punto si affrettano a chiedere all'ANAS l'autorizzazione per abbassare il limite a 50 km/h, che ottengono il 9 aprile 2019 alle ore 10:00. Prima di quella data e di quell'ora precisa, il limite era inequivocabilmente di 90 km/h, non 50.
Ora arriviamo ai numeri, che sono impressionanti quanto sconcertanti. Secondo il comandante Francalanci, l'autovelox ha elevato circa 150-200 mila contravvenzioni dalla sua installazione. Considerando solo il periodo "illegittimo" dal 2015 al 2019, e stimando che almeno 50 mila contravvenzioni siano state elevate senza titolo, con una media di 200 euro ciascuna, parliamo di almeno 10 milioni di euro incassati illegittimamente.
Dieci milioni di euro. Pensateci: una piccola comunità di comuni che per quattro anni ha fatto cassa multando automobilisti che, nella maggior parte dei casi, rispettavano perfettamente i limiti di velocità. Un sistema che funzionava così bene che l'ufficio di polizia locale "praticamente faceva solo questo", come emerge dai documenti.
La storia non finisce qui. L'automobilista vercellese ha presentato una denuncia circostanziata alla Procura della Repubblica di Asti per i reati di falso, truffa ed estorsione. È stato aperto un procedimento penale e, dopo una prima udienza, il giudice per le indagini preliminari ha disposto ulteriori accertamenti di polizia giudiziaria che hanno confermato quanto denunciato.
La comunità delle colline tra Langa e Monferrato, attualmente presieduta da Calogero Mancuso, sindaco di Castagnole delle Lanze, e la sua polizia locale rischiano grosso. E giustamente, verrebbe da dire.
Mentre aspettiamo gli sviluppi del processo penale, una cosa è certa: migliaia di automobilisti hanno diritto al rimborso delle multe pagate illegittimamente. E la comunità delle colline dovrà fare i conti con quattro anni di gestione quanto meno discutibile di un servizio pubblico.
Forse, la prossima volta che vi arriverà una multa, invece di pagare subito potreste prendervi qualche minuto per verificare che tutto sia in regola. Perché, come dimostra questa incredibile vicenda, anche i controllori possono sbagliare. E quando sbagliano loro, le conseguenze possono essere davvero pesanti.